mercoledì 25 novembre 2015

Popoli, Paesi e guerre d'oggi. 1. Libia 1. Un excursus storico dal Dopoguerra ad oggi....Isis in Siria-Iraq...ma non dimentichiamoci della vicina Libia..Sfacelo Libia: lì anche una "succursale" del Califfato Isis, proprio alle nostre porte.,.

La Libia dagli anni ’60 ad oggi nell'analisi di Aldo Giannulli

La guerra all’Isis in Siria ed Irak non ci deve far dimenticare della situazione nella vicina Libia ed allora inizio questa serie di Goriblogstoria360 intitolata Popoli, Paesi e guerre d'oggi proprio partendo dalla Libia. Pertanto riporto qui, pari pari, questo interessante articolo apparso su l’ultimo numero del “Venerdì di Repubblica”, analisi con la quale in larga parte concordo anche se su alcuni punti ho dei rilievi da fare sui quali interverrò qui in seconda battuta nel mio commento. 
Intanto leggiamocelo.
                                                                                                                 



                                            COG








Prof. Carlo O. Gori,  Pr
of. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze



Libia. Geopolitica di un Paese scoppiato. Di Aldo Giannuli.
Come nasce la crisi dopo la caduta di Gheddafi. Le tre tribù inconciliabili. L’ondata antitaliana. E il pericolo del jihad. Anatomia di un pasticcio. Creato anche da noi.

Le radici del gran pasticcio libico stanno in parte nella storia degli ultimi decenni del Paese, ma, in altra parte, nella sua storia remota, perché la Libia, come noi la conosciamo, è una realtà molto recente. Paese vasto (1.700.000 kmq), ma scarsamente popolato, con ampie zone desertiche, oggetto di ripetute scorribande di popoli vicini che spesso sedimentavano qualche insediamento locale, è stato caratterizzato da un accentuato ruolo delle tribù, e, pertanto, da un inesistente senso nazionale, un limitato sviluppo economico e culturale. Storicamente, si formarono tre aree geografiche dai confini assai labili, ma ben separate dalle zone poco o per nulla abitate: Cirenaica ad est della costa, Tripolitania ad ovest della costa e Fezzan nell'entroterra a sud, abitate da diverse comuni tà tribali in rapporti di scambio commerciale e culturale fra loro: a differenza di altri Paesi come la Siria, in Libia, anche per la diversa disponibilità di spazio, non c'è mai stata una accentuata conflittualità fra le varie tribù. A dare unità al Paese e confini precisi fra le tre regioni fu 1'occupazione italiana, in particolare con la «riforma» della colonia voluta da Italo Balbo. Dopo la fine della guerra e l'indipendenza (1949), la Libia assunse una conformazione federale rispecchiata nella bandiera del periodo monarchico (con il rosso della Tripolitania, il nero della Cirenaica e il verde del Fezzanl, cui seguì un tentativo di accentramento di Re Idris. Nel 1969 il  periodo repubblicano fu aperto dal colpe di Stato di Gheddafì, sostenuto e incoraggiato dall'Italia che protesse sempre Mu'ammar da tentativi di assassinio e colpi di Stato, in genere orditi dagli inglesi.
  Di fatto, Gheddafi, spesso atteggiato a leader terzomondista ed antimperialista ha sempre agito all' ombra dell'imperialismo petrolifero italiano.
  Sino al 1969, nel mondo arabo si era manifestata una forte spaccatura fra le tradizionali monarchie - ortodosse e filoamericane - e i regimi repubblicani militar- nazionalisti inaugurati da Kemal Ataturk (anni Trenta) e seguiti dall'affermazione dei regimi Baas ispirati da Nasser (anni Cinquanta e Sessanta) che esprimevano un primo tentativo di secolarizzazione delle loro società. Gheddafi rappresentò una prima correzione di rotta nel senso di una reislamizzazione dei regimi repubblicani facendo in qualche modo da battistrada all'ondata fondamentali sta (che si affermerà qualche anno dopo in Iran) dalla quale, peraltro, rimarrà distinto. I.:Islam politico di Gheddafi si collocò in una posizione intermedia fra il socialismo militarista panarabo e il fondamentalismo jihadista (fu proprio lui a riesumare per primo il termine Jihad).
  Peraltro, se è vero che quella gheddafista è stata una autocrazia militare simile a quelle baatiste, è anche vero che ebbe caratteri propri e quel che rese particolare quel regime fu la netta preponderanza della milizia sull'esercito regolare che, a differenza di quello siriano, iracheno o egiziano, di fatto, non ha mai combattuto una vera e propria guerra (il caso del Ciad non fa testo) e fu una realtà politicamente e militarmente molto debole. Inoltre Gheddafi fece ricorso anche ad un reclutamento mercenario nei Paesi confinanti, che indebolì il Reso politico dell' esercito.
  Di fatto, l'unico reale limite al potere di Gheddafi fu quello delle tribù, per cui la struttura del potere in Libia fu sostanzialmente quella di un' autocrazia che mediava fra le diverse tribù ed etnie, protetta da una guardia pretoriana pagata con la rendita petrolifera, con opposizioni interne ed esterne al regime troppo deboli per rovesciarla. In questo gioco, Gheddafi privilegiò costantemente le tribù del centro della costa (zona della Sirte) da cui proveniva, ed ebbe molto rispetto per i Warfalla la tribù libica più popolosa) mentre fu ben più sfavorevole alla Cirenaica (da sempre più esposta alle influenze inglesi ed egiziane) allo stesso modo in cui esercitò una dura repressione contro le aspirazioni a un sistema democratico e rispettoso dei diritti umani.
  La linea di frattura politica principale che si è formata in Libia si identifica in larga parte fra quelli che furono sostenitori e beneficiati di Gheddafi e quelli che furono suoi perseguitati e oppositori. La rivolta libica della primavera 2011 fu stimolata dai servizi segreti di Francia ed Inghilterra che miravano a rimpiazzare l'influenza italiana in quella importante piazza petrolifera: sappiamo della fuga in Francia di Nouri Masmari, già nell' ottobre precedente, sappiamo che già nel novembre successivo il colonnello dell' aeronautica Abdallah Gehani incontrò un gruppo di agenti dei servizi francesi. Sappiamo anche che uomini dei reparti speciali inglesi sbarcarono in Cirenaica svolgendo un ruolo importante nell'organizzare l'insurrezione. Questo non significa che l'insurrezione anti Gheddafi sia stata una «invenzione» dell'intelligence occidentale: l'ostilità al regime c'era e non è un caso che la sua roccaforte sia stata in Cirenaica ed è proprio su questa base che i servizi anglo-francesi hanno potuto operare. Si formò un fronte composito e articolato nel Consiglio Nazionale di Transizione che, alla borghesia «occidentalizzate»  di Bengazi (la cui forza fu probabilmente sopravvalutata) aggiungeva tribù a lungo perseguitate e altri oppositori tra cui anche aree di fondamentalismo islamico la cui forza fu invece sottovalutata) mentre importanti gruppi come i Warfalla  rimasero a lungo a vedere.
            Subito dopo l'abbattimento del regime, complice l'assenza di un forte esercito e la preponderanza delle mìlìzìe locali, questa coalizione andò via via sciogliendosi, man mano che riemergevano le antiche divisioni tribali, sulle quali hanno giocato pesantemente le ingerenze straniere. Dopo le prime scaramucce fra le milizie fra il 2013 e il 20l4; sono emersi due poli: Dignità a Tobruk (dove risiede il governo riconosciuto dagli occidentali) e Alha Libica a Tripoli, sostenuta da Turchia e Oatar, nel quadro dei tentativi di ciascuno di affermare la propria egemonia sul Medio Oriente e Nord Africa. Nella spaccatura fra i due si sono i inseriti i gruppi jihadisti che hanno insediamenti in diversi punti della Tripolitania (compresa la stessa Tripoli) e un caposaldo a Derna, in Cirenaica. Dopo vari tentativi di mediazione andati a vuoto, qualche settimana fa era parso che Bernardino Leòn , inviato dell'Onu, fosse riuscito a gettare le basi di un accordo fra Tripoli e Tobruk, ma in pochi giorni la speranza è crollata e, anzi, c'è stata una ripresa delle ostilità (che, fra l'altro, ha registrato una violenta fiammata antitaliana). Come spiegare questa inattesa evoluzione? In primo luogo, è probabile che l'inviato Onu abbia avuto troppa fretta ed abbia cercato di «forzare la mano» insieme ai moderati dei due schieramenti, per mettere i rispettivi falchi di fronte al fatto compiuto; peccato che, nella difficile situazione venutasi a creare, nessuno abbia il completo controllo del proprio schieramento, per cui i falchi hanno preso il sopravvento, non sappiamo se in entrambi i poli o solo in uno di essi e quale. Ma la ragione di fondo appare piuttosto un'al- tra: a non reggere è la geografia complessiva del Medio Oriente-Nord Africa, con i suoi Stati artificiali nati dalla dissoluzione dell'Impero Ottomano, con le sue linee di confine tracciate con il righello, con le sue profonde disomogeneità da Paese a Paese. Crisi come quelle libica, siriana, irachena (e direi anche sudanese) non troveranno mai una soluzione al di fuori di un riassetto complessivo dell'area sulla quale si dispiegano troppi piani di potenza e nessun progetto complessivo.
La Libia ci serve unita, viene spesso ripetuto, e la cosa ha un suo fondamento, non ultimo il bisogno di far fronte all' of- fensiva jihadista, ma, direbbe Kant, aver bisogno di cento talleri e avere cento talIeri non sono affatto la stessa cosa ed il Paese appare avviato verso la divisione. D'altro canto, anche in Iraq il disperato tentativo di tenere insieme curdi, sunniti e sciiti mantenendo in vita l'improbabile Stato-nazione ideato da Churchill non pare stia avendo successo, come in Siria.
Nel frattempo cosa possiamo aspettarci? Un' entropia crescente dell' area con la nascita di nuovi focolai, un'ulteriore avanzata degli jihadisti e sempre nuove ondate di profughi che si dirigeranno verso l'Europa. D'altro canto, questo disastro lo abbiamo provocato noi con scelte remote (come il colonialismo e la successiva decolonizzazione malcondotta) e recenti (le sciagurate guerre del Golfo e dell' Afghanistan).
Ora arriva la prima rata del conto da pagare. Ne seguiranno altre e il conto finale rischia d'essere molto salato.


Aldo Giannuli in il “Venerdì di Repubblica” numero 1444, 20 novembre 2015


martedì 24 novembre 2015

I miei "tempi lunghi e lenti" d'oggi...e...tanto altro "intorno"...

I miei "tempi lunghi e lenti" d'oggi...
e...tanto altro "intorno"...


Un saluto a tutti gli amici fb, compresi quelli che mi seguono sui blog!!! Purtroppo per i miei problemi di convalescenza non posso soffermarmi molto qui al computer né su fb né sui miei blog (...mia sosta prolungata = dolori forti alla schiena per problemi ancora irrisolti di postura in seguito a conseguenze post-operatorie...passerà...speriamo...) e, come si vede da questa foto, rimedio discutendo a cena con gli amici. . Intanto saluto tutti e in fondo quello che volevo esprimere sul principale dei noti fatti in corso, l'avevo già detto da tanto e tanto tempo - come qualcuno, se vuole potrà vedere, scorrendo indietro, qui nel mio Diario fb o sui miei blog - quando pochi lo dicevano ed anzi qualcuno mi dava anche del "fissato", e quando, molto prima che venisse fuori l'Isis, sottolineavo il pericolo islamista, i responsabili dello stesso, i finanziatori e le complicità e anche quelle che modestamente, secondo me per quello che posso contare, potevano essere le possibili soluzioni. Meno male che, come prevedevo, ad eliminare il se-dicente stato islamico dal suo territorio "principale" sito in alcune parti della Siria e dell'Irak, prima o poi ci avrebbe pensato, ci pensa e ci penserà la Russia di Putin che si è dimostrata l'unica "cosa seria" oggi in giro. Abbattimento Isis come prima misura indispensabile, visto anche che questo Califfato "medieval-tecnologico", questo Stato autoproclamato animato da fanatici tagliagole e bombaroli, questo cancro, (che tra l'altro come abbiamo visto per molti inconfessabili versi ha fatto comodo anche ad alcuni, inizialmente "insospettabili", autorevoli e potenti stati) ha un suo territorio, ha aderenti ed affiliati in altre zone fuori dal Levante, sia in Africa che in Asia, che a loro volta, come ad es. nella vicina Libia controllano territori e città. ha come sua guida politica un Califfo, batte perfino moneta, estrae e vende petrolio, commercia in armi, opera d'arte rubate ecc. ecc. stabilisce relazioni diplomatiche, segrete, ma concrete ed effettive, con i governi ed i maggiorenti e di governi e degli stati che segretamente lo sostengono ed ha anche - diciamolo - un consenso fra alcuni non trascurabili strati delle popolazioni arabo-sunnite. E' questa oggi, come dimostrano, (ma...ancora una volta!) i recenti drammatici fatti di Parigi, la contraddizione principale nel mondo d' oggi, anche se come si è storicamente verificato in tutte e due le "guerre mondiali", oltre e nella "guerra principale" fatalmente sorgono e si inseriscono anche le varie "guerre collaterali" locali e minori, speso contraddittorie. Ecco pertanto, per far chiarezza, penso che come prima misura atta a risolvere questa crisi epocale andrà distrutta la base territoriale principale di questo "Stato" di tagliagole che hanno dichiarato guerra a tutti coloro, siano musulmani o altro, che non sono a loro teologicamente assimilabili e che quindi, secondo le loro fanatiche categorie, rientrano fra gli "eliminabili" : atei, infedeli, apostati, miscredenti, laici, moderati, comunisti, fascisti, liberisti, capitalisti, ecc. ecc.. Ma, ovviamente, la questione, anche se l'Isis verrà abbattuta, non sarà finita lì ...sarà solo il primo indispensabile passo, perché rimarrà in piedi buona parte della rete terroristica clandestina di questo universo jihadista già a suo tempo messa in piedi da Al Qaeda e via via estesa anche fra alcuni strati musulmani delle "periferie" europee, come rimarranno in piedi i governi degli stati del Golfo che, facendo affari e .dissimulando una falsa amicizia con l'Occidente, in ottemperanza alle ufficialmente inconfessate, ma reali, finalità teocratiche egemoniche del loro credo islamista wahabita, hanno in effetti e da tempo pensato e messo in piedi tutto questo, altresì rimarranno in piedi i partiti confessionali islamici ispirati dalle fratellanze musulmane (veri lupi travestiti da agnelli, poiché anche se da alcune parti partecipano alle elezioni, il loro fine ultimo è lo stesso dei jihadisti: l'applicazione totale della Sharia nei territori da loro controllati) che in molti paesi arabi e/o a prevalente religione islamica hanno preso piede, soprattutto dalla fine degli anni '80 in poi, in seguito alla crisi delle soluzioni politiche proposte dai "nazionalismi laici" alla Ataturk o dei "socialismi arabi" alla Nasser. Insomma, anche per gli abusi e gli errori storicamente ma anche e soprattutto recentemente, commessi dall'Occidente, la faccenda si prospetta lunga e di non facile soluzione. Concludo con un saluto ed un "bravo" ai militari del (piccolo) contingente italiano che nel nord-Irak hanno armato ed addestrato i peshmerga curdo-yazidi per la riconquista del nodo strategico di Sinjar.

                                                                                                                       
                   
                    
                      Carlo Onofrio Gori

lunedì 16 novembre 2015

Paris, France (...Europa) 13 novembre 2015

Paris, France (...Europa) 13 novembre 2015

A proposito di Storia e di Francia in guerra e di corsi e ricorsi storici: uno stemma significativo quello della rivoluzionaria Repubblica Francese. Come notate nel motto sopra lo stemma c'è scritto "Liberté, Égalité", ma del motto fondante la Repubblica, "Liberté, Égalité, Fraternité" manca la parola "Fraternité". Siamo nel 1791-92 e la Repubblica è aggredita da nemici esterni (le restauratrici e reazionarie monarchie europee) appoggiate da "NEMICI INTERNI" (Vandea, emigrati ed altri) : 25 aprile1792 viene cantato per la prima volta nel salone del Municipio di Strasburgo il Chant de guerre pour l'armeé du Rhin che diverrà presto l'inno nazionale con il nome de La Marsigliese, da parte del suo autore Claude Joseph Rouget de Lisle e 11 luglio dello stesso anno l'Assemblea legislativa dichiara "la patria in pericolo". E' tempo della guerra e della lotta senza quartiere contro la coalizione di nemici esterni ed interni: ecco perché inscritto nel motto sopra lo stemma non ci potrà essere "Fraternité". Sebbene Liberté, Égalité, Fraternité sia un motto nato dalla Rivoluzione, occorre attendere la IIIe République (Terza Repubblica) perché venga di nuovo adottato nella sua interezza come componente del simbolo ufficiale: come abbiamo visto prima di allora il motto subisce una battuta d'arresto, insieme ai principi fondanti della Repubblica. Anche oggi la Francia ha nemici esterni... ma anche, (soprattutto nelle sue "periferie" , per come "religiosamente" si sono andate storicamente delineando e contrapponendo... "difformi"....) anche ..."interni". basti pensare al numero (ben 1500!!!) di musulmani di passaporto francese combattenti insieme ai terroristi dell'Isis e a quelli di loro che poi "tornano" (ben 200!!) per fare quello che visto s'è visto in questi giorni...

     
                  

                      Carlo Onofrio Gori

sabato 14 novembre 2015

Paris ...Vendredi, 13 novembre 2015

Paris ...Vendredi, 13 novembre 2015




Su Paris ...Vendredi, 13 novembre 2015 inserisco qui sotto in ordine decrescente quanto ho scritto finora in questi giorni sul mio diario Facebook:

A proposito di Storia e di Francia in guerra e di corsi e ricorsi storici: uno stemma significativo quello della rivoluzionaria Repubblica Francese. Come notate nel motto sopra lo stemma c'è scritto "Liberté, Égalité", ma del motto fondante la Repubblica, "Liberté, Égalité, Fraternité" manca la parola "Fraternité". Siamo nel 1791-92 e la Repubblica è aggredita da nemici esterni (le restauratrici e reazionarie monarchie europee) appoggiate da "NEMICI INTERNI" (Vandea, emigrati ed altri) : 25 aprile1792 viene cantato per la prima volta nel salone del Municipio di Strasburgo il Chant de guerre pour l'armeé du Rhin che diverrà presto l'inno nazionale con il nome de La Marsigliese, da parte del suo autore Claude Joseph Rouget de Lisle e 11 luglio dello stesso anno l'Assemblea legislativa dichiara "la patria in pericolo". E' tempo della guerra e della lotta senza quartiere contro la coalizione di nemici esterni ed interni: ecco perché inscritto nel motto sopra lo stemma non ci potrà essere "Fraternité". Sebbene Liberté, Égalité, Fraternité sia un motto nato dalla Rivoluzione, occorre attendere la IIIe République (Terza Repubblica) perché venga di nuovo adottato nella sua interezza come componente del simbolo ufficiale: come abbiamo visto prima di allora il motto subisce una battuta d'arresto, insieme ai principi fondanti della Repubblica. Anche oggi la Francia ha nemici esterni... ma anche, (soprattutto nelle sue "periferie" , per come "religiosamente" si sono andate storicamente delineando e contrapponendo... "difformi"....) anche ..."interni". asti pensare al numero di musulmani di passaporto francese combattenti insieme ai terroristi dell'Isis (e che "tornano"....come s'è visto in questi giorni....)
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Carlo Alberto Donatini non lo sapevo,interessante e significativo


Carlo Onofrio Gori
5 hModificato

Sono convinto che, politicamente, non esiste un "Islam moderato". E mi spiego: esistono musulmani che militano, sostengo o votano nei loro Paesi per partiti laici e che quindi, secondo le nostre categorie, possiamo considerare "moderati", ma quando i musulmani si presentano in politica con un partito confessionale, quindi in quanto islamici, non potranno esssere MAI "moderati", secondo le nostre categorie. E' storicamente tipico il caso dei "fratelli musulmani" che sotto varie denominazioni partitico confessionali partecipano in vari paesi alle elezioni. Il fine ultimo dei "fratelli musulmani" è esattamente lo stesso di quello dei tagliagole jihadisti: l'applicazione integrale della Sharia. E N.B: quando i "fratelli musulmani" sotto varie denominazioni partitico-confessionali hanno anche in tempi receneti partecipato alle elezioni (dall'Algeria degli anni '90 all'Egitto di Morsi) le hanno sempre vinte. Unica eccezione che, per ora, conferma le regola, è il caso del partito confessionale musulmano Hennada in Tunisia, che ha perso le recente elezioni dopo aver vinto quelle precedenti. Anche quest'uomo, Erdogan, ha esordito in politica con i "fratelli musulmani", il suo partito confessionale che ha recentemente vinto le elezioni in Turchia si chiama ora diversamente, ma resta un partito della fratellanza musulmana. Quindi non potrà mai esser altro, nella sostanza, che un sostenitore delle stesse finalità dell'Isis! Un amico dei tagliagole del Califfato. Ecco perché combatte i Curdi, nemici dell'Isis, facendo spesso finta davanti agli Occidentali che "abboccano" o... "vogliono abboccare" - come fanno con i sauditi e i qatarini - di combattere l'Isis. E lo vogliono tenere ancora dentro la Nato???!!!
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Roberto Carlesi Mi piace l'ipotesi ma... Marocco, Algeria, Tunisia. Iran?
Mi piaceRispondi4 h
Alberto Franceschetto quest estate ho parlato con dei Curdi, dicevano che eravamo pazzi ad includere la Turchia nella Nato..ma d altronde questa e' una cosa che interessa ad Obama e forse a Marchionne, per il costo basso della manodopera...
"La Repubblica": Siria, la risposta della Francia agli attentati: pioggia di bombe sui centri di comando dell'Is a Raqqa. Hollande giustamente bombarda Raqqa capitale dei jihadisti Isis...ma i governi francesi (oltre la sciagurata impresa di Sarkozy in Libia) hanno molte cose riguardo ai jihadisti da farsi perdonare....leggere qui...


(Alessandro Aramu) – Nel 2012 la città di Baba Amr, nel distretto di Homs, venne riconquistata dall’Esercito Arabo Siriano dopo circa un anno di assedio e…
SPONDASUD.IT
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Carmelo Seminara Quello che vorrei che qualcuno mi spiegarsi è : I francesi bombardano Raqqa gli obbiettivi li ha segnalato l'intelligence USA ma allora erano già conosciuti perché non li hanno bombardato gli USA? Apparentemente i nostri politici giornalisti intellettuali buonisti gli sfugge questo piccolo particolare tutto impegnati ad esaltare la risposta francese!
...ma i governi francesi hanno molte cose riguardo ai jihadisti da farsi perdonare....leggi nel commento...

3 giorni di lutto nazionale in Francia: 


Le président de la République a décrété ce samedi 3 jours de deuil national. C'est seulement la sixième fois qu'un deuil national est décidé dans l'histoire de la Ve…
LEFIGARO.FR|DI PAUL DE COUSTIN
Finché l'Occidente non farà chiarezza con i "SANTUARI" ed i finanziatori del Califfato Isis che sono soprattutto (ma non solo) questi: 1. Arabia Saudita, 2. Qatar, 3. Turchia di Erdogan, si dovrà assoggettare a vedere scenari tipo Parigi 13 novembre 2015. Gli unici che hanno oggi idee chiare in proposito sono la Russia di Putin, la Siria di Assad (appoggiata anche dai cristiani locali), i Curdi e l'Iran.
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Paolo Chietti non ho sentito dichiarazioni di erdogan.....
Fedora Rigotti Il bello e' che hanno anche la grandiosa idea di annettere la Turchia in UE !! Pazzi da legare
Paolo Chietti Fratelli musulmani. No grazie
Carlo Onofrio Gori Condivido da: Col. Roberto Tollini:
STRAGE DI PARIGI - CONOSCI IL TUO NEMICO
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^...Altro...

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Carlo Onofrio Gori Condivido da: Col. Roberto Tollini: STRAGE DI PARIGI, ATTACCARE L'ARABIA SAUDITA
STRAGE DI PARIGI, A PAGARE SONO SEMPRE GLI INNOCENTI...
ZETA ZETA SI E' STANCATO DI RIPETERLO, IL MALE SI DISTRUGGE DALLA RADICE......Altro...

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Carlo Onofrio Gori Sono convinto che, politicamente, non esiste un "Islam moderato". E mi spiego: esistono musulmani che militano, sostengo o votano nei loro Paesi per partiti laici e che quindi, secondo le nostre categorie, possiamo considerare "moderati", ma quando i m...Altro...
Mi piaceRispondi14 h


Libération Attacchi in corso a Parigi e nelle vicinanze, almeno 42 morti. Uomini armati hanno aperto il fuoco nel bar Le Carillon, poi vicino al Bataclan, uccidendo diverse…
INTERNAZIONALE.IT
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Sergio Pacini Difficile pensare che non saremo anche noi coinvolti in prima linea. Prima di azzerare la jihad la partita sarà lunga. Attrezziamoci, su vari fronti, e ci pensi bene anche la sinistra incline al benaltrismo e al caritatevole.
Carlo Onofrio Gori Finché l'Occidente non farà chiarezza con i "SANTUARI" ed i finanziatori del Califfato Isis che sono soprattutto (ma non solo) questi: 1. Arabia Saudita, 2. Qatar, 3. Turchia di Erdogan, si dovrà assoggettare a vedere scenari tipo Parigi 13 novembre 2015. Gli unici che hanno oggi idee chiare in proposito sono la Russia di Putin, la Siria di Assad (appoggiata anche dai cristiani locali), i Curdi e l'Iran.
Gli attentati di Parigi sono una risposta terroristica degli islamisti alla vittoria militare strategica curdo-yaziada di Sinjar che spezza in due il territorio controllato dal "Califfato Isis" minacciando le "capitali" islamiste di Raqqa da una parte e di Mosul dall'altra.. Nella foto peshmerga curdi in Sinjar liberata.
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Giacomo Grassi Può darsi che tu abbia ragione. E che questo attentato sia la risposta disperata di una belva ferita. Lo spero.
Marco Mannori Una vendetta che porterà a cosa ?? Affermare come fanno molti che l'obiettivo dei terrorismo è spargere terrore è solo una sciocca tautologia, che non spiega niente !! Se il vero obiettivo dei terroristi è quello di indebolire le leadership e il potere degli establishments occidentali, mi sembra che siano leggermente fuori strada.
Francesco Gramigni · 4 amici in comune
La violenza della nostra misera specie è animalesca e irrazionale. Inutile cercarci una logica che non c'è.
Purtroppo dalle ultime notizie i morti sono più di 120....I jihadisti perdendo sul terreno militare in Siria ed Irak rispondono con attentati clamorosi: due giorni fa a Beirut, questa notte, tremendo, a Parigi. ...E promettono come prossimi ...Washington e Roma. Francia, Parigi: come scrivevo qui in un post pochi giorni fa riguardo alla nascita di un partito islamista in Francia ...profezia più recente riguardo anche allo scenario attentati: Michel Houllebeq, "Sottomissione"


Un centinaio di persone prigioniere in un locale. Gli attentatori gridavano: Allah è grande. Esplosioni nei pressi dello Stade de France, dove era in
REPUBBLICA.IT
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Fabio Pacini vallo a dire a chi si ostina a credere che il confronto con l'Islam che vuole dominarci si possa fronteggiare senza ricorrere a provvedimenti di guerra.la guerra asimmetrica del terrore non si può vincere facendo finta di niente.Spero che l'Italia si ...Altro...
Carmelo Seminara La belva è ferita ! Bisogna ucciderla se no farà altri danni !
Anna Losco Chiudere le frontiere è come chiudere il recinto quando i buoi sono scappati ormai quelli in casa ce li teniamo e speriamo nella protezione degli emiri che hanno tanti interessi qui da noi!
Carlo Onofrio Gori Finché l'Occidente non farà chiarezza con i "SANTUARI" ed i finanziatori del Califfato Isis che sono soprattutto (ma non solo) questi: 1. Arabia Saudita, 2. Qatar, 3. Turchia di Erdogan, si dovrà assoggettare a vedere scenari tipo Parigi 13 novembre 2015. Gli unici che hanno oggi idee chiare in proposito sono la Russia di Putin, la Siria di Assad (appoggiata anche dai cristiani locali), i Curdi e l'Iran.
Alberto Franceschetto gia'..scrittore condannato....

Preoccupante: si avvera la "profezia" di Houllebecq? Nel suo libro "Sottomissione" uscito a gennaio di quest'anno poco prima dei fatti di Charlie Hebdo (libro che ho letto) lo scrittore francese Michel Houllebeq ipotizzava uno scenario del 2022: l'andata finale al potere in Francia di un partito dei fratelli musulmani mediante precedenti coalizioni varie e libere elezioni e la conseguente successiva imposizione della sharia. Ebbene, da notizia d'oggi, la fratellanza musulmana francese quel partito l'ha fondato davvero e si presenterà alle elezioni.
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Fedora Rigotti Più che profetico si dovrebbe vedere la conformazione della Francia oggi e delle sue ex, e si fa per dire ex, colonie. Il punto e' questo. La FrNcia ha commesso un grave errore. Quello di dividere la Francia in due .. Nella parte alta vediamo uno scenario da governo di Vichy nella bassa, Provenza compresa, di tutto di più.