domenica 11 ottobre 2015

Dossier Indonesia 1965 1/2. I tremendi effetti di un golpe militar-islamista pilotato dalla Cia di cinquant'anni fa. (prima parte)

Indonesia 1965-2015: per non dimenticare una strage


Introduzione. Ricorre quest'anno il cinquantesimo anniversario del colpo di stato avvenuto nel settembre-ottobre 1965 in Indonesia ad opera della destra militare filo-americana appoggiata dalle milizie islamiste, che portò al potere, tenuto fino al 1998, il sanguinario e corrotto dittatore, gen. Suaharto; golpe seguito da uno dei massacri, comunemente ritenuto fra i più sanguinosi nella storia del XX secolo, nel corso del quale venne spodestato il carismatico Presidente Sukarno, nazionalista e terzomondista, fondatore e "padre della patria" indonesiana,  fisicamente distrutto il potente e governativo (in coalizione) Partito comunista indonesiano (PKI) e notevolmente ridimensionata la comunità cino-indonesiana.
Indonesia 1965-2015, anniversario importante e significativo: ovviamente in Italia non ne hanno finora adeguatamente parlato i media nazionali, in genere tradizionalmente e provincialmente  - se ad es. si fa il confronto con la vicina Francia -   ripiegati sulla politica interna (e questo sarebbe il male minore se se ne mettessero in luce solo gli aspetti importanti, ricordandosi sempre, però, che un Paese che non ha una cultura per poter svolgere una sua politica estera sarà sempre un Paese di serie B!) fino sprecare il tempo (ed abusare della la pazienza dell'utente-contribuente !) diffondendosi, anche nella pletora dei troppo talk-show televisivi, sugli aspetti minimali ed inutili degli attori di quel che è stato definito il nostrano “teatrino della politica".
Ma per capire l'entità e in Indonesia nel settembre-ottobre 1965, come, quando e perché accadde e quale furono i protagonisti, al di là delle versioni di comodo diffuse dai vincitori golpisti ed in mancanza d'altre, visto che delle vittime che erano in loco nessuna scampò e poté quindi testimoniare,  fino a pochi anni fa  accreditate dai media occidentali e solo oggi integrate  da documenti desecretati, rapporti di Amnesty International ecc. (1) che fanno luce sulla reale portata di quello che veramente accadde soprattutto fra il 1965-1968 (cioè sul numero reale dei massacrati, sul ruolo reale svolto dagli Usa e dalla Gran Bretagna nel golpe, ecc.)  occorre innanzitutto, facendo un passo indietro nel tempo, andare allo scenario: l'Indonesia e la sua storia in breve.
Capitolo 1. Aspetti dell'Arcipelago indonesiano. Sì, l'Indonesia, quello che oggi è il l più grande Stato-arcipelago del mondo. il più popoloso paese a maggioranza musulmana del mondo, fino al 1949, non esiste, e non è solo una questione di nome! Esistono nella realtà oltre 17 mila isole [(le più grandi ed importanti: Giava, “’isola guida” dov’è oggi la capitale Giakarta e dove si trovano i maggiori centri urbani, da  sempre la parte più vitale ed evoluta dell’ arcipelago, quella che ha attratto e continua ancora oggi ad attrarre popolazione dalle altre più grosse isole:  Sumatra, Celebes (Sulawesi), Borneo (Kalimantan), Nuova Guinea (Irian Jaya)] poste nel mezzo dell'Oceano indiano, fra il Continente asiatico e le Filippine, a nord, e l'Australia, a sud e, tenute faticosamente insieme, fin dal 1º gennaio 1800, da un'amministrazione coloniale e da un nome Indie Orientali Olandesi, in seguito alla precedente lenta, ma progressiva espansione della "Compagnia delle Indie Orientali" avvenuta a partire dal 1602, quando gli olandesi  sfruttando abilmente il frazionamento e le rivalità fra i piccoli regni locali, ebbero il sopravvento ed in breve le Indie Orientali Olandesi divennero uno dei possedimenti coloniali più ricchi del mondo, grazie al monopolio olandese  del commercio delle spezie e successivamente alla produzione ed all’esportazione del caucciù. E tanto per ricordare solo un aspetto dell’estensione e del frazionamento di quest’area e per rendere l'idea, in queste isole popolazioni non sempre etnicamente affini parlano 700 lingue diverse: solo con l'indipendenza dall'Olanda venne varata, oggi sviluppata fino ad essere comunemente parlata, una lingua comune chiamata bahasa Indonesia nata dalla modifica di una delle lingue in uso: il malese. (2)
Capitolo 2. La colonizzazione. Comunque se  l'insediamento più solido e duraturo sarà poi compiuto dagli olandesi occorre notare che la penetrazione europea in quest'area era già incomincia già dai primi anni del XVI secolo ad opera dei portoghesi, da qui deriverà anche il fatto che un parte di Indonesia abbracceranno la religione -cattolica (1/3 dei cristiani mentre 2/3, sotto l’influenza olandese ,abbracceranno quella protestante).Il processo di occupazione militare - e, dunque, di formazione di una vera e propria colonia – si rivelerà lentissimo, anche perché non mancarono resistenze, soprattutto da parte delle popolazioni musulmane. La più accanito fu quella che si ebbe nel sultanato di Atjeh .La resistenza dell' Atjeh, però, andrebbe meglio considerata come una vera e propria guerra coloniale, dura, pesante, lunga: copre tutto l'ultimo quarto del XIX secolo per concludersi nel 1904. E solo con la fine della guerra di Atjeh, l'area dell'attuale 'Indonesia è interamente occupata dai Paesi Bassi.
Capitolo 3. Nascita dei movimenti indipendentisti. Mentre lo sfruttamento coloniale si manifesta in modo sempre più pesante anche perché tutta l'Indonesia acquista una straordinaria importanza economica e strategica come produttrice di caucciù, si formano i primi movimenti  etnico-indipendentisti, nasce infatti nel 1908 il Budi Utomo, primo gruppo protonazionalista mentre nel  1912 in un periodo contrassegnato da disordini contro la comunità etnica cinese nascono l'Indische Partij, partito politico indo-europeo, e il Sarekat Islam, partito politico musulmano. In questi anni la resistenza continua, sempre repressa dalle forze armate e dai tribunali olandesi. Una svolta nella lotta per l’indipendenza si avrà con la rivoluzione russa del 1917 che costituirà una immensa speranza, un esempio, ed una base d'azione per i rivoluzionari asiatici: In questo ambito si inquadra la nascita il Partito comunista indonesiano fondato dal socialista olandese Henk Sneevliet che nel 1914 con 85 membri del Partito Socialdemocratico dei Lavoratori e del Partito Comunista olandese residenti nelle isole indonesiane . diede vita all’Associazione Socialdemocratica delle Indie e indicò nella Rivoluzione d'Ottobre come la via da seguire. In effetti verso la fine della prima guerra mondiale il movimento rivoluzionario indonesiano conobbe una spinta propulsiva imponente. Lenin stesso si meravigliò di come il movimento nelle colonie olandesi stesse progredendo rapidamente di fronte ad un Governo incapace di farvi fronte. Infatti l'ASDI non aveva indugiato nel seguire la via rivoluzionaria: organizzò e circa tremila Guardie Rosse armate ed anche in seguito alla defezione di soldati coloniali indonesiani, diresse, una rivolta a Surabaya, la maggiore base dell'arcipelago, istituendo in città dei Soviet. Le autorità coloniali olandesi ripresero in breve il controllo della situazione, soppressero i Soviet di Surabaya e misero al bando l'ASDI condannando a più di quarant'anni di prigione gran parte dei soldati che avevano disertato per unirsi alle Guardie Rosse. L'ASDI continuò a lavorare clandestinamente e a pubblicare “Soeara Rakyat” (La voce del popolo). Nel maggio 1920 al Congresso dell'organizzazione svoltosi nella clandestinità a Semarang, l'ASDI prese il nome di Associazione Comunista delle Indie (Perserikatan Komunis di Hindia) eleggendo presidente Semaun. L'ACI, rappresentata a Mosca da Sneevliet, fu la prima organizzazione comunista indonesiana ad entrare nel Comintern (1920) e nel 1924, accogliendo l'indicazione di Lenin, l'Associazione si trasformò in Partito Comunista d'Indonesia(PKI) e scelse come presidente Musso. Nel novembre 1926 il PKI  guidò le rivolte a Giava e Sumatra, fondando una effimera repubblica sovietica indipendente. La repressione delle autorità coloniali fu feroce: migliaia di persone vennero uccise o imprigionate perché con il pretesto di combattere la ribellione comunista, il governo coloniale colpì anche moltissimi attivisti politici non comunisti ma contrari al colonialismo olandese. Il PKI fu formalmente dichiarato illegale nel 1927 e dovette continuare nascosto la propria attività. Intanto proprio in questo anno Sukarno fondando il Partito Nazionalista (Partai Nasional) divenne uno dei principali capi del movimento indonesiano per l'indipendenza. Sukarno, a differenza di altri leader indipendentisti, era convinto che prima o poi il Giappone si sarebbe scontrato con le potenze imperialiste occidentali e che Giava solo l'aiuto giapponese avrebbe potuto conseguire l’ indipendenza . Sukarno verrà poi imprigionato dalle autorità coloniali olandesi nel 1929 e condannato a due anni di prigione: quando venne per la prima volta rilasciato era già considerato un eroe popolare.
Capitolo 4. La Seconda guerra mondiale ed il ruolo del Giappone nelle Indie Orientali Olandesi. Sukarno negli anni successivi verrà arrestato ancora diverse volte e stava scontando una condanna quando il Giappone, a partire dall'8 dicembre 1941, dopo la dichiarazione di guerra olandese immediatamente seguita  all'attacco nipponico, a Pearl Harbor e a tutte le posizioni occidentali nel sud-est asiatico e nel Pacifico, iniziò le ostilità contro le Indie Olandesi e il 9 marzo 1942 le truppe imperiali sconfissero definitivamente - decisiva la battaglia di Tarakan - le truppe del Reale Esercito delle Indie Olandesi  (Koninklijk Nederlandsch-Indisch Leger KNIL ) che combattevano sotto comando congiunto alleato ABDA (American-British-Dutch-Australian Command) assicurandosi il controllo delle Colonie, ricche di petrolio, gomma, stagno e altre risorse di grande valore bellico.
La lunga occupazione favorì la nascita di un movimento indipendentista indonesiano guidato da Sukarno, venne fondato il Badan Penyelidik Usaha Persiapan Kemerdekaan Indonesia (BPUPKI): questo comitato e le sue  formazioni  paramilitari  indonesiane di autodifesa , armate ed  addestrate dai giapponesi durante tutta la durata del conflitto avrebbe dovuto aiutare le forze imperiali in caso di invasione da parte degli alleati, ma non ce ne fu bisogno perché, a parte la Nuova Guinea, nelle isole indonesiane furono combattimenti fra alleati e nipponici: gli alleati arrivarono nelle isole a guerra finita mentre i giapponesi si arresero solo dopo che la resa era già stata firmata in madrepatria.
Capitolo 5. La lotta contro il ritorno olandese e la piena Indipendenza. Il 17 agosto 1945, due giorni dopo la capitolazione giapponese a Tokio, Sukarno lesse la "Proklamasi" (Dichiarazione di Indipendenza) ed il 29 agosto ed il suo vice- Hatta vengono acclamati leader della nuova Repubblica Indonesiana mentre il BPUPKI fu rinominato in KNIP (comitato nazionale indonesiano centrale) costituendosi in governo provvisorio in attesa di indire regolari elezioni.  Il KNIP il 31 agosto  determinò i confini e l’assetto territoriale della nuova Repubblica dell'Indonesia formata da 8 province: Sumatra, il Borneo, Java Occidentale, Java Centrale, Java Orientale, Sulawesi, Maluku e Sunda Kecil. Intanto il 29 settembre gli inglesi sbarcano in Indonesia e comandano alle unità giapponesi di consegnare le armi. Nell’ottobre viene costituito l'Esercito nazionale indonesiano: gran parte delle armi in suo possesso sono di provenienza giapponese e gran parte dei membri del nuovo esercito repubblicano provengono dalla forza militare indonesiana di autodifesa dei "Difensori della Patria" Pembela Tanah Air  -.  Kyōdo Bōei Giyūgun 郷土防衛義勇軍). 
Il 10 novembre gli indonesiani si scontrano con i britannici  - che agli occhi dei combattenti indipendentisti repubblicani sembrano assumersi il compito di far da battistrada al ritorno coloniale olandese - nella grande Battaglia di Surabaya. Nel novembre-dicembre 1945 gli olandesi cominciano a sostituire gli inglesi, ma i loro sforzi per ristabilire il controllo completo della zona, vengono pesantemente a contatto con la resistenza indonesiana.  Dalla fine del 1945 alla fine del 1949 si ha un periodo convulso che vede un alternarsi di scontri militari e trattative diplomatiche fra governo indipendentista indonesiano e olandesi. Gli olandesi sostanzialmente tentarono inizialmente di ripristinare il pieno dominio coloniale, successivamente, malgrado i loro vari successi militari, a fronte della  generale tenace resistenza dell'esercito repubblicano indipendentista e della crescente riprovazione internazionale, puntando sulle diversità etnico-religioso-economico delle varie isole, cercarono di instaurare, laddove possibile, governi locali a loro favorevoli per poi cercare un accordo per la creazione di un commonwealth,  (comprendente i territori controllati dagli stessi repubblicani) sotto la corona olandese, infine, fallito anche questo progetto cercarono che il nuovo stato indonesiano assumesse una struttura federale.
Finalmente il 27 dicembre 1949, la regina Giuliana d'Olanda dopo 4 anni di guerra e di trattative, grazie anche alla mediazione degli Stati Uniti d'America,  trasferì la sovranità al governo indonesiano  e nel 1950, l'Indonesia divenne il sessantesimo membro delle Nazioni Unite.

                               ...continua nella seconda parte...                                                                                                                                     



                                      


                              Carlo Onofrio Gori 









...nella seconda parte:

Capitolo 6. Pankasila e Nasacom: la politica interna di Sukarno. 

Capitolo 7. Il ruolo Partito Comunista Indonesiano nella società indonesiana.
Capitolo 8. Sukarno leader dei non allineati nella Conferenza di Bandung (1955)
Capitolo 9. Sukarno in rotta di collisione col Commonwealth britannico: Operazione Trikora in Nuova Guinea e Konfrontasi in Sumatra (1962-1966)
Capitolo 10. Il Golpe del 1965: il ruolo dell'esercito, e delle milizie musulmane quello degli Usa e del Regno Unito
Capitolo 11. La dittatura di Suharto e l'invasione e  la strage di Timor Est (1975)
Capitolo 12. Due recenti film sull'Indonesia 1965
Capitolo 13. L'Indonesia oggi.





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Note:

1) AMNESTY INTERNATIONAL: INDONESIA: MILLIONS OF VICTIMS AND FAMILIES STILL ABANDONED 50 YEARS AFTER MASS KILLINGS 30 September 2015, 14:39 UTC
 Indonesian authorities are abandoning millions of victims and their family members who suffered through one of the worst mass killings in modern times, Amnesty International said on the 50th anniversary of the events that triggered the government-led atrocities of 1965 and 1966. “Five decades is far too long to wait for justice for one of the worst mass killings of our era. Across Indonesia, victims of the 1965 and 1966 events and their family members have been left to fend for themselves, while those suspected of criminal responsibility walk free,” said Papang Hidayat, Amnesty International’s Indonesia Researcher.“Indonesian authorities must put an end to this injustice once and for all. Today’s anniversary must be the starting point for a new era where crimes of the past are no longer swept under the carpet.” In the wake of a failed coup attempt on 30 September 1965, the Indonesian military – led by Major General Suharto – launched a systematic attack against suspected communists and a range of other leftists. Indonesian authorities must put an end to this injustice once and for all. Today’s anniversary must be the starting point for a new era where crimes of the past are no longer swept under the carpet. Papang Hidayat, Amnesty International's Indonesia Researcher. Over the following two years, anywhere between 500,000 and one million people were killed. Sexual violence was rampant with countless women raped or kept as sexual slaves. Hundreds of thousands of people were imprisoned without trial – many spent years in jail, suffering regular torture. Efforts by Indonesian authorities to get to the truth of these events and provide victims and family members with justice and reparations have been piecemeal at best. In Indonesia, there remains a lack of accountability for crimes under international law. In very few cases have perpetrators been brought to trial and the overwhelming majority walk free. https://www.amnesty.org/en/press-releases/2015/09/indonesia-millions-of-victims-and-families-still-abandoned-50-years-after-mass-killings/


Jakarta. Fifty years after the bloodbaths of the mid-1960s, authorities in Indonesia continue to ignore the suffering of millions of victims and their relatives, Amnesty International said in a press release on Wednesday. “Five decades is far too long to wait for justice for one of the worst mass killings of our era," said Papang Hidayat, Amnesty International’s Indonesia researcher. "Across Indonesia, victims of the 1965 and 1966 events and their family members have been left to fend for themselves, while those suspected of criminal responsibility walk free,” he added in the press release. “Indonesian authorities must put an end to this injustice once and for all. Today’s anniversary must be the starting point for a new era where crimes of the past are no longer swept under the carpet.”The 1965-66 anti-communist purges in Indonesia -- led by the military and supported by Western powers -- left hundreds of thousands and possibly over a million people dead. Countless others faced torture, arbitrary detention and often both.The deadly campaign was triggered by a failed coup attempt on Sept. 30, 1965 and ushered in the New Order regime led by Suharto, who was to rule Indonesia until his downfall in 1998. Since then, Indonesia has gone through a process of democratization that was largely successful but thus far the country has failed to address most rights abuses from the New Order period, including those of the mid-1960s. "A chilling culture of silence has prevailed in Indonesia where even discussing the killings of 50 years ago has been largely impossible for victims, let alone demanding the reparation or access to truth and justice that they are entitled to under international law," Amnesty said in Wednesday's press statement. “Far too many brave activists and survivors have faced harassment, intimidation and threats to expose the mass crimes of 50 years ago. Authorities must start listening to the human rights community, not suppressing their voices,” Papang said, calling on President Joko Widodo to "ensure that the past is no longer forgotten.""This is a country that is quickly emerging as a regional leader," he said. "It must take this position seriously and set an example when it comes to justice, truth and reparations." Amnesty International. Communist Party of Indonesia PKI. 1965. Amnesty: Indonesia Mocks International Law With Executions, Unfair Trials. Amnesty Raps 'Regressive' Indonesia on World Against Death Penalty Day. http://jakartaglobe.beritasatu.com/news/fifty-years-indonesia-urged-address-abuses-1965/

2)  “L’Indonesia è un vero modello della Torre di Babele: ci sono 700 lingue, sparse tra un'isola e'l'altra. Può essere davvero difficile per qualcuno capire la lingua altrui. La soluzione si è concretizzata un po' alla volta ed è stata ufficialmente inaugurata nel 1945:' era la lingua chiamata bahasa Indonesia. E nata da una delle lingue in uso, il malese. E non solo si è sviluppata a prescindere dal potere politico ed economico, ma ha anche unito le persone di tutto il Paese. Dal suo grembo è nata la letteratura indonesiana, che è passata attraverso un sacrificio: centinaia di tradizioni letterarie scritte in altre lingue stavano lentaente morendo, molte erano completamente scomparse...” Eka Kurniavan, Eravamo la Torre di Babele. L’Indonesia è pronta per il mondo. in ”Corriere della Sera”-La Lettura, Domenica 11 ottobre 201, pag. 19


[...continua e concluderò presto...l'articolo sarà lungo per questo la scelta di pubblicarlo qui a puntate tra l'altro sto aspettando nuovi appunti importanti che potrebbero modificare l'articolo già  da me predisposto e pronto per esser pubblicato: mi scuso con gli amici miei abituali lettori....intanto alcune foto a corredo dell'articolo. COG]



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FOTO







L'Indonesia di Sukarno 1949-1965, il "padre della patria" deposto nel 1965








                                                                           



Konfrontasi : la guerra a "bassa intensità" nel Borneo dell' Indonesia di Sukarno contro Malaysa e Commonwealth britannico (1962-1965)









Il golpe del 1965










Il sanguinario golpista Suharto "uomo dell'anno" 1965 per la rivista americana "Time"



Suharto al potere dal 1965 al 1998. Ha "al suo attivo" anche un altro grande massacro sempre al soldo degli Usa: quello di Timor Est nel 1975




Tre film sul 1965 e i massacri





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