giovedì 8 novembre 2012

Carlo O. Gori. Omaggio a Marc Bloch


Omaggio a Marc Bloch *

Il difficile "mestiere" dello storico...(o nel mio caso del "divulgatore" storico, preferisco il secondo, visto che spesso gli "accademici", prevalentemente quelli italiani, scrivono veramente male e/o secondo come spira il loro, o altrui, “politico vento"), modestamente, come lo intendo io (ma con libera ispirazione e doveroso omaggio...si parva licet...al grande March Bloch, vd. "Annales"): raccogliere documenti e se possibile testimonianze, verificare ed "incrociare il tutto". Fatto ciò avvicinarsi allora il più possibile alla verità (che, N.B., non potremo mai veramente raggiungere), poi cercare di entrare nellE mentalità del tempo (che non sono mai quelle nostre, di oggi) ed interpretare quei fatti secondo quelle mentalità, poi raccontare il tutto, oggi, dando conto delle mentalità d'allora e tenendo conto delle mentalità d'oggi. Infine, e solo infine, dare il proprio parere, la propria interpretazione.

                                                                            Carlo O. Gori
da Wikipedia:
« Marc Léopold Benjamin Bloch (Lione, 6 luglio 1886 – Lione, 16 giugno 1944) è stato uno storico francese.
Nato a Lione, figlio di un professore di storia antica, Gustave Bloch, Marc studiò alla École Normale Supérieure e alla Fondazione Thiers a Parigi, poi a Berlino e a Lipsia. Fu ufficiale di fanteria durante la Grande Guerra, terminando il conflitto come capitano premiato con la Legion d'onore. Dopo la guerra, insegnò all'università di Strasburgo. Nel 1929 fondò, con Lucien Febvre, l'importante rivista Annales d'histoire économique et sociale (dal 1994 chiamata “Annales”. Économies, Sociétés, Civilisations) dove venivano presentati gli studi degli storici della Scuola delle “Annales”. Gli studi di Bloch erano centrati soprattutto sul feudalesimo. Inoltre fu uno dei primi storici francesi a interessarsi allo studio comparato delle civiltà e alla storia del pensiero (vista anche come storia antropologica). Studiò a lungo (soprattutto nella prima parte della sua vita) le campagne ed i rapporti di produzione (economici e quindi anche sociali) che le caratterizzavano. nel 1936 successe a Henri Hauser alla cattedra di storia economica alla Sorbona. Una parte dell'Università di Strasburgo è ora intitolata a lui (Università Marc Bloch).
Non fece domanda per l'avanzamento di grado e partecipò alla seconda guerra mondiale (dal 1939 al 1940) come capitano addetto ai rifornimenti. Partecipò poi (dopo il 1942) alla resistenza francese a Lione. Grandissimo fu il suo sconforto verso la borghesia francese, che a suo avviso aveva contribuito in maniera determinante alla sconfitta, e si era poi alleata al fascismo, collaborando attivamente con i tedeschi; inoltre le sue origini ebraiche lo rendevano inviso ad un regime che si era, autonomamente, allineato alle leggi razziali italiane e tedesche. Per la sua enorme fama europea il governo di Vichy non lo allontanò inizialmente dall'insegnamento, nonostante le sue origini ebraiche, anche se lo trasferì in un'università meno "prestigiosa". La sua biblioteca privata parigina, ricca anche di libri rari e antichi, fu razziata dalle SS e in buona parte è andata dispersa.
Durante l'occupazione tedesca della Francia, per le sue azioni nella resistenza, dopo un periodo di prigionia durato qualche mese (durante il quale fu sottoposto a torture), Marc Bloch fu fucilato presso Lione dalla Gestapo, gridando «Vive la France!» al plotone di esecuzione.
Bloch ha lasciato una grandissima influenza nel campo della storiografia attraverso la sua opera incompleta Apologia della storia (o Mestiere di Storico), dedicata all'amico e collega Lucien Febvre, alla quale stava ancora lavorando quando fu ucciso dai tedeschi.
Il libro di Bloch e Che cos'è la Storia? di Edward Carr sono considerate oggi tra le più importanti opere di teoria storiografica del XX secolo.
L'ultimo libro di Bloch (pubblicato postumo), La strana disfatta, era una breve valutazione del rapido fallimento del tentativo dell'esercito francese di contrastare la Blitzkrieg dei tedeschi nel 1940. Nelle pagine è possibile rilevare l'invettiva contro la classe dirigente francese. L'accusa è quella di combattere una guerra sostanzialmente nuova con strategie e mezzi (che nel 1914-18 assicurarono la vittoria alla Francia) ormai superati dai progressi tecnologici, mentre "i tedeschi facevano la guerra del 1940". »
In effetti La strana disfatta, seppur "scritto a caldo" è un pamphlet che non si ferma alle cause "tecniche", ma analizza le ragioni profonde della disfatta francese del '40, merita qui riprodurre un brano di una recensione che ho trovato nel web in http://www.ibs.it/:
«Ora, se quel giudizio, nella sua folgorante acutezza, era già tale da disturbare non poco la cultura corrente, è soprattutto il terzo e ultimo capitolo, "Esame di coscienza di un francese", a risultare difficilmente digeribile: perché esso, muovendo dall'osservazione che "non vi è mai in una nazione corpo professionale che, da solo, sia interamente responsabile dei propri atti", affonda il bisturi nelle debolezze intrinseche della Terza Repubblica che, al di là delle specificità storiche cui Bloch è attentissimo, fanno troppe volte pensare ai tarli delle moderne democrazie al divario che le separa da quell'''ideale repubblicano" che costituì la religione laica del grande storico.
Bloch non risparmia niente e nessuno: il pacifismo parolaio, il tarlo plebiscitario che minaccia la democrazia, l'opportunismo del sistema dei partiti, i vizi del parlamentarismo, il pressappochismo della sinistra, l'angustia dei sindacati, le miserie del fronte popolare, la pigrizia degli intellettuali, sino al proprio silenzio negli anni venti e trenta. Ma sfugge sempre al rischio di confondere i valori con le mediocri o deplorevoli forme che pretendono inverarli: riafferma con forza il ripudio della guerra e la necessità della solidarietà internazionale, la tensione verso l'eguaglianza e la partecipazione, il commosso apprezzamento della solidarietà tra lavoratori, il primato del pluralismo e del conflitto civile sull'uniformazione autoritaria.
Il suo straordinario senso della Storia che "è scienza del mutamento" e ha come oggetto gli uomini nella loro indissolubile unità di necessità materiali e slanci ideali - lo aiuta a discernere ciò che va rifiutato o corretto da ciò che va salvaguardato come faticosa acquisizione della "civilizzazione". Una tensione, questa, preziosa dinanzi alla disgregazione di un mondo. E dunque, non è forse un caso che le fortune de "La strana disfatta" coincidano con l'ambiguo e sottile senso di smarrimento che percorre la nostra civiltà dopo il 1989 e che ha indotto taluno a parlare di ''fine della Storia". »              
(recensione di S. Senese,  "L'Indice", n. 10, 1995)

Opere e Bibliografia (citate in Wikipedia)

Apologia della storia o mestiere di storico, Einaudi, Torino, 1998
I re taumaturghi, Einaudi, Torino, 1973
Lavoro e tecnica nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari, 1990
La società feudale, Einaudi, Torino, 1984
I caratteri originali della storia rurale francese
Lineamenti di una storia monetaria d'Europa
Riflessioni di uno storico sulle false notizie di guerra
Metodologia storica
Le forme della rottura dell'omaggio nell'antico diritto feudale
La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921)
Carole Fink, March Bloch: A Life in History, Cambridge University Press, 1989, p. 321
Massimo Mastrogregori, Introduzione a Marc Bloch, Laterza, 2001
Marcello Mustè, Politica e storia in Marc Bloch, Aracne, 2000
Carole Fink, March Bloch: A Life in History, Cambridge University Press, 1989 ISBN 0-521-40671-4

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
 «  "Papà, spiegami allora a cosa serve la storia". Così un giovinetto, che mi è molto caro, interrogava, qualche anno fa, uno storico. Del libro che si leggerà, vorrei poter dire che è la mia risposta. (da Apologia della storia o mestiere di storico)
La diversità delle testimonianze storiche è quasi infinita. Tutto ciò che l'uomo dice o scrive, tutto ciò che costruisce e che tocca, può e deve fornire informazioni su di lui. (da Apologia della storia o mestiere di storico)
Se i fisici non fossero stati intrepidi, a qual punto sarebbe la fisica? (daApologia della storia o mestiere di storico, ed. 1969, p. 33)
Vive la France! (di fronte al plotone di esecuzione; citato in Carole Fink,March Bloch: A Life in History, Cambridge University Press, 1989, p. 321) »

* (già pubblicato in historiablogori  domenica, 03 luglio 2011)



                          
                                                Carlo O. Gori

gori" "carlo onofrio gori" "carlo o. gori" "gori carlo o."

La difficile «travail» de l'historique ... (ou dans mon cas, le «vulgarisateur» historique, préfère la seconde, car, souvent, le «académique», ceux principalement italiens, écrivent-ils vraiment mauvais et / ou selon que leur tour, ou d'autres, "vent politique»), modestement, si je comprends bien (mais avec l'inspiration libre et hommage ... est ... le grand parva licet Mars Bloch, vd. "Annales") recueillir des documents et des témoins, si possible, vérifier et "traverser tout." Une fois que ceci est fait, puis plus près possible de la vérité (qui, NB, on ne peut jamais vraiment atteindre), puis essayez d'entrer dans la mentalité de l'époque (ceux qui n'ont jamais la nôtre aujourd'hui) et d'interpréter celles qui sont faites en fonction de la mentalité, alors dites-le tout, aujourd'hui, compte tenu de la mentalité de l'époque et en tenant compte de la mentalité d'aujourd'hui. Enfin, et seulement alors, donner leur avis, leur propre interprétation.
 "carlo gori"












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