giovedì 3 novembre 2016

2016: "Brennero '66"



"...si muore bene in silenzio..." L'altra sera Venerdì 14 ottobre nel mio intervento alla Conferenza sulla III Guerra d'Indipendenza (vd. post precedente) ho voluto ricordare , oltre al 1866, altre date che si potevano ricollegare a questo 2016 per scadenze d'anniversario. Fra queste una che riguarda ancora l’Austria i nostri problemi storici con quel nostro confinante a Nord-Est. Beninteso niente contro quel Paese nel quale qualche volta ho avuto il piacere di trascorrere ottime vacanze, di vedere bei posti paesaggistici e storici e di esser stato ben trattato dai suoi cittadini, invero molto meglio di quanto sia stato a volte trattato qui in Alto Adige, Italia, dai cittadini locali di lingua tedesca, benché sono contento che in pace si siano in qualche modo politicamente e giuridicamente sanati con reciproca soddisfazione, vecchi ed annosi contenziosi.
Si tratta di due date: il 20 settembre del 1956 e il 9 settembre 1966 e si tratta della nostra frontiera naturale al Brennero, ristabilita con la guerra nostra vittoriosa del 1915-1918.
Tempo fa pubblicai in altra occasione una foto (qui in questo post FB riprodotta sulla sinistra del collage, mentre sulla destra sono riprodotti i caduti di Cima Vallona) del 1945 dei paracadutisti del Gruppo di Combattimento (divisione) Folgore, dell'esercito di liberazione che ristabilivano la frontiera al Brennero. Ma la faccenda non era finita. Anni dopo assistemmo a trentadue anni di guerriglia, dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988: 361 attentati con esplosivi, raffiche di mitra e mine antiuomo. Ventuno morti, di cui 15 fra militari e forze dell'ordine (paracadutisti, alpini, finanziari, poliziotti, carabinieri, ecc.), due cittadini comuni e quattro terroristi, dilaniati dagli ordigni che loro stessi stavano predisponendo. E poi 57 feriti: 24 rappresentanti delle forze armate e dell'ordine, 33 fra i privati cittadini. Sono le cifre ufficiali del terrorismo in Alto Adige. 17 le sentenze passate in giudicato: la magistratura italiana ha condannato 157 persone, di cui 103 sudtirolesi, 40 austriaci e 14 tedechi della Repubblica federale: in larga parte aderenti al gruppo sciovinista e neonazista tedesco Befreiungsausschuss Südtirol.
Ecco in questo ottobre 2016 voglio ricordare tutti i caduti italiani (onore a loro per sempre) oggi dimenticati "...Tanto, ma tanto silenzio lì intorno, non fa paura, si muore bene in silenzio..." nella difesa del confine del Brennero ed in particolare,  in questi giorni di questo 2016, i finanzieri di guardia alla frontiera morti il 9 settembre 1966 nella strage di Malga Sasso (Bolzano) trascrivendo qui sotto nel mio primo commento una canzone (Brennero '66) che a loro dedicò in quell'anno il gruppo canoro pop dei Pooh. “Ora / non senti nessuna voce / fra gli echi della sera. / Tanto, ma tanto silenzio lì intorno / non fa paura / si muore bene in silenzio. / E una campana tra i monti / racconta alla gente lontana /  di te che sei morto per niente lassù. / Nella tua casa / di pietra bruciata / non han mai visto la neve. / Ora sul muro / è rimasta soltanto / quella tua foto / stringevi in mano il fucile. /  E una campana in paese / racconta a una donna che piange / di quel tuo fucile che non servì a niente. / T'hanno ammazzato / quasi per gioco / per dimostrare alla gente / che tra quei monti / la voce del tempo / degli uomini uccisi / non deve contare più niente. / E la campana un po’ triste / che a te sembra tanto lontana / potrebbe tacere / e lasciare il silenzio per te.” BRENNERO '66 (Testo. Musica e Voce: Roby Facchinetti (https://www.youtube.com/watch?v=35xbDCQQyIM).
Successivamente Francesco Guccini sull'emozione dell'attentato dinamitardo scriverà poi "Cima Vallona" /qui sotto il testo, cantata da Caterina Caselli (https://www.youtube.com/watch?v=ZssokI9aaW4 ): “ Ci fu un tuono secco però non pioveva, / un lampo di fuoco da terra veniva. / E l'eco veloce si sparse lontano  riempiendo di fumo le valli ed il piano./ Ma il vento quel giorno era dolce e veloce /
portò via quel fumo ogni grido e ogni voce, / e là sulla cima il silenzio tornava / e tutto tranquillo di nuovo sembrava. /  Tornò dell'estate il rumore leggero / tornarono i falchi a volare nel cielo. / Restarono i quattro che a terra straziati / guardando quel cielo con gli occhi sbarrati. / Guardando le nubi vicine lassù / con occhi che ormai non vedevano più, / l'odore di morte era in quella giornata / soltanto una grande bestemmia insensata. / portate dei fiori, portate parole,/ portate canzoni, portategli il sole, / portate ogni cosa che serva per loro / a fare più dolce il sereno riposo. / Portategli il vostro sincero rimpianto, / portategli il vostro ricordo soltanto, / che sappiano loro che sono partiti / che noi tutti noi siam rimasti feriti. / Portategli i fiori, portategli il sole, / un bacio di donna, un ricordo d'amore. / Chi sa maledire o chi sa pregare / quei quattro ragazzi dovrà ricordare. /  Voglio saper se la mano assassina / che ha mosso la terra, che ha messo la mina,/ sa stringere  un'altra, se sa accarezzare/ se quella d'un uomo può ancora sembrare. “


               
                                                


                           Carlo Onofrio Gori






Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze


Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze






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