mercoledì 9 novembre 2016

Stati Uniti d'America elezioni presidenziali 2016: a dispetto di tutti gli interessati sondaggisti vince a sorpresa il politically incorrect, l'outsider Donald Trump

Elezioni presidenziali Usa 2016  Malgrado  
che, per i miei attuali problemi fisici dovuti alle ancora perduranti e dolorose conseguenze della grave e pesante operazione chirurgica subita l’anno scorso, non possa trattenermi, come vorrei, a scrivere qui al mio notebook e, visto che , con sorpresa di non pochi, sono ancora vivo ed ora sto anche un po’ meglio, qualcosa qui, su uno dei miei blog, provo, seppur brevemente e con fatica, ancora a dirla, con qualcosa che stamani ho scritto sul mio profilo FB in un paio di post.
Vince il politicamente "impresentabile" DONALD TRUMP, miliardario e populista. Le incognite ci sono, ma quel che è certo è, che con questo, per ora e per quello che abbiamo potuto capire da questa campagna elettorale e dal suo non scontato esito, vincono.... i "CONTRO" (cioè il ceto-medio dei Paesi "protetti", oggi sottoschiaffo per vari effetti negativi derivati da questa globalizzazione, voluta, così com'è, dalla finanza internazionale): perde la "falsa sinistra" liberal dei democratici usa (ma il discorso vale anche e per molti socialdemocratici occidentali) che ha puntato su Hillary boicottando alle primarie l'onesto vecchio "sinistro" Bernie Sanders (anche lui, insieme a molti giovani, "contro"), perde l' establishment perbenista della destra repubblicana usa (compresi i neocon dei tea party) che ha a sua volta boicottato Trump, perde l'interessata ipocrisia politically correct della grande stampa e dei "media forti", perdono i "poteri forti" del la politica neoliberista sfrenata della finanza e di Wall Street favorita o perlomeno non contrastata dagli inciuci degli establishment politici occidentali sia di destra che di sinistra (...onda lunga degli effetti perversi del blairismo, anche a "babbo morto") , e contro la spesso sorosianamente truffaldina evanescenza economica tecnologico-finanziaria (è un po' anche la rivincita dell'Occupy Wall Street dello Zuccotti Park di New York) oggi con Trump torna in auge la vecchia economia hard delle miniere e delle manifatture, perde l'immigrazione selvaggia e non regolamentatat funzionale agli interessi delle multinazionali finanziarie, perde il TTIP, perde questa UE, e perde anche questa NATO, neoguerrafreddista e antirussa, perdono gli islamisti e i loro protettori sauditi....ecc. ecc. ecc. perde la guerrafondaia Clinton....vince Putin ... Questo per ora: nel prosieguo vedremo nei fatti come si comporterà Trump, portato alla Presidenza (in un Paese oggi profondamente diviso), da un "movimento contro" che coalizza e unisce momentaneamente nel "contro", come accade in questi casi, - e a questo punto non solo in America visto che quel "vento" lì tirerà prima o poi anche da noi, qui alle periferia dell'"Impero" - esigenze sociopolitiche anche eterogenee, variegate, alcune fra loro persino divergenti ...e ad esempio in politica estera non si sa quale se Trump riuscirà a mantenere le sue promesse pacifiste verso la Russia anche perché bisognerà vedere come l''apparato burocratico-ministeriale di esteri-difesa-s.segreti in gran parte di fede repubblicana che per molti versi da sempre riesce più o meno  a  condizionare qualsiasi presidente Usa, riuscirà a condizionare Trump che ha preso il partito repubblicano come un taxi per arrivare alla Presidenza, e non sappiamo quale in concreto sarà l'atteggiamento di Trump verso la Cina, l'Iran e verso Cuba e l'America latina: … chi vivrà vedrà...


                                                                                                      Carlo Onofrio Gori








P.S.

...E con la sconfitta della liberal Hillary Clinton, presentatasi come paladina della sinistra (si fa per dire...) Usa, ha vinto, a posteriori, anche lui....: si tratta di Manuel Zelaya Rosales, che nel 2009, quando era Presidente eletto dello stato centroamericano dell'Honduras, venne rovesciato da un golpe orchestrato dell'allora Segretario di Stato di Obama, Hillary Clinton. Era un pericoloso guerrigliero comunista Zelaya? No, era un politico liberale e nazionalista. La sua colpa? Sostanzialmente aver chiesto un prestito all'allora "petroflorido" Venezuela di Chavez per necessità economiche del suo Paese. In Italia, dopo che i media latinoamericani ne avevano ampiamente parlato, ne scrive solo ora "L'Espresso" nel suo ultimo numero di domenica scorsa dedicato al voto Usa. 
(N.B. lo stesso  è accaduto nel 2012 in Paraguay contro il Presidente progressista (ex vescovo) Fernando Lugo e, mi domando, anche se non c'era più la Clinton come Segretario di Stato,  sarà accaduto anche nel caso delle recenti elezioni presidenziali argentine, oppure nel golpe bianco brasiliano conto Roussef e Lula?)

Comunque leggete qui sotto.

                                                                                 COG

"GoIpe del 2009, io accuso Hillary
«I militari mi hanno deposto con il via libera del Dipartimento di Stato Usa. Guidato dalla Clinton», Parla l'ex presidente dell'Honduras colloquio con Manuel Zelaya di Roberta Zunino DURANTE LA CAMPAGNA per le primarie, i sostenitori di Bernie Sanders avevano più volte ricordato che a sporcare il curriculum di Hillary Clinton non ci sono solo l'email-gate, l'affaire Bengazi e la guerra in Libia, ma c'è anche il caso del golpe militare contro il presidente dell'Honduras Manuel Zelaya avvenuto nel 2009, quando lei era Segretario di Stato a Washington. Con loro, la politologa Dana Frank - docente di storia contemporanea all'Università di Santa Cruz in California - ha denunciato «le menzogne della Clinton» su quel golpe, la sua riluttanza nel condannare l'intervento militare contro un presidente democraticamente eletto. Ancora lo scorso aprile nel rispondere all'unica domanda in proposito rivoltale dai media statunitensi, Hillary si è difesa con imbarazzo: «È stata una rimozione ordinata dalla Corte Costituzionale nel solco della legge, anche se effettuata con metodi non piacevoli". Oggi l'Honduras, dopo quel golpe, è una "democratura": dove coloro che si oppongono allo strapotere esercitato dai capi dello Stato post golpe (Porfirio Lobo Sosa e Juan Orlando Hernandez in carica dal 2014) e dai loro entourage di latifondisti, proprietari di miniere e impresari nazionali e internazionali dediti allo sfruttamento delle risorse idriche, vengono uccisi spesso dalle forze di sicurezza. li nome più noto, tra le vittime, è quello di Berta Caceres, alla quale nel 2015 era stato assegnato il corrispettivo del premio Nobel per la salvaguardia dell'Ambiente. Ma dal golpe a oggi nel Paese sono state uccise centinaia di persone: contadini, oppositori, giornalisti.
In questa intervista esclusiva per l'Espresso, l'ex presidente dell'Honduras Manuel Zelaya (deposto, arrestato, espulso dal paese nel cuore della notte senza nemmeno essersi potuto togliere il pigiama) parla delle responsabilità di Hillary Clinton in quello che molti  osservatori internazionali ritengono un golpe ispirato dal • Dipartimento di Stato Usa.
Presidente Zelaya, lei era il leader del Partito conservatore liberale ma durante i due anni e mezzo al vertice dello Stato si era avvicinato al presidente venezuelano Chavez inviso agli Usa. Crede che sia stato questo il motivo scatenante del golpe militare?
«Io non mi sono mai considerato di destra o sinistra, ma se lavorare a favore della ridistribuzione ddle ricchezze, a partire dalla terra, del dialogo sociale, del rispetto dell'ambiente e delle tradizioni delie popolazioni indigene significa essere di sinistra, non ho problemi a defìnirmi di sinistra. Quando decisi di aderire all' Alleanza Bolivariana per le Americhe, fondata da Hugo Chavez.ero motivato dal bisogno concreto di ottenere denaro per migliorare le infrastrutture e il tenore di vita della popolazione alzando il salario minimo, per consentire l'accesso al credito anche ai più poveri, per aprire nuovi ospedali e in generale per dare una sferzata all'economia. Chavez, al ontrario degli Stati Uniti non mi aveva chiesto in cambio di poter mettere i suoi militari in Honduras. Vorrei ricordare che nel mio paese c'è la più grande base militare statunitense del Centro America, il Comando Sur. Del resto gli Usa vedono da sempre l'Honduras come una propria appendice meridionale. Quest'alleanza politico-economica con il comandante Chàvez ovviamente è rimasta sullo stomaco a Washington. Posso dire con certezza che l'allora Segretario di Stato ha avuto fin da subito un atteggiamento favorevole alla mia deposizione, al mio arresto, rapimento ed espulsione illegale dal paese».
Hillary Clinton ha invece affermato più volte che la Corte Suprea honduregna ha agito secondo la legge mandando i militari ad arrestarla in quanto è l'esercito a dover proteggere la Costituzione quando è in pericolo. E lei aveva indetto un referendum incostituzionale per chiedere ai cittadini di esprimersi su un'estensione del suo mandato, allora non ammesso proprio dalla Carta.
«Intanto il referendum, che si sarebbe dovuto tenere di lì a poco, non aveva carattere vincolante. Secondo: Hillary Clinton non ha mai neppure ammesso che si sia trattato di un golpe, né tantomeno di un golpe militare quando invece, anche dai cablo rilasciati da WikiLeaks, è emerso che l'allora ambasciatore statunitense in Honduras, Hugo Llorens, ha confermato che si è trattato di un "coup" illegale in seguito a una cospirazione della Corte Suprema assieme al Congresso nazionale e ai militari».
Hillary CIinton dice che, se si riconoscesse ufficialmente un golpe manu . .militari, avrebbe dovuto sospendere gli aiuti degli Stati Uniti all'Honduras.
«Gli aiuti Usa non sono andati alla popolazione bensì ai golpisti e all'esercito che da allora hanno esautorato di fatto il parlamento, centralizzato il potere, messo il segreto di Stato su tutti i
dossier e creato un clima di terrore e di impunità. Quando i miei sostenitori sono scesi in piazza per protestare pacificamente contro il golpe, le forze dell'ordine hanno sparato loro addosso, li hanno arrestati, torturati. Ancora mancano all'appello numerose persone. Nessuno sa se siano vivi o morti».
Tra coloro che avevano preso parte alle manifestazioni di quei giorni c'era' anche l'ambientalista Berta Caceres uccisa nel marzo scorso. Gli attivisti e le organizzazioni per i diritti umani accusano i vertici dello Stato di esserne stati i mandanti. Oggi sono in carcere in attesa di giudizio anche
due ex quadri intermedi della polizia e dell'esercito, oltre a un dirigente della società idroelettrica Desa che avrebbe dovuto costruire la diga contro cui si batteva l'attivista. È stato un omicidio politico a  suo avviso?
«Sì, senza dubbio, Berta Caceres, e come lei molti altri attivisti e contadini sono stati uccisi perché lottavano contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali che sono state prese d'assalto dalle multinazionali straniere grazie alla politica dell'attuale presidente Hernandez. Il presidente sta cercando di attrarre più investimenti possibile dall'estero offrendo alle imprese la possibilità di creare Zone Economiche Speciali, cioè dei miero-stati con la propria polizia e le proprie leggi, Quando io ero presidente avevo bloccato questi progetti e il piano per la costruzione di decine di dighe, che poi sono stati riesumati dai miei successori».
Perché l'allora Segretario di Stato Hillary Clinton avrebbe sostenuto a suo avviso il golpe pur essendo un'esponente del partito democratico? Questi metodi in genere li hanno usati i repubblicani, non i democratici.
«Il Segretario Clinton e l'amministrazione Obama nei confronti dell'Honduras hanno semplicemente continuato la politica di Bush. Nei confronti del "cortile di casa", gli Usa perpetrano da sempre la stessa politica oppressiva, indipendentemente dal partito a cui appartiene l'inquilino della Casa Bianca e, di conseguenza, del Dipartimento di Stato»








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