mercoledì 30 novembre 2016

In morte del Comandante Fidel


26 novembre 2016, in morte del Comandante Fidel: ricordo di Playa Giron, derrota del imperialismo, 15-19 aprile 1961





Dedicato ai festeggianti frequentatori del Restaurant Versailles, 3555 SW 8th St, Miami, FL 33135: Playa Giron 15-19 aprile 1961. (Sulla morte di Fidel vedere post e commenti sul mio profilo Facebook). COG














mercoledì 9 novembre 2016

Stati Uniti d'America elezioni presidenziali 2016: a dispetto di tutti gli interessati sondaggisti vince a sorpresa il politically incorrect, l'outsider Donald Trump

Elezioni presidenziali Usa 2016  Malgrado  
che, per i miei attuali problemi fisici dovuti alle ancora perduranti e dolorose conseguenze della grave e pesante operazione chirurgica subita l’anno scorso, non possa trattenermi, come vorrei, a scrivere qui al mio notebook e, visto che , con sorpresa di non pochi, sono ancora vivo ed ora sto anche un po’ meglio, qualcosa qui, su uno dei miei blog, provo, seppur brevemente e con fatica, ancora a dirla, con qualcosa che stamani ho scritto sul mio profilo FB in un paio di post.
Vince il politicamente "impresentabile" DONALD TRUMP, miliardario e populista. Le incognite ci sono, ma quel che è certo è, che con questo, per ora e per quello che abbiamo potuto capire da questa campagna elettorale e dal suo non scontato esito, vincono.... i "CONTRO" (cioè il ceto-medio dei Paesi "protetti", oggi sottoschiaffo per vari effetti negativi derivati da questa globalizzazione, voluta, così com'è, dalla finanza internazionale): perde la "falsa sinistra" liberal dei democratici usa (ma il discorso vale anche e per molti socialdemocratici occidentali) che ha puntato su Hillary boicottando alle primarie l'onesto vecchio "sinistro" Bernie Sanders (anche lui, insieme a molti giovani, "contro"), perde l' establishment perbenista della destra repubblicana usa (compresi i neocon dei tea party) che ha a sua volta boicottato Trump, perde l'interessata ipocrisia politically correct della grande stampa e dei "media forti", perdono i "poteri forti" del la politica neoliberista sfrenata della finanza e di Wall Street favorita o perlomeno non contrastata dagli inciuci degli establishment politici occidentali sia di destra che di sinistra (...onda lunga degli effetti perversi del blairismo, anche a "babbo morto") , e contro la spesso sorosianamente truffaldina evanescenza economica tecnologico-finanziaria (è un po' anche la rivincita dell'Occupy Wall Street dello Zuccotti Park di New York) oggi con Trump torna in auge la vecchia economia hard delle miniere e delle manifatture, perde l'immigrazione selvaggia e non regolamentatat funzionale agli interessi delle multinazionali finanziarie, perde il TTIP, perde questa UE, e perde anche questa NATO, neoguerrafreddista e antirussa, perdono gli islamisti e i loro protettori sauditi....ecc. ecc. ecc. perde la guerrafondaia Clinton....vince Putin ... Questo per ora: nel prosieguo vedremo nei fatti come si comporterà Trump, portato alla Presidenza (in un Paese oggi profondamente diviso), da un "movimento contro" che coalizza e unisce momentaneamente nel "contro", come accade in questi casi, - e a questo punto non solo in America visto che quel "vento" lì tirerà prima o poi anche da noi, qui alle periferia dell'"Impero" - esigenze sociopolitiche anche eterogenee, variegate, alcune fra loro persino divergenti ...e ad esempio in politica estera non si sa quale se Trump riuscirà a mantenere le sue promesse pacifiste verso la Russia anche perché bisognerà vedere come l''apparato burocratico-ministeriale di esteri-difesa-s.segreti in gran parte di fede repubblicana che per molti versi da sempre riesce più o meno  a  condizionare qualsiasi presidente Usa, riuscirà a condizionare Trump che ha preso il partito repubblicano come un taxi per arrivare alla Presidenza, e non sappiamo quale in concreto sarà l'atteggiamento di Trump verso la Cina, l'Iran e verso Cuba e l'America latina: … chi vivrà vedrà...


                                                                                                      Carlo Onofrio Gori








P.S.

...E con la sconfitta della liberal Hillary Clinton, presentatasi come paladina della sinistra (si fa per dire...) Usa, ha vinto, a posteriori, anche lui....: si tratta di Manuel Zelaya Rosales, che nel 2009, quando era Presidente eletto dello stato centroamericano dell'Honduras, venne rovesciato da un golpe orchestrato dell'allora Segretario di Stato di Obama, Hillary Clinton. Era un pericoloso guerrigliero comunista Zelaya? No, era un politico liberale e nazionalista. La sua colpa? Sostanzialmente aver chiesto un prestito all'allora "petroflorido" Venezuela di Chavez per necessità economiche del suo Paese. In Italia, dopo che i media latinoamericani ne avevano ampiamente parlato, ne scrive solo ora "L'Espresso" nel suo ultimo numero di domenica scorsa dedicato al voto Usa. 
(N.B. lo stesso  è accaduto nel 2012 in Paraguay contro il Presidente progressista (ex vescovo) Fernando Lugo e, mi domando, anche se non c'era più la Clinton come Segretario di Stato,  sarà accaduto anche nel caso delle recenti elezioni presidenziali argentine, oppure nel golpe bianco brasiliano conto Roussef e Lula?)

Comunque leggete qui sotto.

                                                                                 COG

"GoIpe del 2009, io accuso Hillary
«I militari mi hanno deposto con il via libera del Dipartimento di Stato Usa. Guidato dalla Clinton», Parla l'ex presidente dell'Honduras colloquio con Manuel Zelaya di Roberta Zunino DURANTE LA CAMPAGNA per le primarie, i sostenitori di Bernie Sanders avevano più volte ricordato che a sporcare il curriculum di Hillary Clinton non ci sono solo l'email-gate, l'affaire Bengazi e la guerra in Libia, ma c'è anche il caso del golpe militare contro il presidente dell'Honduras Manuel Zelaya avvenuto nel 2009, quando lei era Segretario di Stato a Washington. Con loro, la politologa Dana Frank - docente di storia contemporanea all'Università di Santa Cruz in California - ha denunciato «le menzogne della Clinton» su quel golpe, la sua riluttanza nel condannare l'intervento militare contro un presidente democraticamente eletto. Ancora lo scorso aprile nel rispondere all'unica domanda in proposito rivoltale dai media statunitensi, Hillary si è difesa con imbarazzo: «È stata una rimozione ordinata dalla Corte Costituzionale nel solco della legge, anche se effettuata con metodi non piacevoli". Oggi l'Honduras, dopo quel golpe, è una "democratura": dove coloro che si oppongono allo strapotere esercitato dai capi dello Stato post golpe (Porfirio Lobo Sosa e Juan Orlando Hernandez in carica dal 2014) e dai loro entourage di latifondisti, proprietari di miniere e impresari nazionali e internazionali dediti allo sfruttamento delle risorse idriche, vengono uccisi spesso dalle forze di sicurezza. li nome più noto, tra le vittime, è quello di Berta Caceres, alla quale nel 2015 era stato assegnato il corrispettivo del premio Nobel per la salvaguardia dell'Ambiente. Ma dal golpe a oggi nel Paese sono state uccise centinaia di persone: contadini, oppositori, giornalisti.
In questa intervista esclusiva per l'Espresso, l'ex presidente dell'Honduras Manuel Zelaya (deposto, arrestato, espulso dal paese nel cuore della notte senza nemmeno essersi potuto togliere il pigiama) parla delle responsabilità di Hillary Clinton in quello che molti  osservatori internazionali ritengono un golpe ispirato dal • Dipartimento di Stato Usa.
Presidente Zelaya, lei era il leader del Partito conservatore liberale ma durante i due anni e mezzo al vertice dello Stato si era avvicinato al presidente venezuelano Chavez inviso agli Usa. Crede che sia stato questo il motivo scatenante del golpe militare?
«Io non mi sono mai considerato di destra o sinistra, ma se lavorare a favore della ridistribuzione ddle ricchezze, a partire dalla terra, del dialogo sociale, del rispetto dell'ambiente e delle tradizioni delie popolazioni indigene significa essere di sinistra, non ho problemi a defìnirmi di sinistra. Quando decisi di aderire all' Alleanza Bolivariana per le Americhe, fondata da Hugo Chavez.ero motivato dal bisogno concreto di ottenere denaro per migliorare le infrastrutture e il tenore di vita della popolazione alzando il salario minimo, per consentire l'accesso al credito anche ai più poveri, per aprire nuovi ospedali e in generale per dare una sferzata all'economia. Chavez, al ontrario degli Stati Uniti non mi aveva chiesto in cambio di poter mettere i suoi militari in Honduras. Vorrei ricordare che nel mio paese c'è la più grande base militare statunitense del Centro America, il Comando Sur. Del resto gli Usa vedono da sempre l'Honduras come una propria appendice meridionale. Quest'alleanza politico-economica con il comandante Chàvez ovviamente è rimasta sullo stomaco a Washington. Posso dire con certezza che l'allora Segretario di Stato ha avuto fin da subito un atteggiamento favorevole alla mia deposizione, al mio arresto, rapimento ed espulsione illegale dal paese».
Hillary Clinton ha invece affermato più volte che la Corte Suprea honduregna ha agito secondo la legge mandando i militari ad arrestarla in quanto è l'esercito a dover proteggere la Costituzione quando è in pericolo. E lei aveva indetto un referendum incostituzionale per chiedere ai cittadini di esprimersi su un'estensione del suo mandato, allora non ammesso proprio dalla Carta.
«Intanto il referendum, che si sarebbe dovuto tenere di lì a poco, non aveva carattere vincolante. Secondo: Hillary Clinton non ha mai neppure ammesso che si sia trattato di un golpe, né tantomeno di un golpe militare quando invece, anche dai cablo rilasciati da WikiLeaks, è emerso che l'allora ambasciatore statunitense in Honduras, Hugo Llorens, ha confermato che si è trattato di un "coup" illegale in seguito a una cospirazione della Corte Suprema assieme al Congresso nazionale e ai militari».
Hillary CIinton dice che, se si riconoscesse ufficialmente un golpe manu . .militari, avrebbe dovuto sospendere gli aiuti degli Stati Uniti all'Honduras.
«Gli aiuti Usa non sono andati alla popolazione bensì ai golpisti e all'esercito che da allora hanno esautorato di fatto il parlamento, centralizzato il potere, messo il segreto di Stato su tutti i
dossier e creato un clima di terrore e di impunità. Quando i miei sostenitori sono scesi in piazza per protestare pacificamente contro il golpe, le forze dell'ordine hanno sparato loro addosso, li hanno arrestati, torturati. Ancora mancano all'appello numerose persone. Nessuno sa se siano vivi o morti».
Tra coloro che avevano preso parte alle manifestazioni di quei giorni c'era' anche l'ambientalista Berta Caceres uccisa nel marzo scorso. Gli attivisti e le organizzazioni per i diritti umani accusano i vertici dello Stato di esserne stati i mandanti. Oggi sono in carcere in attesa di giudizio anche
due ex quadri intermedi della polizia e dell'esercito, oltre a un dirigente della società idroelettrica Desa che avrebbe dovuto costruire la diga contro cui si batteva l'attivista. È stato un omicidio politico a  suo avviso?
«Sì, senza dubbio, Berta Caceres, e come lei molti altri attivisti e contadini sono stati uccisi perché lottavano contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali che sono state prese d'assalto dalle multinazionali straniere grazie alla politica dell'attuale presidente Hernandez. Il presidente sta cercando di attrarre più investimenti possibile dall'estero offrendo alle imprese la possibilità di creare Zone Economiche Speciali, cioè dei miero-stati con la propria polizia e le proprie leggi, Quando io ero presidente avevo bloccato questi progetti e il piano per la costruzione di decine di dighe, che poi sono stati riesumati dai miei successori».
Perché l'allora Segretario di Stato Hillary Clinton avrebbe sostenuto a suo avviso il golpe pur essendo un'esponente del partito democratico? Questi metodi in genere li hanno usati i repubblicani, non i democratici.
«Il Segretario Clinton e l'amministrazione Obama nei confronti dell'Honduras hanno semplicemente continuato la politica di Bush. Nei confronti del "cortile di casa", gli Usa perpetrano da sempre la stessa politica oppressiva, indipendentemente dal partito a cui appartiene l'inquilino della Casa Bianca e, di conseguenza, del Dipartimento di Stato»








giovedì 3 novembre 2016

2016: "Brennero '66"



"...si muore bene in silenzio..." L'altra sera Venerdì 14 ottobre nel mio intervento alla Conferenza sulla III Guerra d'Indipendenza (vd. post precedente) ho voluto ricordare , oltre al 1866, altre date che si potevano ricollegare a questo 2016 per scadenze d'anniversario. Fra queste una che riguarda ancora l’Austria i nostri problemi storici con quel nostro confinante a Nord-Est. Beninteso niente contro quel Paese nel quale qualche volta ho avuto il piacere di trascorrere ottime vacanze, di vedere bei posti paesaggistici e storici e di esser stato ben trattato dai suoi cittadini, invero molto meglio di quanto sia stato a volte trattato qui in Alto Adige, Italia, dai cittadini locali di lingua tedesca, benché sono contento che in pace si siano in qualche modo politicamente e giuridicamente sanati con reciproca soddisfazione, vecchi ed annosi contenziosi.
Si tratta di due date: il 20 settembre del 1956 e il 9 settembre 1966 e si tratta della nostra frontiera naturale al Brennero, ristabilita con la guerra nostra vittoriosa del 1915-1918.
Tempo fa pubblicai in altra occasione una foto (qui in questo post FB riprodotta sulla sinistra del collage, mentre sulla destra sono riprodotti i caduti di Cima Vallona) del 1945 dei paracadutisti del Gruppo di Combattimento (divisione) Folgore, dell'esercito di liberazione che ristabilivano la frontiera al Brennero. Ma la faccenda non era finita. Anni dopo assistemmo a trentadue anni di guerriglia, dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988: 361 attentati con esplosivi, raffiche di mitra e mine antiuomo. Ventuno morti, di cui 15 fra militari e forze dell'ordine (paracadutisti, alpini, finanziari, poliziotti, carabinieri, ecc.), due cittadini comuni e quattro terroristi, dilaniati dagli ordigni che loro stessi stavano predisponendo. E poi 57 feriti: 24 rappresentanti delle forze armate e dell'ordine, 33 fra i privati cittadini. Sono le cifre ufficiali del terrorismo in Alto Adige. 17 le sentenze passate in giudicato: la magistratura italiana ha condannato 157 persone, di cui 103 sudtirolesi, 40 austriaci e 14 tedechi della Repubblica federale: in larga parte aderenti al gruppo sciovinista e neonazista tedesco Befreiungsausschuss Südtirol.
Ecco in questo ottobre 2016 voglio ricordare tutti i caduti italiani (onore a loro per sempre) oggi dimenticati "...Tanto, ma tanto silenzio lì intorno, non fa paura, si muore bene in silenzio..." nella difesa del confine del Brennero ed in particolare,  in questi giorni di questo 2016, i finanzieri di guardia alla frontiera morti il 9 settembre 1966 nella strage di Malga Sasso (Bolzano) trascrivendo qui sotto nel mio primo commento una canzone (Brennero '66) che a loro dedicò in quell'anno il gruppo canoro pop dei Pooh. “Ora / non senti nessuna voce / fra gli echi della sera. / Tanto, ma tanto silenzio lì intorno / non fa paura / si muore bene in silenzio. / E una campana tra i monti / racconta alla gente lontana /  di te che sei morto per niente lassù. / Nella tua casa / di pietra bruciata / non han mai visto la neve. / Ora sul muro / è rimasta soltanto / quella tua foto / stringevi in mano il fucile. /  E una campana in paese / racconta a una donna che piange / di quel tuo fucile che non servì a niente. / T'hanno ammazzato / quasi per gioco / per dimostrare alla gente / che tra quei monti / la voce del tempo / degli uomini uccisi / non deve contare più niente. / E la campana un po’ triste / che a te sembra tanto lontana / potrebbe tacere / e lasciare il silenzio per te.” BRENNERO '66 (Testo. Musica e Voce: Roby Facchinetti (https://www.youtube.com/watch?v=35xbDCQQyIM).
Successivamente Francesco Guccini sull'emozione dell'attentato dinamitardo scriverà poi "Cima Vallona" /qui sotto il testo, cantata da Caterina Caselli (https://www.youtube.com/watch?v=ZssokI9aaW4 ): “ Ci fu un tuono secco però non pioveva, / un lampo di fuoco da terra veniva. / E l'eco veloce si sparse lontano  riempiendo di fumo le valli ed il piano./ Ma il vento quel giorno era dolce e veloce /
portò via quel fumo ogni grido e ogni voce, / e là sulla cima il silenzio tornava / e tutto tranquillo di nuovo sembrava. /  Tornò dell'estate il rumore leggero / tornarono i falchi a volare nel cielo. / Restarono i quattro che a terra straziati / guardando quel cielo con gli occhi sbarrati. / Guardando le nubi vicine lassù / con occhi che ormai non vedevano più, / l'odore di morte era in quella giornata / soltanto una grande bestemmia insensata. / portate dei fiori, portate parole,/ portate canzoni, portategli il sole, / portate ogni cosa che serva per loro / a fare più dolce il sereno riposo. / Portategli il vostro sincero rimpianto, / portategli il vostro ricordo soltanto, / che sappiano loro che sono partiti / che noi tutti noi siam rimasti feriti. / Portategli i fiori, portategli il sole, / un bacio di donna, un ricordo d'amore. / Chi sa maledire o chi sa pregare / quei quattro ragazzi dovrà ricordare. /  Voglio saper se la mano assassina / che ha mosso la terra, che ha messo la mina,/ sa stringere  un'altra, se sa accarezzare/ se quella d'un uomo può ancora sembrare. “


               
                                                


                           Carlo Onofrio Gori






Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze


Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze