domenica 11 ottobre 2015

Dossier Indonesia 1965 1/2. I tremendi effetti di un golpe militar-islamista pilotato dalla Cia di cinquant'anni fa. (prima parte)

Indonesia 1965-2015: per non dimenticare una strage


Introduzione. Ricorre quest'anno il cinquantesimo anniversario del colpo di stato avvenuto nel settembre-ottobre 1965 in Indonesia ad opera della destra militare filo-americana appoggiata dalle milizie islamiste, che portò al potere, tenuto fino al 1998, il sanguinario e corrotto dittatore, gen. Suaharto; golpe seguito da uno dei massacri, comunemente ritenuto fra i più sanguinosi nella storia del XX secolo, nel corso del quale venne spodestato il carismatico Presidente Sukarno, nazionalista e terzomondista, fondatore e "padre della patria" indonesiana,  fisicamente distrutto il potente e governativo (in coalizione) Partito comunista indonesiano (PKI) e notevolmente ridimensionata la comunità cino-indonesiana.
Indonesia 1965-2015, anniversario importante e significativo: ovviamente in Italia non ne hanno finora adeguatamente parlato i media nazionali, in genere tradizionalmente e provincialmente  - se ad es. si fa il confronto con la vicina Francia -   ripiegati sulla politica interna (e questo sarebbe il male minore se se ne mettessero in luce solo gli aspetti importanti, ricordandosi sempre, però, che un Paese che non ha una cultura per poter svolgere una sua politica estera sarà sempre un Paese di serie B!) fino sprecare il tempo (ed abusare della la pazienza dell'utente-contribuente !) diffondendosi, anche nella pletora dei troppo talk-show televisivi, sugli aspetti minimali ed inutili degli attori di quel che è stato definito il nostrano “teatrino della politica".
Ma per capire l'entità e in Indonesia nel settembre-ottobre 1965, come, quando e perché accadde e quale furono i protagonisti, al di là delle versioni di comodo diffuse dai vincitori golpisti ed in mancanza d'altre, visto che delle vittime che erano in loco nessuna scampò e poté quindi testimoniare,  fino a pochi anni fa  accreditate dai media occidentali e solo oggi integrate  da documenti desecretati, rapporti di Amnesty International ecc. (1) che fanno luce sulla reale portata di quello che veramente accadde soprattutto fra il 1965-1968 (cioè sul numero reale dei massacrati, sul ruolo reale svolto dagli Usa e dalla Gran Bretagna nel golpe, ecc.)  occorre innanzitutto, facendo un passo indietro nel tempo, andare allo scenario: l'Indonesia e la sua storia in breve.
Capitolo 1. Aspetti dell'Arcipelago indonesiano. Sì, l'Indonesia, quello che oggi è il l più grande Stato-arcipelago del mondo. il più popoloso paese a maggioranza musulmana del mondo, fino al 1949, non esiste, e non è solo una questione di nome! Esistono nella realtà oltre 17 mila isole [(le più grandi ed importanti: Giava, “’isola guida” dov’è oggi la capitale Giakarta e dove si trovano i maggiori centri urbani, da  sempre la parte più vitale ed evoluta dell’ arcipelago, quella che ha attratto e continua ancora oggi ad attrarre popolazione dalle altre più grosse isole:  Sumatra, Celebes (Sulawesi), Borneo (Kalimantan), Nuova Guinea (Irian Jaya)] poste nel mezzo dell'Oceano indiano, fra il Continente asiatico e le Filippine, a nord, e l'Australia, a sud e, tenute faticosamente insieme, fin dal 1º gennaio 1800, da un'amministrazione coloniale e da un nome Indie Orientali Olandesi, in seguito alla precedente lenta, ma progressiva espansione della "Compagnia delle Indie Orientali" avvenuta a partire dal 1602, quando gli olandesi  sfruttando abilmente il frazionamento e le rivalità fra i piccoli regni locali, ebbero il sopravvento ed in breve le Indie Orientali Olandesi divennero uno dei possedimenti coloniali più ricchi del mondo, grazie al monopolio olandese  del commercio delle spezie e successivamente alla produzione ed all’esportazione del caucciù. E tanto per ricordare solo un aspetto dell’estensione e del frazionamento di quest’area e per rendere l'idea, in queste isole popolazioni non sempre etnicamente affini parlano 700 lingue diverse: solo con l'indipendenza dall'Olanda venne varata, oggi sviluppata fino ad essere comunemente parlata, una lingua comune chiamata bahasa Indonesia nata dalla modifica di una delle lingue in uso: il malese. (2)
Capitolo 2. La colonizzazione. Comunque se  l'insediamento più solido e duraturo sarà poi compiuto dagli olandesi occorre notare che la penetrazione europea in quest'area era già incomincia già dai primi anni del XVI secolo ad opera dei portoghesi, da qui deriverà anche il fatto che un parte di Indonesia abbracceranno la religione -cattolica (1/3 dei cristiani mentre 2/3, sotto l’influenza olandese ,abbracceranno quella protestante).Il processo di occupazione militare - e, dunque, di formazione di una vera e propria colonia – si rivelerà lentissimo, anche perché non mancarono resistenze, soprattutto da parte delle popolazioni musulmane. La più accanito fu quella che si ebbe nel sultanato di Atjeh .La resistenza dell' Atjeh, però, andrebbe meglio considerata come una vera e propria guerra coloniale, dura, pesante, lunga: copre tutto l'ultimo quarto del XIX secolo per concludersi nel 1904. E solo con la fine della guerra di Atjeh, l'area dell'attuale 'Indonesia è interamente occupata dai Paesi Bassi.
Capitolo 3. Nascita dei movimenti indipendentisti. Mentre lo sfruttamento coloniale si manifesta in modo sempre più pesante anche perché tutta l'Indonesia acquista una straordinaria importanza economica e strategica come produttrice di caucciù, si formano i primi movimenti  etnico-indipendentisti, nasce infatti nel 1908 il Budi Utomo, primo gruppo protonazionalista mentre nel  1912 in un periodo contrassegnato da disordini contro la comunità etnica cinese nascono l'Indische Partij, partito politico indo-europeo, e il Sarekat Islam, partito politico musulmano. In questi anni la resistenza continua, sempre repressa dalle forze armate e dai tribunali olandesi. Una svolta nella lotta per l’indipendenza si avrà con la rivoluzione russa del 1917 che costituirà una immensa speranza, un esempio, ed una base d'azione per i rivoluzionari asiatici: In questo ambito si inquadra la nascita il Partito comunista indonesiano fondato dal socialista olandese Henk Sneevliet che nel 1914 con 85 membri del Partito Socialdemocratico dei Lavoratori e del Partito Comunista olandese residenti nelle isole indonesiane . diede vita all’Associazione Socialdemocratica delle Indie e indicò nella Rivoluzione d'Ottobre come la via da seguire. In effetti verso la fine della prima guerra mondiale il movimento rivoluzionario indonesiano conobbe una spinta propulsiva imponente. Lenin stesso si meravigliò di come il movimento nelle colonie olandesi stesse progredendo rapidamente di fronte ad un Governo incapace di farvi fronte. Infatti l'ASDI non aveva indugiato nel seguire la via rivoluzionaria: organizzò e circa tremila Guardie Rosse armate ed anche in seguito alla defezione di soldati coloniali indonesiani, diresse, una rivolta a Surabaya, la maggiore base dell'arcipelago, istituendo in città dei Soviet. Le autorità coloniali olandesi ripresero in breve il controllo della situazione, soppressero i Soviet di Surabaya e misero al bando l'ASDI condannando a più di quarant'anni di prigione gran parte dei soldati che avevano disertato per unirsi alle Guardie Rosse. L'ASDI continuò a lavorare clandestinamente e a pubblicare “Soeara Rakyat” (La voce del popolo). Nel maggio 1920 al Congresso dell'organizzazione svoltosi nella clandestinità a Semarang, l'ASDI prese il nome di Associazione Comunista delle Indie (Perserikatan Komunis di Hindia) eleggendo presidente Semaun. L'ACI, rappresentata a Mosca da Sneevliet, fu la prima organizzazione comunista indonesiana ad entrare nel Comintern (1920) e nel 1924, accogliendo l'indicazione di Lenin, l'Associazione si trasformò in Partito Comunista d'Indonesia(PKI) e scelse come presidente Musso. Nel novembre 1926 il PKI  guidò le rivolte a Giava e Sumatra, fondando una effimera repubblica sovietica indipendente. La repressione delle autorità coloniali fu feroce: migliaia di persone vennero uccise o imprigionate perché con il pretesto di combattere la ribellione comunista, il governo coloniale colpì anche moltissimi attivisti politici non comunisti ma contrari al colonialismo olandese. Il PKI fu formalmente dichiarato illegale nel 1927 e dovette continuare nascosto la propria attività. Intanto proprio in questo anno Sukarno fondando il Partito Nazionalista (Partai Nasional) divenne uno dei principali capi del movimento indonesiano per l'indipendenza. Sukarno, a differenza di altri leader indipendentisti, era convinto che prima o poi il Giappone si sarebbe scontrato con le potenze imperialiste occidentali e che Giava solo l'aiuto giapponese avrebbe potuto conseguire l’ indipendenza . Sukarno verrà poi imprigionato dalle autorità coloniali olandesi nel 1929 e condannato a due anni di prigione: quando venne per la prima volta rilasciato era già considerato un eroe popolare.
Capitolo 4. La Seconda guerra mondiale ed il ruolo del Giappone nelle Indie Orientali Olandesi. Sukarno negli anni successivi verrà arrestato ancora diverse volte e stava scontando una condanna quando il Giappone, a partire dall'8 dicembre 1941, dopo la dichiarazione di guerra olandese immediatamente seguita  all'attacco nipponico, a Pearl Harbor e a tutte le posizioni occidentali nel sud-est asiatico e nel Pacifico, iniziò le ostilità contro le Indie Olandesi e il 9 marzo 1942 le truppe imperiali sconfissero definitivamente - decisiva la battaglia di Tarakan - le truppe del Reale Esercito delle Indie Olandesi  (Koninklijk Nederlandsch-Indisch Leger KNIL ) che combattevano sotto comando congiunto alleato ABDA (American-British-Dutch-Australian Command) assicurandosi il controllo delle Colonie, ricche di petrolio, gomma, stagno e altre risorse di grande valore bellico.
La lunga occupazione favorì la nascita di un movimento indipendentista indonesiano guidato da Sukarno, venne fondato il Badan Penyelidik Usaha Persiapan Kemerdekaan Indonesia (BPUPKI): questo comitato e le sue  formazioni  paramilitari  indonesiane di autodifesa , armate ed  addestrate dai giapponesi durante tutta la durata del conflitto avrebbe dovuto aiutare le forze imperiali in caso di invasione da parte degli alleati, ma non ce ne fu bisogno perché, a parte la Nuova Guinea, nelle isole indonesiane furono combattimenti fra alleati e nipponici: gli alleati arrivarono nelle isole a guerra finita mentre i giapponesi si arresero solo dopo che la resa era già stata firmata in madrepatria.
Capitolo 5. La lotta contro il ritorno olandese e la piena Indipendenza. Il 17 agosto 1945, due giorni dopo la capitolazione giapponese a Tokio, Sukarno lesse la "Proklamasi" (Dichiarazione di Indipendenza) ed il 29 agosto ed il suo vice- Hatta vengono acclamati leader della nuova Repubblica Indonesiana mentre il BPUPKI fu rinominato in KNIP (comitato nazionale indonesiano centrale) costituendosi in governo provvisorio in attesa di indire regolari elezioni.  Il KNIP il 31 agosto  determinò i confini e l’assetto territoriale della nuova Repubblica dell'Indonesia formata da 8 province: Sumatra, il Borneo, Java Occidentale, Java Centrale, Java Orientale, Sulawesi, Maluku e Sunda Kecil. Intanto il 29 settembre gli inglesi sbarcano in Indonesia e comandano alle unità giapponesi di consegnare le armi. Nell’ottobre viene costituito l'Esercito nazionale indonesiano: gran parte delle armi in suo possesso sono di provenienza giapponese e gran parte dei membri del nuovo esercito repubblicano provengono dalla forza militare indonesiana di autodifesa dei "Difensori della Patria" Pembela Tanah Air  -.  Kyōdo Bōei Giyūgun 郷土防衛義勇軍). 
Il 10 novembre gli indonesiani si scontrano con i britannici  - che agli occhi dei combattenti indipendentisti repubblicani sembrano assumersi il compito di far da battistrada al ritorno coloniale olandese - nella grande Battaglia di Surabaya. Nel novembre-dicembre 1945 gli olandesi cominciano a sostituire gli inglesi, ma i loro sforzi per ristabilire il controllo completo della zona, vengono pesantemente a contatto con la resistenza indonesiana.  Dalla fine del 1945 alla fine del 1949 si ha un periodo convulso che vede un alternarsi di scontri militari e trattative diplomatiche fra governo indipendentista indonesiano e olandesi. Gli olandesi sostanzialmente tentarono inizialmente di ripristinare il pieno dominio coloniale, successivamente, malgrado i loro vari successi militari, a fronte della  generale tenace resistenza dell'esercito repubblicano indipendentista e della crescente riprovazione internazionale, puntando sulle diversità etnico-religioso-economico delle varie isole, cercarono di instaurare, laddove possibile, governi locali a loro favorevoli per poi cercare un accordo per la creazione di un commonwealth,  (comprendente i territori controllati dagli stessi repubblicani) sotto la corona olandese, infine, fallito anche questo progetto cercarono che il nuovo stato indonesiano assumesse una struttura federale.
Finalmente il 27 dicembre 1949, la regina Giuliana d'Olanda dopo 4 anni di guerra e di trattative, grazie anche alla mediazione degli Stati Uniti d'America,  trasferì la sovranità al governo indonesiano  e nel 1950, l'Indonesia divenne il sessantesimo membro delle Nazioni Unite.

                               ...continua nella seconda parte...                                                                                                                                     



                                      


                              Carlo Onofrio Gori 









...nella seconda parte:

Capitolo 6. Pankasila e Nasacom: la politica interna di Sukarno. 

Capitolo 7. Il ruolo Partito Comunista Indonesiano nella società indonesiana.
Capitolo 8. Sukarno leader dei non allineati nella Conferenza di Bandung (1955)
Capitolo 9. Sukarno in rotta di collisione col Commonwealth britannico: Operazione Trikora in Nuova Guinea e Konfrontasi in Sumatra (1962-1966)
Capitolo 10. Il Golpe del 1965: il ruolo dell'esercito, e delle milizie musulmane quello degli Usa e del Regno Unito
Capitolo 11. La dittatura di Suharto e l'invasione e  la strage di Timor Est (1975)
Capitolo 12. Due recenti film sull'Indonesia 1965
Capitolo 13. L'Indonesia oggi.





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Note:

1) AMNESTY INTERNATIONAL: INDONESIA: MILLIONS OF VICTIMS AND FAMILIES STILL ABANDONED 50 YEARS AFTER MASS KILLINGS 30 September 2015, 14:39 UTC
 Indonesian authorities are abandoning millions of victims and their family members who suffered through one of the worst mass killings in modern times, Amnesty International said on the 50th anniversary of the events that triggered the government-led atrocities of 1965 and 1966. “Five decades is far too long to wait for justice for one of the worst mass killings of our era. Across Indonesia, victims of the 1965 and 1966 events and their family members have been left to fend for themselves, while those suspected of criminal responsibility walk free,” said Papang Hidayat, Amnesty International’s Indonesia Researcher.“Indonesian authorities must put an end to this injustice once and for all. Today’s anniversary must be the starting point for a new era where crimes of the past are no longer swept under the carpet.” In the wake of a failed coup attempt on 30 September 1965, the Indonesian military – led by Major General Suharto – launched a systematic attack against suspected communists and a range of other leftists. Indonesian authorities must put an end to this injustice once and for all. Today’s anniversary must be the starting point for a new era where crimes of the past are no longer swept under the carpet. Papang Hidayat, Amnesty International's Indonesia Researcher. Over the following two years, anywhere between 500,000 and one million people were killed. Sexual violence was rampant with countless women raped or kept as sexual slaves. Hundreds of thousands of people were imprisoned without trial – many spent years in jail, suffering regular torture. Efforts by Indonesian authorities to get to the truth of these events and provide victims and family members with justice and reparations have been piecemeal at best. In Indonesia, there remains a lack of accountability for crimes under international law. In very few cases have perpetrators been brought to trial and the overwhelming majority walk free. https://www.amnesty.org/en/press-releases/2015/09/indonesia-millions-of-victims-and-families-still-abandoned-50-years-after-mass-killings/


Jakarta. Fifty years after the bloodbaths of the mid-1960s, authorities in Indonesia continue to ignore the suffering of millions of victims and their relatives, Amnesty International said in a press release on Wednesday. “Five decades is far too long to wait for justice for one of the worst mass killings of our era," said Papang Hidayat, Amnesty International’s Indonesia researcher. "Across Indonesia, victims of the 1965 and 1966 events and their family members have been left to fend for themselves, while those suspected of criminal responsibility walk free,” he added in the press release. “Indonesian authorities must put an end to this injustice once and for all. Today’s anniversary must be the starting point for a new era where crimes of the past are no longer swept under the carpet.”The 1965-66 anti-communist purges in Indonesia -- led by the military and supported by Western powers -- left hundreds of thousands and possibly over a million people dead. Countless others faced torture, arbitrary detention and often both.The deadly campaign was triggered by a failed coup attempt on Sept. 30, 1965 and ushered in the New Order regime led by Suharto, who was to rule Indonesia until his downfall in 1998. Since then, Indonesia has gone through a process of democratization that was largely successful but thus far the country has failed to address most rights abuses from the New Order period, including those of the mid-1960s. "A chilling culture of silence has prevailed in Indonesia where even discussing the killings of 50 years ago has been largely impossible for victims, let alone demanding the reparation or access to truth and justice that they are entitled to under international law," Amnesty said in Wednesday's press statement. “Far too many brave activists and survivors have faced harassment, intimidation and threats to expose the mass crimes of 50 years ago. Authorities must start listening to the human rights community, not suppressing their voices,” Papang said, calling on President Joko Widodo to "ensure that the past is no longer forgotten.""This is a country that is quickly emerging as a regional leader," he said. "It must take this position seriously and set an example when it comes to justice, truth and reparations." Amnesty International. Communist Party of Indonesia PKI. 1965. Amnesty: Indonesia Mocks International Law With Executions, Unfair Trials. Amnesty Raps 'Regressive' Indonesia on World Against Death Penalty Day. http://jakartaglobe.beritasatu.com/news/fifty-years-indonesia-urged-address-abuses-1965/

2)  “L’Indonesia è un vero modello della Torre di Babele: ci sono 700 lingue, sparse tra un'isola e'l'altra. Può essere davvero difficile per qualcuno capire la lingua altrui. La soluzione si è concretizzata un po' alla volta ed è stata ufficialmente inaugurata nel 1945:' era la lingua chiamata bahasa Indonesia. E nata da una delle lingue in uso, il malese. E non solo si è sviluppata a prescindere dal potere politico ed economico, ma ha anche unito le persone di tutto il Paese. Dal suo grembo è nata la letteratura indonesiana, che è passata attraverso un sacrificio: centinaia di tradizioni letterarie scritte in altre lingue stavano lentaente morendo, molte erano completamente scomparse...” Eka Kurniavan, Eravamo la Torre di Babele. L’Indonesia è pronta per il mondo. in ”Corriere della Sera”-La Lettura, Domenica 11 ottobre 201, pag. 19


[...continua e concluderò presto...l'articolo sarà lungo per questo la scelta di pubblicarlo qui a puntate tra l'altro sto aspettando nuovi appunti importanti che potrebbero modificare l'articolo già  da me predisposto e pronto per esser pubblicato: mi scuso con gli amici miei abituali lettori....intanto alcune foto a corredo dell'articolo. COG]



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FOTO







L'Indonesia di Sukarno 1949-1965, il "padre della patria" deposto nel 1965








                                                                           



Konfrontasi : la guerra a "bassa intensità" nel Borneo dell' Indonesia di Sukarno contro Malaysa e Commonwealth britannico (1962-1965)









Il golpe del 1965










Il sanguinario golpista Suharto "uomo dell'anno" 1965 per la rivista americana "Time"



Suharto al potere dal 1965 al 1998. Ha "al suo attivo" anche un altro grande massacro sempre al soldo degli Usa: quello di Timor Est nel 1975




Tre film sul 1965 e i massacri





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La Siria e ..."i russi"... per "dirla tutta" 2: ultimi miei (e di un paio d'amici) post su FB a partire da quello qui pubblicato il 10 settembre scorso

Большое спасибо России!

E' la Russia di Putin, e i fatti sono sotto gli occhi di tutti, che assurge al ruolo di vera superpotenza mondiale che si assume le responsabilità per tutti e difende i valori occidentali contro il fondamentalismo islamico jihadista.
Le accuse degli Usa sulla "destinazione" dei bombardamenti dimostrano la loro svogliata e impotente partecipazione e fanno veramente ridere: che differenza c'è tra i tagliagole dell'Isis del Califfato, appoggiati principalmente dalla Arabia Saudita, o quelli di Al Nusra legati ad Al Qaeda ed appoggiati da Turchia di Erdogan, Qatar e Arabia Saudita?
Bombardamenti russi anche sull' "esercito libero siriano", quello addestrato dalla Cia, per intendersi? Non possono essere avvenuti perché non si può bombardare una cosa che, sul campo, praticamente non esiste più da tempo essendone la gran parte dei membri passati alle fratellanze musulmane oppure ai qadisti di Al Nusra, oppure fuggiti.
Ecco in ordine crescente di data alcuni (non tutti!) dei miei post (e di un paio d'amici) che ho pubblicato riguardo a questo argomento su FB  a partire da quello qui pubblicato il 10 settembre scorso:





                                              COG








Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze


Turchia 95 morti!. Quando a metter le bombe non sono islamisti "kamikaze" (solita e trita versione governativa) peraltro risultati sempre fantomatici, ma i loro amici e sostenitori...
Il solito attentato stragista, fotocopia di quelli di non tanto tempo fa, nella Turchia dell'islamista Erdogan, contro i Curdi ed i sostenitori turchi dei Curdi, suoi avversari... spero che il popolo turco riesca prima o poi a processare questo criminale islamista 10 ottobre 2015
Guerra all'Isis in Siria: la realistica e giusta posizione presa nei giorni scorsi dall'on. Prodi: "La mia sensazione è che Obama e Putin vadano verso un accordo sulla Siria. All'Assemblea dell'Onu hanno sostenuto tesi totalmente contrastanti tra loro, ma poi hanno avuto un colloquio a quattrocchi di un'ora e mezzo e qualche effetto si è già visto". Lo sostiene Romano Prodi in una intervista a Repubblica.. La notizia: "Putin - prosegue - è d'accordo di attaccare l'Is ma si tratta d'una guerra per procura, nessuna delle due potenze invierà truppe sul terreno. Aerei sì, truppe no. Quindi quel malandato esercito di Assad va rafforzato e ben armato perché quello soltanto dispone di truppe sul terreno. Putin appoggia Assad, Obama no, ma dovrà rassegnarsi perché con i soli bombardamenti aerei l'Is non sarà battuto. La cosa singolare è che la Russia versa in acque economiche molto tempestose ma nonostante ciò Putin dimostra una forza politica ancora determinante sullo scacchiere occidentale". 2 ottobre 2015
Chi (gli Usa & C.) da 4 anni, con la scusa della primavera araba, ma col vero intento di sloggiare la Russia dalla base di Tartus, ha provocato la guerra anti-Assad in Siria e contribuendo così alla nascita del Califfato Isis, fa di tutto per inquinare mediaticamente e sminuire la giusta opera di Putin. La notzia: “Missili russi caduti in Iran? Mosca smentisce: la CNN sbaglia La Russia smentisce che dei missili lanciati dalle sue navi nel Mar Caspio siano caduti in Iran. «Tutti i missili lanciati dalle navi – ha assicurato il portavoce del ministero della Difesa, generale Igor Konashenkov – hanno trovato i loro bersagli. È un dato di fatto. A differenza della Cnn – ha proseguito Konashenkov – non raccontiamo riferendoci a fonti anonime, bensì mostriamo il lancio dei nostri missili e i bersagli da essi colpiti praticamente in regime online». Il portavoce del ministero della Difesa russo ha quindi aggiunto di non poter «dire tutto» ma ha dichiarato che «qualsiasi professionista in questo campo sa che nello svolgimento di simili operazioni viene sempre fissata l’immagine del bersaglio prima e dopo il colpo. Inoltre – ha precisato – sopra la Siria 24 ore su 24 è operativo il nostro gruppo di droni». 9 ottobre 2015
Fernando Rossi: Siria: i terroristi in grande difficoltà. . USA/Nato/israele, Turchia e Arabia Saudita avevano garantito protezione e finte scaramucce, ma la Russia e la Siria hanno rotto il loro giochino Invece , ora i caccia russi distruggono DAVVERO le casematte, i depositi di carburanti, i mezzi militari e i rifornimenti che USA & complici ALIMENTAVANO, fingendo di volerli distruggere con le dichiarate 5.000 missioni dei loro bombardieri...8 ottobre 2015
Missili russi sui jihadisti dal Mar Caspio: un chiaro messaggio al capo islamista turco Erdogan. Questo: "caro Erdogan che ora fai tanto clamore e che solo ora, facendo forza al tuo innato islamismo, ti sei ipocritamente ricordato di essere nella Nato per fare presso di essa la vittima per qualche nostro sconfinamento - tu che sconfinavi sempre in Siria ed in Irak per bombardare i siriani e i curdi - guarda bene che i tuoi amici jihadisti li possiamo bombardare anche dalle nostre navi sul nostro Marc Caspio." E' ora di finirla con la complice, tollerante ed indulgente, ipocrisia dell'Occidente - chiaramente mostrata nei raids aerei della coalizione occidentale distintisi soprattutto finora per il "solletico all'Isis" - verso i governi autoritari e sostenitori degli islamisti come la Turchia, l'Arabia Saudita, il Qatar e altri. Putin invece agisce contro gli islamisti: eccome! 8 ottobre 2015
Una giusta ed opportuna iniziativa! E' ora di finirla con la complice, tollerante ed indulgente, ipocrisia occidentale verso questo Paese autoritario ed islamista. Il Salone del Libro di Torino: «L’Arabia Saudita non sarà ospite». La decisione dopo la condanna a morte del 20enne. Al Nimr per una manifestazione contro il regime.L’ambasciatore saudita: «L’Italia non dia lezioni» Contento, ora anche per questo, di aver frequentato per ragioni professionali il Salone di Torino per tanti anni!  7 ottobre 2015
Intanto i veri amici e sostenitori dell'Isis: Arabia Saudita Qatar Turchia di Erdogan ecc. si lamentano dell'intervento russo e iraniano...
La notizia. “Tensione alle stelle tra Iran e Arabia Saudita. Teheran: non giocate con la coda del leone. I sauditi «non giochino con la coda del leone». L’avvertimento giunge da Mohsen Rezai, già candidato presidente ora tornato negli alti ranghi delle Guardie della rivoluzione, nonchè segretario del Consiglio per il discernimento. Il leone è tuttora sentito come l’emblema dell’Iran, anche se non compare più nella bandiera dalla Rivoluzione islamica del 1979. L’avvertimento di Rezai, accompagnato da annunci di possibili azioni contro i sauditi e veicolato dall’agenzia Irna, è solo l’ultima di una serie di aspre dichiarazioni delle autorità iraniane, fra cui la Guida suprema Ali Khamenei, che accusano Riad per la cattiva gestione dei pellegrinaggi alla Mecca e chiedono un’inchiesta internazionale, da parte di tutti gli stati islamici, sulle responsabilità nella calca che ha ucciso quasi 500 iraniani.
Dichiarazioni che rinfocolano le tensioni con la rivale potenza sunnita, già aspre per effetto delle crisi in Siria e Yemen. Contro Riad per l’incidente alla Mecca si sono espressi in questi giorni anche personaggi dello spettacolo. Fra questi l’attore Amir Jafari, che su Istagram ha pubblicato una vignetta che mostra, in una mappa dell’area, un leone sul suolo iraniano e un arabo prostrato in sottomissione su quello saudita.” 6 ottobre 2015
Alla fine "questi" si sarebbero poi finalmente decisi a far qualcosa - e non per finta - contro l'Isis? Boh?? Finché non vedo non credo: oppure lo fanno perché in Siria la Russia di Putin sta prendendo troppo campo?
La notizia: “Siria. NYT: la coalizione guidata dagli Usa prepara l’offensiva su Raqqa. La coalizione a guida americana contro lo Stato Islamico si prepara ad una offensiva verso Raqqa, ‘capitale« del Califfato nel nord est della Siria. Lo scrive il New York Times” 6 ottobre
I rimbambiti della Nato si lamentano perché bombardano i loro terroristi del cosiddetto “esercito libero siriano” anti Assad (5 in tutto, come da notizie di stessa fonte Usa dei gg. scorsi – cioè prima che iniziassero i russi - il grosso s’è dileguato e quei 5 non devono esser siriani mal addestrati bensì più ragionevolmente gli stessi addestratori americani della CIA…) poi +gli Usa, bombardano per "errore " ospedali in Afghanistan..... Questo dà il senso della completa e colpevole idiozia di chi, malgrado i fatti che sono oggi sotto gli occhi di tutti, vuole ostinarsi a ritenersi di essere ancora alla guida del mondo...
La Notizia: “Medici Senza Frontiere. 3 ottobre alle ore 13:09 È con grande tristezza che confermiamo la morte di 9 operatori ‪#‎MSF durante i bombardamenti di questa notte sul nostro ospedale.Vogliamo chiarire che tutte le parti in conflitto, comprese Kabul e Washington, erano perfettamente informate della posizione esatta delle strutture MSF - ospedale, foresteria, uffici.” 3 ottobre 2015
I prossimi giorni incominciano davvero a non prospettarsi affatto bene per i finora impuniti (al massimo... "solleticati" dalla coalizione Usa&C. ) tagliagole islamisti del Califfato Isis e dintorni. Arriva la nuova coalizione Russia, Iran, Irak, Siria e ora anche i cinesi vogliono dare una mano ...Condivido volentieri dall'amico Sergio Pacini.
La Notizia:  “China’s military advisers ‘heading to Syria to help fight ISIS’ – report. China will be helping out the Syrian government in the fight against Islamic State (IS, formerly ISIL/ISIS) by sending “military advisers,” media reports have claimed. Trends. Islamic State. “The Chinese will be arriving in the coming weeks,” a Syrian army official told the Lebanon-based news website Al-Masdar Al-‘Arabi. The report claims that a Chinese naval vessel is on its way to Syria with dozens of “military advisers” on board. They will reportedly be followed by troops. The ship is said to have passed the Suez Canal in Egypt and be making its way through the Mediterranean Sea.According to the website, the advisers will be joining Russian personnel in the Latakia region. Meanwhile, an Israeli military news website, DEBKAfile, has cited military sources as saying that a Chinese aircraft carrier, the Liaoning-CV-16, has already been spotted at the Syrian port of Tartus on the Mediterranean coast. It was said to be accompanied by a guided missile cruiser. The news comes after Russia, Iran, Iraq and Syria agreed to establish a joint information center in Baghdad to coordinate their operations against Islamic State militants, according to sources. “The main goal of the center will be gathering, processing and analyzing current information about the situation in the Middle East – primarily for fighting IS,” a military-diplomatic source told Russian news agencies on Saturday.” 30 settembre 2015
Anche all'Onu finalmente è generalmente passata la linea Putin anti-Isis e anti-terrorismo islamista: il pericolo principale oggi nel mondo. Ora tutti si sono accorti che l'Isis è nata in Siria quattro anni fa anche perché - a parte il diretto e criminale finanziamento di Arabia Saudita e Qatar & altri a questi feroci e fanatici assassini - Obama e l'Occidente hanno valuto dare armi, alla gente sbagliata poi in gran parte confluita nel jihadismo e questo soprattutto per loro "urgenze" strategiche (tipo quella Ucraina ad es.) in funzione anti-Russia e quindi anti-Assad che di Putin è alleato: la "primavera araba siriana" contro "spietato dittatore Assad" c'entrava poco: negli anni precedenti non avevano qualificato così il presidente siriano. 29 settembre 2015
La Merkel (smarcandosi dalle ultimissime dichiarazioni irresponsabili dell'americano Kerry) sulla Siria ci ripensa (ma sempre pro domo sua: i profughi siriani domani potrebbero esser troppi ...), in soldoni: sarà meglio trovare un accordo con Assad, battere l'Isis e far tornare prima di tutto la pace in Siria. 24 settembre 2015
Siria, 20 settembre 2015: passano gli aerei russi (come nota l'amico Sergio Pacini dal quale volentieri condivido questo post, si tratta nella fattispecie di un cargo russo IL-76 e di quattro Sukhoi 24 o 30sm di scorta ) e i jihadisti nel vocale del filmato li riconoscono e incominciano a temere che ora si faccia sul serio e invocano Allah che, naturalmente, è sempre... "grande" (Allah u Akbar) ...dalla traduzione dello scritto sotto emerge che i jihadisti sono nelle campagne vicino la città siriana di Homs e che gli aerei russi hanno direzione nord-ovest....22 settembre 2015
Ferdinando Rossi: “Dopo lo scherzetto dei servizi Usa-Israele-NATO (che dai loro droni-satelliti avevano segnalato per terroristi dei turisti messicani), dopo i numerosi attacchi terroristici subiti dall'ISIL (turco-saudita), l' Egitto sembra seriamente intenzionato ad abbandonare le 'ammuine' occidentali ed impegnarsi seriamente contro i terroristi dell'ISIL , alleandosi con la Siria di Basar Assad...Sarebbe un colpo durissimo per la NATO e per le altre lobby militari, finanziarie e politiche che usano il terrorismo per destabilizzare e annettere gli stati del medio oriente...” 17 settembre 2015


     
                                                                




                           Carlo Onofrio Gori