giovedì 3 settembre 2015

2015: si intensifica la collaborazione politica, economica e militare fra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese

Collaborazione Russia-Cina: l'Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO)


Oggi 3 settembre 2015 si è svolta una grandiosa parata militare a Pechino: la prima volta, dopo 70 anni, la Cina ha celebrato con una maxi-parata militare l’«anniversario della vittoria nella guerra di resistenza contro l’aggressione giapponese e nella guerra mondiale contro il fascismo». Come non stabilire un parallelo con la colossale parata militare di Mosca del 9 maggio 2015 per il 70° anniversario della vittoria sovietica sul nazismo? In quell'occasione Putin aveva costantemente alla sua destra il presidente cinese XI Jinping, a significare che i rapporti fra Russia e Cina sono ottimi. Le parate militari a quel livello sono sempre un messaggio politico di dimostrazione di forza non solo militare: medesima grandiosità a Mosca e a Pechino, medesimo rifiuto occidentale a partecipare a alto livello, medesimo messaggio rivolto da Mosca e a Pechino (corroborato anche da varie manovre militari congiunte che si sono svolte dal 2003 ad oggi) soprattutto agli Usa ed all'Occidente: decidetevi finalmente a prender buona nota che non siamo più negli anni '90 secolo scorso quando in giro per il mondo facevate quasi impunemente il bello e il cattivo tempo, e che, piaccia o non piaccia, gli equilibri mondiali stanno cambiando, anzi, sono in buona parte già cambiati.
Con la visita di Gorbačëv a Pechino (maggio 1989) veniva sancita la piena riconciliazione dell’Urss con la Cina dopo un dissidio che durava dal 1961 e che si era particolarmente inasprito dal 1969 in poi. Con l’avvento di Putin al vertice della Federazione Russa i rapporti fra Russia e Cina si si sono andati progressivamente rafforzando. 
I rapporti tra Russia e Cina, sono attualmente eccellenti,  favoriti dalla comune necessità di contenere una sempre più aggressiva potenza statunitense. Uno dei capitoli su cui oggi Cina e Russia fanno fronte comune è quello relativo a Siria e Iran.
Si pensa a ragione – visto che ancora nel 2014 malgrado l’avvento degli islamisti e del Califfato Isis in ampie zone della Siria e dell’Irak, l’Occidente era pronto non tanto ad una guerra contro quest’ultimi, ma contro la Siria “laica” di Assad  che la “primavera araba” del 2011 in Siria e la conseguente attuale lacerante guerra – come del resto nel caso lampante  di quella libica che nello stesso 2011 ha portato con il diretto  e dal conseguente coinvolgimento francese e occidentale alla caduta di Gheddafi –   sia stata ampiamente fomentata voluta e sostenuta dall’esterno (Usa, Arabia Saudita, Qatar, Turchia  ecc.) avendo come obiettivo finale, non tanto "l'esportazione della democrazia" quanto l’espulsione della Russia dalle basi siriane di Latakia e Tartous. Recentemente  c’è stata un’intesa americana con l’Iran sul nucleare e del resto al Cremlino non si desiderava un Iran dotato dell’arma nucleare, ma si è consci – visto che non si vuole da parte occidentale trovare un’intesa sulla Siria che permetta di arginare seriamente l’avanzata islamista - che una caduta dei governanti a Damasco o Teheran (che sostiene Assad) rappresenterebbe una vittoria degli USA.
«La Russia – ricordava in una sua lungimirante intervista del 2012 l’ex Ambasciatore a Mosca Sergio Romano (vd. "Internazionale" 10 Giugno 2012)  – è portata a pensare che ogni vittoria americana si traduca nell’allargamento dell’area in cui gli Stati Uniti sono la potenza dominante. E questo non le piace»
Del resto con il golpe (favorito dagli Usa) - dell’Euro-Maidan di Kiev del 21 novembre 2013 che ha portato al rovesciamento del legittimo governo di Viktor Janukovyč con la rivolta degli ucraini filorussi di Crimea e del Donbass e con guerra in Ucraina orientale con le conseguenti sanzioni anti-russe  di Usa ed Europa è finora fallito il progetto, originariamente tedesco, di uno spazio comune fra Europa e Russia “da Lisbona a Vladivostok”  Romano ritiene che sia auspicabile di "”, di  impossibile realizzazione «finché esiste una NATO che è evidentemente strutturata in funzione anti-russa - ricordava sempre l'esperto storico e diplomatico Sergio Romano  nella sua significativa “profetica” intervista del 2012  - «l’Europa è  - in qualche modo prigioniera della NATO ...mentre dovrebbe avere...«una propria politica estera, distinta da quella degli Stati Uniti».
La Cina da parte sua teme, tanto per dirne una, l'attuale intensificarsi in senso aggressivo del rapporto geopolitico e militare tra USA e Giappone.
Attualmente Cina e Russia, insieme ad altri Stati amici, soprattutto ex-sovietici, sono membri dell’ importante Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione - Shanghai Cooperation Organisation, (SCO) o Patto di Shanghai, un'alleanza per la cooperazione fra paesi euroasiatici operante da 12 anni in Asia centrale, la cui rilevanza, specie dal punto di vista geopolitico, è oggi in continua crescita. L'alleanza, sorta come meccanismo per favorire la risoluzione di eventuali dispute territoriali tra i sei paesi aderenti – Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan  e Uzbekistan – è andata progressivamente istituzionalizzandosi, intensificando la cooperazione tra i suoi membri tanto sul piano militare e le questioni di sicurezza quanto in ambiti come quello economico, energetico e culturale. Il piano più rilevante è quello militare e di sicurezza, all’insegna della comune volontà di contrastare tre fenomeni che sono identificati come le principali minacce alla sicurezza regionale: il terrorismo, l’estremismo e  il  separatismo alle quali si sono poi aggiunti gli attacchi informatici provenienti dall'esterno. Il riferimento esplicito e l’enfasi posta su questi tre elementi (sanciti dal primo atto ufficiale dell’Organizzazione, la ‘Shanghai Convention on Combating Terrorism, Separatism and Extremism’) rende peculiare nel suo genere la SCO e sottolinea come la prima preoccupazione dei membri – soprattutto dei due più importanti, Cina e Russia – sia quella di conservare lo status quo territoriale in una regione dove sono particolarmente accesi irredentismi, contrasti etnici e spinte secessioniste, attacchi di gruppi islamisti e dove non mancano ingerenze di potenze esterne agli Stati firmatari.
 La SCO è stata fondata nel 2001 a Shanghai, dai leader di Cina, il Kazakistan, il Kirghizistan, la Russia, il Tagikistan e l'Uzbekistan. Questi paesi, fatta eccezione per l'Uzbekistan erano stati precedentemente membri del Gruppo di Shanghai (Shanghai Five) fondato nel 1996 e già attivo dalla metà degli anni Novanta sul tema della cooperazione nella gestione dei confini; dopo l'inclusione dell'Uzbekistan, nel 2001, il Gruppo decise di istituzionalizzarsi i membri hanno rinominato il patto associativo  in Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) per la collaborazione politica, economica e militare. Secondo alcuni osservatori statunitensi e occidentali la SCO sarebbe nata con l’intento di contenere e bilanciare la presenza statunitense nell’area centroasiatica: un’interpretazione che si è rafforzata da quando, nel 2005, proprio da un summit della SCO è emersa la richiesta a Washington di calendarizzare il ritiro delle proprie installazioni e dei propri soldati presenti in Asia centrale. Sulla capacità reale della SCO di essere un contrappeso alle ingerenze esterne nella regione, d’altra parte, conta in maniera determinante lo stato di salute delle relazioni bilaterali tra Russia e Cina, nonché il livello generale di coesione tra tutti gli aderenti che a volte non sempre concordano sulle modalità di attuazione della propria politica estera. 
Una rinnovata coesione si è manifestata di recente al summit del giugno 2012, al termine del quale è stato dichiarato che nessuno stato della SCO dovrà entrare in un’alleanza indirizzata contro un altro membro dell’Organizzazione, lasciando intendere una posizione di contrasto rispetto alla NATO e alle mire espansionistiche occidentali nel continente asiatico. Russia e Cina si sono inoltre mostrate concordi sui temi più delicati del panorama internazionale, affermando il netto rifiuto di qualsiasi intervento armato per risolvere la crisi in Siria e quella del nucleare iraniano. 
Sul piano operativo la SCO si è concentrata finora sulla cooperazione militare, tramite la realizzazione di ripetute esercitazioni comuni anche di vasta scala, sulla lotta al terrorismo (dal 2004 è stato istituto un centro regionale per le attività di antiterrorismo, situato in Uzbekistan),  e ancora sulla cooperazione energetica, in quella commerciale e culturale, come sancito tramite la ratifica di un accordo formale nel 2007 (Treaty on Long-Term Good-Nei ghborliness, Friendship and Cooperation). Riguardo alla struttura istituzionale si nota che la Carta della SCO venne approvata nel giugno del 2002, un anno dopo la decisione di istituire l’Organizzazione in essa si stabilì che l'organo decisionale superiore della SCO  è il Consiglio dei capi di Stato che si riunisce in occasione dei vertici che si tengono ogni anno in una delle capitali degli stati membri. L'attuale Consiglio dei capi di Stato è composta da: Vladimir Putin (Russia), Xi Jinping (Cina ), Almazbek Atambayev (Kirghizistan), Emomalii Rahmon (Tagikistan), Islam Karimov (Uzbekistan),  Nursultan Nazarbayev (Kazakistan). Questo è seguito nella gerarchia dal Consiglio dei capi del governo e dal Consiglio dei ministri degli esteri. Il primo approva il budget, discute gli ambiti e lo stato dell’arte della cooperazione multilaterale; il secondo discute le principali questioni dell’agenda politica internazionale e gestisce le relazioni tra la SCO e le altre organizzazioni multilaterali. Infine il Consiglio dei Coordinatori Nazionali coordina la cooperazione multilaterale degli Stati membri nel quadro della Carta della SCO mentre il principale organo amministrativo ed esecutivo della SCO, è il Segretariato generale al quale si affiancano diverse altre strutture e agenzie con competenze sui  settori d'intervento (la SCO ha  avviato oltre venti grandi progetti relativi ai trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni e ha tenuto riunioni periodiche di sicurezza, militare, della difesa, degli affari esteri, economico, culturale, servizi bancari ecc.).
Il Segretariato generale ha sede a Pechino e l’attuale Segretario generale in carica dal 2013 fino al 31 dicembre 2015 è il russo Dmitry Fèdorovic Mezentsev. Le lingue di lavoro ufficiali  della Shanghai Cooperation Organization sono il cinese e il russo)
Gli attuali Stati membri della SCO sono : Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Il 10 luglio 2015, la SCO ha deciso di ammettere l'India e il Pakistan come membri a pieno titolo, e si prevede la loro effettiva adesione entro il 2016. Gli osservatori:Bielorussia, Mongolia, e dal giugno 2012, l’Afghanistan (si discute quale ruolo assumere in questo paese, in vista del ritiro delle forze armate occidentali a fine 2014).  sono partner di dialogo: Armenia,  Azerbaijan, Cambogia, Nepal, e Sri Lanka e Turchia. 
La SCO ha contatti permanenti con il Turkmenistan,  con  l’ Associazione [politica e economica ] Organizzazione delle Nazioni Del Sud-Est Asiatico (ASEAN), con la Comunità degli Stati Indipendenti (CIS). Nell 'ottobre 2007 la SCO ha firmato un accordo con l' Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva - Организация Договора о Коллективной Безопасности (CSTO).
Per la cronaca: nel 2006 gli Stati Uniti chiesero, evidentemente con intento provocatorio, di essere ammessi come "osservatori" alla SCO e la richiesta venne  significativamente respinta all’unanimità dagli Stati appartenenti. 


     
                                         

                                           COG




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