martedì 28 maggio 2013

Carlo O. Gori. A Pistoia giovedì 30 maggio alle ore 17 presso la libreria LoSpaziodiviadell'Ospizio presentazione di Zibaldone Moscovita di Renato Risaliti

Zibaldone Moscovita. Introduzione


Questo volume è il diario nudo e crudo di una catastrofe annunciata, «la più grande tragedia del XX secolo», con un bilancio minimo di morti di fame, inedia, disperati suicidi, di almeno venti milioni
di persone, scomparsi per risuscitare il cadavere del capitalismo russo  fra gli evviva entusiasti dell' Occidente trionfante.
L'Occidente pensava di aver sotterrato «il comunismo» o quello che si credeva tale e invece contribuiva alla (ri)nascita di un "mostro", quello russo, che lo aveva tormentato per almeno due secoli nel vecchio mondo ...
Ma si sa che le vie del Signore sono imperscrutabili ... Nel 1991, nel mese di giugno, fui invitato a Carrara a tenere una conferenza sull'Unione Sovietica dalla locale associazione Italia-URSS.
Quando entrai nella sala, la trovai piena di gente e in prima fila sedeva un gruppo di operai in tuta. Il presidente dell' Associazione mi invitò a parlare. lo esordii con queste parole: «Amici e cittadini,
quando si parla di URSS tutti pensano che sia un monolite. Niente di  più falso! Esistono più differenze fra un estone e un azerbajgiano che fra uno svedese e un siciliano!» Non l'avessi mai detto. Subito un operaio in tuta alzò la mano e disse: «Mozione d'ordine». «Bene - fece la presidente - di che si tratta?». «Vorrei sapere, incalzò l'operaio in tuta, chi è che ha chiamato a parlare dell'URSS quest'elemento antisovietico?». Un vero fulmine a ciel sereno. Parapiglia in sala, poi prevalse la tesi che mi lasciassero proseguire, bontà loro!
Quell' operaio, in buona fede, ma disinformato, non immaginava che l'URSS, nel giugno 1991, stava per crollare sotto il peso delle proprie contraddizioni e di un contrasto politico che era impersonato da due dirigenti statali, che si chiamavano Gorbacev (presidente dell'URSS) e El'cin (presidente della Russia).
In verità si trattava di una falsa alternativa, nel senso che ambedue, forse senza rendersi conto di tutte le implicazioni vicine e lontane, volevano la fine dell'Unità dell'Unione Sovietica.
A dire la verità, chi teorizzò per primo la fine dell'URSS fu Gorbačëv, quando inopinatamente inventò la favola della «casa comune europea» che era uno schiaffo a tutta la tradizione storico-culturale della Russia, per non parlare dei popoli di tradizione islamista dell'Asia Centrale e in parte del Caucaso.
El'cin, da bravo speculatore, si gettò con foga nella breccia ideale e culturale aperta dal suo avversario politico e rincarò la dose secessionista invitando tutte le repubbliche a prendersi tanta indipendenza quanto pareva loro necessario. A questo punto l'URSS si era trasformata in una specie di torre di Babele. E non solo l'URSS, ma anche la Russia e molte altre repubbliche sovietiche. Gli errori politici economici di Gorbačëv resero la fine dell'URSS un processo quasi scontato, l'unico a non capirlo fu proprio lui, il primo e ultimo presidente dell'URSS. Gorbačëv l'ultimo depositario del potere giacobino dei bolscevichi, non ebbe mai il coraggio di fare quello che il “democratico” un po' canagliesco El'cin ebbe il coraggio di fare col Parlamento: l'uso della forza!
El'cin, quando ritenne giunto il momento, usò la forza più brutale contro i suoi avversari politici in modo oculato con l'uso dei corpi speciali dell' esercito e dei civili volontari preparati nel più segreto, con l'uso di granate perforanti multiple dotate di gas. Migliaia a furono i difensori del parlamento il 4 ottobre 1993. Solo il corrispondente del “Corriere della sera”, Valentino, ebbe il coraggio parlarne un po'! .. Ma poi fu trasferito in ... Germania! Perché imparasse la lezione!
La permanenza nella Russia in trasformazione è avvenuta in due diversi momenti del 1993, in un periodo di grandi trasformazioni economiche, sociali, culturali non sempre positive. Nel corso di poco tempo cadde tutta la struttura economica  sovietica creata nel corso dei decenni precedenti. Il piano dei 500 giorni si trasformò in un arraffa-arraffa fra più proprietà e più beni che si poteva da parte della cosiddetta "nomenclatura" che di punto in bianco cambiò pelle e si scoprì dedita al business più sfrenato e sfrontato.
Fu inventato il sistema dei voucher che valevano 10.000 rubli essendo stato "calcolato" che la ricchezza complessiva della Russia era di 150 miliardi di rubli. Ogni persona aveva diritto ad un voucher di 10.000 rubli. I voucher furono snobbati dalla massa della popolazione e quindi il loro corso cadde fino a circa il 40% del loro valore. I grandi commis di stato ne fecero incetta senza spendere molto perché avevano in mano le casse delle fabbriche e le banche. Una volta che questa incetta fu realizzata fu attuato l' adeguamento dei prezzi delle merci a quelli occidentali, cioè una rivalutazione di mille volte, mentre i salari rimanevano gli stessi. Di punto in bianco milioni di persone guadagnavano mille volte meno. Non solo! Ma le fabbriche e gli uffici non pagarono più per alcuni anni i loro dipendenti.
Le case di cura e riposo, gli ospedali, le scuole, gli asili nido non ricevettero più i finanziamenti. In questa condizione di disastro generale furono annunciate le privatizzazioni, da cui furono esclusi gli stranieri e i cittadini russi senza vaucher.
La svendita di tutto l'apparato industriale e commerciale divenne un gioco da ragazzi per la nomenclatura sovietica. Alla gente comune furono date le briciole, cioè le case, spesso obsolete e fatiscenti, in cui abitavano a condizione che ne facessero richiesta scritta. Molti si rifiutarono di farlo e non pochi si videro gettati fuori dalla casa in cui avevano sempre abitato.
Il dramma sociale provocò una crisi demografica senza precedenti  nel mondo moderno. Milioni di persone videro distrutte le aspettative di vita e morirono silenziosamente di fame, inedia o si suicidarono.
Molti bambini furono venduti all'estero, pardon, adottati. Trecentomila scienziati emigrarono nei paesi capitalistici, dove si sono rifatti una vita.
La popolazione russa, malgrado tutta l'immigrazione, dall' Asia centrale, di 15 milioni di persone, è scesa da 150 a 142 milioni. Una perdita secca di circa 20 milioni di persone. Neanche le purghe di Stalin avevano provocato tanto sfacelo.
Nel mio diario registro l'andamento dei prezzi e l'ondata dei cambiamenti. Nel frattempo, lavoro all'Archivio del Komintern per studiare il lascito di Gramsci e Togliatti.
Quel ritorno a Mosca nel 1993, anzi quei ritorni, perché sono diverse permanenze nella capitale russa ex sovietica all'indomani della disgregazione dell'impero sovietico e della stessa URSS, mi
proiettarono in una esperienza nuova, ma in un certo senso fu una esperienza di ritorno, perché nel 1943 avevo già assistito alla caduta di un regime, quello fascista, che voleva essere millenario, e di uno stato, quello italiano, che non aveva che 80 anni.
L'avevo vista e vissuta - quella - con i miei occhi di bambino ora invece vedevo concretamente con sguardo adulto la rovina di un regime, quello sovietico, che voleva essere eterno, e di uno stato che
aveva poco più di 70 anni.
I due regimi erano caduti per due ragioni diverse: il regime fascista a causa di una sconfitta militare, quello sovietico per implosione interna. I suoi dirigenti, alla prova dei fatti, non erano riusciti a riformarlo, vittime consapevoli  e sacrificali di infinite contraddizioni. Nel mio diario giornaliero documento i conflitti finanziari, miei, sociali, nazionali, culturali che lo avevano portato alla rovina. Il mio diario lo chiamo, non a caso, Zibaldone, perché nelle mie analisi tengo ben presente la crisi che negli stessi anni viveva L ‘Italia era una crisi che aveva molte analogie con la coeva crisi sovietica e  russa E se le mie giornate spesso trascorrevano nell'archivio del Comintern non era un caso, ma una scelta precisa: perché dopo il crollo del regime sovietico gli archivi del partito comunista sovietico e dell'Internazionale comunista potevano essere visti senza alcun filtro o censura, a differenza di quanto mi era capitato negli anni di studio all'Università Statale Lomonosov di Mosca. Era improvvisamente la manna dal cielo, la situazione che avevo sempre sognato. Purtroppo se avevo le «aperture» per accedervi, non avevo soldi per acquistare i documenti, come hanno fatto altri, compresi certi italiani che . questi denari li avevano. Costoro hanno acquistato pezzi d'archivio a caro prezzo da alcuni archivisti che poi si sono fatti una solida posizione sociale negli USA.
Questi documenti potrebbero rivelare, se conosciuti, alcuni lati inconcepibili per non pochi dirigenti politici italiani, ma anche di tanti altri paesi, nel secondo dopoguerra. Forse questi documenti, che ho potuto vedere, compariranno fra qualche decennio, quando diventeranno simili ai reperti di Hammurabi per noi uomini del XXI secolo.
Non si può escludere, però, che altre catastrofi sociali non li distruggano. Una parte dei documenti che rinvenni a Mosca, nell'archivio del Komintren, li ho già pubblicati diciassette anni fa nel mio Togliatti fra Gramsci e Nečaev anticipo di tutti i documenti di varia natura che avevo copiato a Mosca senza aver chiesto di fotocopiarli per mantenere il segreto di quello che avevo trovato.
Infatti, via via che guardavo le varie filze, venivano a chiedermi se avevo trovato qualcosa di interessante; io mi schermivo dicendo: «sono le solite cose».
Poi fui preso da tutta una serie di altre ricerche, che mi allontanarono dalla realizzazione del programma originario. I nuovi progetti  furono inframezzati da momenti di difficoltà con la mia salute e da altre questioni. Solo oggi, dopo quasi vent'anni dalle ricerche (e dalle scoperte), posso pubblicare interamente i documenti rinvenuti nel 1993. Questi documenti provengono, in larga misura, dal fondo Ercoli (Palmiro Togliatti). Si tratta anche di documenti curiosi che riguardano lettere di Pietro Nenni, Oddino Morgari o Rugginenti, durante il periodo della guerra civile di Spagna, ma anche dei processi di Mosca.
Un altro blocco di documenti proviene dal fondo Gramsci, fondo che ancora oggi, come dimostra l'inventario che pubblico per la prima volta, non è stato affatto esplorato fino in fondo, a causa delle timidezze, doppiezze e incongruenze dei dirigenti del PCI, che hanno costantemente inviato a Mosca uomini e studiosi non sufficientemente preparati alla bisogna e che sono all'origine di tante polemiche attuali e roventi - lasciatemelo dire - spesso inutili e dannose per coloro che volevano essere i continuatori della causa di Gramsci ...
Il principale continuatore di Gramsci è stato proprio Palmiro Togliatti. Nell'archivio Ercoli si trovano non pochi documenti che riguardano il suo antico compagno di lotta. Poi ce ne sono diversi.
diverse "scalette" che pubblichiamo; che riguardano le sue avventurose vicende rivoluzionarie.
In particolare c'è la "scaletta" che riguarda la sua fuoriuscita dalla Francia con tutti i "passaggi" di coloro che lo hanno aiutato a rientrare in URSS fra il 1940 (dopo che era stato arrestato dalla polizia francese e tenuto in carcere sei mesi sotto le mentite spoglie di un ingegnere sud -americano) e il 1941, pochi mesi prima che iniziasse  l'aggressione nazista alla Russia e che egli scrivesse la famigerata lettera sulle necessità di «rielaborare» gli scritti di Gramsci.
Gli altri documenti che ho rinvenuto in quel periodo a Mosca riguardano alcuni partiti politici italiani, a cominciare dal PCI. Fra questi la memorabile corrispondenza fra Togliatti e Bianco (allora rappresentante del PCI nel Komintern) sulle sorti dei prigionieri di guerra italiani.
Alcuni di questi documenti suscitarono una forte polemica di stampa e toccò proprio a noi ristabilire il testo originale al di là e al di sopra di ogni polemica contingente e strumentale.
Negli ultimi mesi siamo stati accusati in modo gratuito da Chiara Daniele, direttrice della Fondazione Feltrinelli, di alcuni “misfatti” in forma gratuita. Parlando del mio Togliatti fra Gramsci e Nečaev scrive: «La nota introduttiva contiene una serie di affermazioni e interpretazioni che non è questa la sede per discutere!» (sic). E, di grazia, quale sarebbe la sede? Forse quella della Santa Inquisizione in quanto sarei reo di eresia? Sì, non faccio fatica ad ammetterlo, eretico da sempre [perché non ho mai avuto Dei da venerare o da rispettare, ma solo una Dea che si chiama Ragione da seguire]  e poi Chiara Daniele prosegue - con un rapporto fra causa ed effetto  veramente' demenziale - «ma che rivelano una sorprendente ignoranza delle vicende gramsciane”'.
E così, il silenzio durato diciassette anni è finito dopo che si cercò, senza successo, di incriminarmi per il «furto» di documenti. Ma  chi era di fatto l'erede del Comintern, dal momento che il PCI si era sciolto? Nessuno. Comunque, venne da me un collega e compagno dell'Università di Firenze che curava l'ultimo volume della Storia del PCI e mi disse: «Non ti citeremo mai!» e io risposi: «E chi se ne frega!». Andò via arrabbiato.
Se a pubblicare documenti inediti di Antonio Gramsci si rivela la propria ignoranza, nelle vicende gramsciane mi riconosco colpevole.
Anzi, sono anche colpevole di un nuovo e più orrendo delitto, che suona eresia lontano mille miglia. Pubblico per la prima volta l'inventario delle carte di Antonio Gramsci, così come sono state deposi
tate e catalogate a Mosca, e rimaste lì nascoste per decenni fino al  1993.
Questo, a mio giudizio, piuttosto che una colpa è un grande merito, perché si chiude definitivamente il periodo delle manipolazioni dei documenti della vita di Gramsci e di tanti altri dirigenti comunisti
e antifascisti, passando, che so, attraverso Nerio Nesi, Leo Valiani alias Weissen, fino a Gian Giacomo Feltrinelli. Anzi, sarei molto curioso di sapere da Chiara Daniele, direttrice della Fondazione Feltrinelli, visto che lei è bene informata, come è morto Gian Giacomo Feltrinelli. Non posso polemizzare ulteriormente con Chiara Daniele per la semplice ragione che non ha sollevato nessuna argomentazione contro di me, ma mi ha «solo» accusato di «ignoranza» senza specificarne la natura.      .
lo invece devo accusarla di sfrenata ritrosia perché lei, sapendo tutto, comprese le morti misteriose del XX secolo - a partire da quella di Gian Giacomo Feltrinelli - tiene segrete questa ed altre verità, che invece sarebbero utilissime per ristabilire la storia.
Nel 1993 sono stato all'archivio dell'ex Cornintern per due mesi.
Delle ricerche e dei ritrovamenti effettuati fra fine maggio e fine giugno ho già parlato. Rimane ora da chiarire di cosa mi sono interessato nella seconda permanenza, tra fine agosto e fine settembre.
Si tratta di tre filoni di ricerca: 1) L'atteggiamento dei comunisti durante la Resistenza; 2)          La nascita, la formazione e l'autoscioglimento del partito dei cattolici comunisti (Franco Rodano);  3) La genesi, l'affermazione e l'esaurimento del P.d.A. anche attraverso l'evoluzione dei suoi gruppi dirigenti.
Queste analisi appartengono ai funzionari dell' Ambasciata sovietica a Roma. Le loro missive erano dovute alle ricerche dei funzionari sovietici in Italia ed erano frutto di un lavoro collettivo. Queste analisi venivano inviate a Mosca contemporaneamente al Ministero degli Esteri e all'apparato del CC del PCUS, dai corrispondenti gangli dello stato sovietico.
A volte, anzi spesso, c'era la sovrapposizione degli organismi che per questioni personali, come nel caso della ex nuora di Luigi Longo. Sovrapposizione che, in questo caso, viene a configura quasi come un contrasto fra Palmiro Togliatti e il suo vice Luigi Longo.
Quelli che qui si leggono sono i primi giudizi storico-politici su questi raggruppamenti politici di parte sovietica e in questo consiste il loro valore.
La storiografia su questi aspetti storico-politici ha fatto passi da gigante. Basti pensare alla ormai classica Storia del PCI in diversi volumi, di Paolo Spriano, alla Storia del Partito d'Azione di Giovanni  De Luna e a La sinistra cristiana di Francesco Malgeri.
Le note su questi (e altri) partiti dei funzionari dell' Ambasciata sovietica sono i primi tentativi compiuti. Sono quindi basate su informazioni riservate o articoli giornalistici e per di più sono viziate da visioni della scolastica marxista che essi avevano studiato a Mosca.
Nel caso del P.d.A. esse sono viziate da una incipiente guerra fredda o addirittura da informazioni faziose, come nel caso di Leo Valiani definito tout court «trotskista».
Immagino quante risate devono essersi fatti a Mosca i dirigenti del KGB su queste definizioni, assolutamente infondate. Infatti, uomini come Parri, Valiani, Lussu, La Malfa erano davvero navigatori di lungo corso che per esperienza e intelligenza surclassavano nettamente  i loro indagatori sovietici, i quali non erano altro che modesti  burocrati.
E comunque questi giudizi ci restituiscono il pathos del momento storico, le concezioni che animavano i loro estensori, il clima della messaggistica che inviavano ai loro superiori di Mosca. Oggi, tante ricerche e riflessioni, possiamo anche sorridere di molti giudizi ma all'epoca c'erano milioni di persone che erano morte e continuavano a morire in omaggio a certi ideali ...
Era appunto questo quello che mi attraeva in questi documenti che mi faceva riflettere quando uscivo in strada dopo una giornata trascorsa in archivio e notavo lo scompiglio dei prezzi e dell'ordine pubblico.
E poi sentivo ogni giorno di più il maturare di una crisi risolutiva fra le forze del parlamento di tipo sovietico e le forze oscure che stavano dietro a El'cin. Lo scontro finale avvenne una settimana dopo la mia partenza. El'cin mise in campo le forze speciali dotate di granate perforanti  multiple e a gas, che fecero strage dei difensori della «Casa bianca».
Parteciparono a questi scontri anche milizie popolari, armate segretamente, come quella guidata da K.K. che ho ricordato nel corso dei miei incontri.
Quante furono le vittime non è mai stato detto. Ma posso affermare che furono parecchie migliaia.
Con il 4 ottobre 1993 finiva una fase della storia russa: finiva con una tragedia. C'ero anch'io
                                                               
   
                    Renato Risaliti
                                                                          








 ----Messaggio originale----
Da: ankrasikov@gmail.com
Data: 28/05/2013 20.51
A: "rrisaliti@libero.it"<rrisaliti@libero.it>
Ogg: Re: I: foto in allegato

Carissimo Renato,
con tutti i miei pensieri e con una grande gioia saro'  accanto a te` alla presentazione del "Zibaldone moscovita". Nemmeno migliaia di chilometri possono impedire di sentirci vicini.   
Tanti, tanti auguri!  L'Associazione culturale Prometeo Pistoia ci ha fatto veramente 
un bel regalo.
Tuo
Anatoly Krasikov
                                                 

lunedì 27 maggio 2013

C.O. Gori. Una storia vecchia: le guerre “democratiche” provocate dall’ “esterno". Adesso in Siria

 Una storia vecchia: le guerre “democratiche” provocate dall’ “esterno”…

Cose scomode per i benpensanti "occidental-mediatizzati", ma che per onestà vanno dette: sono queste ciniche e cicliche "operazioni", con effetti sanguinosi, che vengono "da lontano"....come ad es. successe quando, dopo la caduta del Muro, vollero "dall'esterno"  dare un non indifferente "contributo" (nel caso soprattutto  da parte di un  "forte" Paese europeo  e anche da ... “OltreTevere”) per far dividere la Jugoslavia (dove è vero, N.B.,  preesistenti problemi di parità fra repubbliche della Federazione c'erano) provocando così una terribile guerra etnico-religiosa, un mattatoio  (e lo stesso, su altro piano, è successo anche nell'ex-Unione Sovietica), ...ora qui in Siria (dove, N.B., sotto Assad preesistenti problemi  di  democrazia c'erano...) e con la scusa delle "primavere arabe",  hanno (Usa-Nato (in particolare Francia e Gran Bretagna), Stati Golfo&C.) sfruttato questi  pacificamente risolvibili problemi per dar vita ad un altro mattatoio, un conflitto etnico-religioso (sunniti contro tutti gli altri: sciiti, alawiti, cristiani, drusi, ecc. ) e così hanno finito per favorire non tanto la democrazia, ma il terrorismo internazionale jihadista col quale loro stessi, apprendisti stregoni,  dovranno poi fare i conti...ma…mal voluto….non è mai troppo. Infatti non capisco perché l'occidente debba combattere il jihadismo in Afghanistan e da altre parti mentre ora cerchi con tutti i mezzi di alimentare in jihadismo in Siria favorendo e armando i nemici di Assad che in gran parte sono i jihadisti...
Ho già pubblicato qui su Goriblogstoria360 qualcosa in merito e cito ora questo articolo ripreso da FB.

   
                                                                                                                    

                                   COG     







“Siria. Fallito il piano di distruggere lo Stato?
Il piano di destabilizzare la Siria e farla collassare come Stato, varato ormai più di due anni fa, può dirsi fallito. Dopo due anni è quindi tempo di bilanci: la guerra siriana è davvero una guerra civile?
La cosiddetta “guerra civile” siriana è stata scatenata ormai più di due anni fa e ha già lasciato sul terreno più di 80.000 morti. Come mai allora, dopo due anni di guerra civile e di proteste contro il governo che i media occidentali ci dicono essere di massa, il governo di Assad è ancora saldamente padrone del terreno? Le ultime indicazioni, come sottolineato da Gordon Duff su PressTv, sembrano suggerire che la destabilizzazione della Siria sia sostanzialmente fallita, e questo perchè non si tratterebbe di una guerra civile, come al contrario sostengono i media. Turchia, Israele, Arabia Saudita e altri paesi hanno finanziato a piene mani l’opposizione armata, cercando di dividere il paese lungo le linee di faglia delle divisioni settarie e politiche. Attualmente in Siria i ribelli utilizzano munizioni e veicoli israeliani, armi americane, tutte prove che siamo di fronte non tanto a una “Primavera Araba”, quanto a una vera e propria aggressione a un Paese sovrano. Secondo Duff ci sarebbero anche prove inconfutabili, come video e file audio, che mostrerebbero i ribelli compiere atti indicibili contro civili siriani. Uno dei motivi di questo attacco alla Siria è sicuramente collegato al ruolo strategico nel Mediterraneo orientale di Damasco. Molti analisti hanno sottolineato come le attenzioni degli Stati Uniti, negli ultimi tempi, si siano focalizzate sull’Iran e sul Golfo Persico, sostanzialmente allentando la presa sul Mediterraneo, una volta considerato alla stregua di un “lago americano”. Questo ha implicato che gli americani siano stati allontanati dal Mediterraneo per abbracciare i sogni di allungare le mani sull’Oceano Indiano. I media continuano da anni ormai a preparare l’opinione pubblica alla guerra con l’Iran, guardacaso alleato di vecchia data di Damasco. Anche l’Iraq è stato sconvolto dalla violenza settaria, e, guarda un pò, anche a Baghdad sono i sunniti ad aver cominciato a destabilizzare il governo sciita, sciita come Teheran. Secondo molti analisti quindi si tratterebbe di una guerra globale lanciata contro la presenza economica e culturale della Repubblica Islamica in Medio Oriente, una guerra da cominciare sul campo solo dopo aver spazzato via la Siria, alleato di Teheran troppo vicino a Israele per essere tollerato. Ma le cose non sono andate come previsto dagli analisti americani dal momento che dopo oltre due anni Damasco continua a resistere, mantenendo pressochè integra la propria capacità bellica sul terreno e il controllo di larghe parti strategiche del territorio. Con la vittoria di Qusayr, strategica roccaforte dei ribelli sulla strada per il Libano, l’esercito siriano ha inoltre assestato un colpo durissimo alle opposizioni siriane, facendo sostanzialmente buttare milioni di dollari ai paesi che li hanno fin qui supportati. Negli ultimi mesi inoltre a Damasco sarebbero arrivate nuove armi russe che, combinate con l’ingresso di migliaia di miliziani di Hezbollah in Siria, hanno cambiato il rapporto di forze, facendo arretrare i ribelli in tutto il Paese. Pochi sanno che Israele nei mesi scorsi ha speso parecchi soldi per fortificare le alture del Golan, al confine con la Siria, e ora secondo alcune indiscrezioni proprio il Golan sarebbe diventata una nuova base delle operazioni ribelli assieme al regno di Giordania. Come se non bastasse Assad dispone ora dei temibili missili russi Iskander, batterie di missili protetti da sistemi di difesa missilistici che renderebbero troppo dispendiosa una guerra aperta di Israele nei confronti di Damasco in quanto comporterebbe costi inaccettabili in vite umane per Tel Aviv. Da qui la decisione di provare a destabilizzare Damasco dall’interno, ma fino a ora tutti i piani sono miseramente falliti. Per questo motivo sono molti a pensare che dietro alla guerra alla Siria ci sia un piano preordinato da tempo, un piano che prevede il collasso della Siria e la destabilizzazione di altri paesi come Iraq, Afghanistan e Pakistan, per completare l’accerchiamento intorno al grande nemico, l’Iran. Finora il piano è proceduto a gonfie vele, solo Damasco starebbe mettendo i bastoni tra le ruote, resistendo più del dovuto.”
Tratto da sito FB: "Faranno il Deserto e lo chiameranno Pace"


vd. anche: http://goriblogstoria360.blogspot.it/2013/05/politica-internazionale-sulla-siria.html



Claudio GeratiPatrizia Biagini e Ary Lovee piace questo elemento.










mercoledì 15 maggio 2013

Politica. Berlusconi e le sue condanne

Le condanne di Berlusconi e i giudici ..."comunisti"


Lettera aperta su FB al Cavaliere (per quello che, a Lui milanese, per rimanere nel gergo romanesco, "gliene potrà fregà").
Nella foto in alto a sinistra Silvio Berlusconi in un suo comizio, a destra il compianto attore italiano Alberto Sordi nel film "Il Marchese del Grillo" con la frase in romanesco che dà il senso (un declamato filmico elogio dell'impunità del ricco e potente) a tutta quella gradevole pellicola di ormai non pochi anni fa.
Ecco, in parallelo, e nella sostanza, il senso vero della filosofia pratica di un Cavaliere dei nostri tempi...in pubblico, lui il Cav., invece in sostanza afferma: "perseguitato dai magistrati comunisti per avverso accanimento politico".
S'è visto confermare in seconda istanza i quattro anni di galera e l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici per il caso film Mediaset con annessa frode fiscale, e per il caso Ruby è stata per lui chiesta la condanna a sei anni e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Cavaliere, che ti posso dire...ma se a un certo punto, nel 1994, decidi di "andare più in alto" è ovvio che sarai più temuto, ma per evidenti reati nei quali continui ad insistere, e per processi che vuoi evitare facendoti poi anche leggi “ad personam” (una volta in tv lo hai anche ammesso - ed io l'ho sentito - catalogando il tutto come "legittima difesa"), è ovvio anche che da qualche giudice (stanco di perseguire per il quieto vivere solo i furti-di-mele-al-mercato da parte del “marocchino” di turno, come spesso ha fatto, nel tempo, buona parte dei suoi colleghi), sarai  "attenzionato" (come oggi si usa dire e scrivere con orribile termine  questurin-burocratico-borbonico)  .... più di altri!
E tutto questo, "ci sta"..ma sta anche a te, se hai anche delle responsabilità politiche ed istituzionali e se al contempo continui ad essere anche al vertice del potere mediatico (anomalia tutta italiana), di "darti una regolatina" ed in quel senso, magari, anche defilarti il più possibile...e invece... niente! 
"La regolata" proprio non te la sei mai voluta dare facendo, appunto passare, in molti, il messaggio "sordiano": "io so io e voi nun siete un cazzo"... e allora?
La raccolta dei voti di buona parte degli italiani, nella quale tu sei mediaticamente Maestro, non sempre più giustificar tutto.
In tribunale si legge che..."La Legge è uguale [o dovrebbe esserlo sempre stato, nota mia] per tutti"...quindi se oggi tocca a te giustificare i tuoi atti, non ti puoi sempre lamentare di essere un... perseguitato politico...tanto più che fin dall'inizio questi giudici, ed in particolare i milanesi, da quasi vent'anni li hai trattati sui tuoi potenti media come... “pezze da piedi”, sostenendo in sostanza di essere, per mandato popolare, intoccabile ed al di sopra di tutte le léggi (ed appunto, lèggi in tal senso il sordiano ..."io so' io e voi nun siete un cazzo" di cui sopra), ma anzi, quei giudici, li hai anche trattati da... "comunisti".
Cavaliere, insomma di che ti meravigli se a qualcuno del "terzo potere" siano anche girate, magari anche un po' troppo (….ma ti è andata bene: all’estero saresti politicamente “out” da tempo)  le scatole, ed i nodi, anche per te, sembrano oggi venire al pettine?




                                                                                                                            COG












A Santa Caterina da Siena e Emanuel Carfora piace questo elemento.

Claudio Gerati ha condiviso la tua foto.

venerdì 10 maggio 2013

Carlo O. Gori. Miei libri in importanti biblioteche estere. 3. Bibliothèque nationale de France, Paris 4. Württembergische Landesbibliothek, Stuttgart 5. The International Institute of Social History (IISH) Amsterdam

Carlo O. Gori. Miei libri in importanti biblioteche estere. 3. Bibliothèque nationale de France, Paris 

Continuo in questo post la pubblicazione, a seguito di mie, sommarie (e spesso casuali) ricerche recenti (ad. es. solo ora mi sono accorto, consultando per altre mie ricerche l’Online Computer Library Center-OCLC, che un mio libro – Le riviste del Sessantotto - è stato tradotto in francese…), di notizie sulle  biblioteche e istituti culturali che possiedono alcune mie monografie a carattere storico-bibliografico.
Dopo la segnalazione, a questo riguardo, dei cataloghi di alcune fra le più importanti biblioteche italiane, sono passato a segnalare quelli delle maggiori biblioteche estere  ed è questa la volta, dopo gli Stati Uniti (Library of Congress) e la Gran Bretagna (British Library), delle maggiori, o significative, biblioteche francesi, tedesche, olandesi, ecc.
Ora segnalo qui la  Bibliothèque nationale de France, la Württembergische Landesbibliothek, di Stoccarda e l'International Institute of Social History (IISH) - di Amsterdam.
Non è per vanagloria che lo faccio, perché so benissimo che non si tratta di libri di capitale importanza nelle storiografia o letteratura mondiale….ci mancherebbe… ma alcuni di loro sono in argomenti specifici divenuti dei reference books a livello internazionale ed anche di questo mio “tramandarsi ai posteri” per mezzo di scritti, per quanto, per materie, “limitati” e “circoscritti” possano essi essere, sono solo un po’ legittimamente orgoglioso!!! Sono contento soltanto pensando al fatto che forse essi abbiano potuto aiutare qualcuno nelle sue ricerche, sia in Italia che all’Estero. Il fatto è che per me questo momento della vita, è un periodo dedicato, più che agli scritti (libri o articoli) ed alla parola (convegni), allo studio e ricerca e quindi di letture e anche di (ri)letture, di ripensamenti, e senza trascurare l’osservazione e la valutazione quello che mi “passa accanto”. 
Oggi,  è per me, quindi, un periodo di ripensamento del passato e cioè anche di bilanci.  Ogni tanto ….ci vuole!!!


                                                       Carlo Onofrio Gori


La Bibliothèque nationale de France (BnF)


E’ la biblioteca più importante di Francia ed una delle maggiori d'Europa e del mondo. Col suo status d'istituzione pubblica, ha la sede principale a Parigi nel quartiere di Tolbiac (XIII arrondissement), nel sito denominato François Mitterrand. La sede storica della biblioteca si trova in rue Richelieu, nel II arrondissement di Parigi. Le collezioni fisiche dell'istituzione sono stimate in trenta milioni di volumi, ma essa è conosciuta anche per la biblioteca digitale Gallica, formata per lo più da documenti informatizzati sotto forma di immagini. Gallica ora si sta evolvendo con il più impegnativo progetto Europeana che fornisce i libri anche in formato testo tramite OCR. La Bibliothèque nationale de France (BNF) ebbe origine dalla biblioteca reale, costituita al Louvre da Carlo V. Tuttavia, solo con Carlo VIII la biblioteca reale conobbe una certa stabilità gestionale e patrimoniale, senza dispersioni di fondi. La biblioteca, dapprima trasferita a Blois e a Fontainebleau, ritornò a Parigi nel 1568. Un notevole impulso al suo sviluppo si ebbe sotto il regno di Luigi XIV, per poi venire aperta al pubblico nel 1692. Dopo numerosi traslochi, la collezione bibliotecaria venne trasferita nel 1720 in rue Richelieu (l'attuale "site Richelieu"). Divenuta Biblioteca Nazionale, poi Imperiale coi vari cambiamenti di regime susseguitisi in Francia a partire dal 1789, nel 1868 venne trasferita negli edifici costruiti da Henri Labrouste, per poi spostarsi definitivamente negli anni 1990 nel nuovo sito di Tolbiac. Lo sviluppo dell'istituzione è segnato dai numerosi spostamenti delle collezioni; l'ultimo e più importante è stato accompagnato da un ampliamento delle superfici occupate, tramite la costruzione di nuovi edifici, l'annessione di strutture preesistenti e, d'altra parte, l'immagazzinamento nel sottosuolo (sito Richelieu) o in sopraelevazione (sito Tolbiac). Nel corso dei secoli, la biblioteca ha assistito a varie evoluzioni tecniche, delle quali essa ha tenuto conto, a volte con un certo ritardo. Queste evoluzioni hanno portato all'acquisizione dei documenti più disparati. Sono state altresì impiegate tecniche differenziate nella costituzione di cataloghi sempre più complessi (manoscritti e a stampa, schede e, dal 1987, cataloghi informatizzati). In egual modo si è evoluto il suo statuto, con la trasformazione da biblioteca del sovrano a servizio dello Stato fino a diventare un'istituzione pubblica autonoma. La Biblioteca ha inoltre diversificato la propria attività, con l'organizzazione di mostre e di altri eventi culturali quali convegni. Ha inoltre sviluppato iniziative di cooperazione con altre biblioteche, prima nell'ambito della rete francese, poi all'estero. Quella della Biblioteca è soprattutto una storia di accrescimenti successivi delle collezioni. Il deposito legale, esteso nel tempo a differenti tipi di documenti, è la principale fonte di accrescimento. La BNF ha beneficiato altresì di numerosi lasciti, a volte di singole donazioni ma assai spesso di collezioni avanzate. Gli scambi di pubblicazioni rappresentano un'altra fonte di incremento del catalogo, in particolare nell'ambito delle pubblicazioni estere. A ciò si aggiungono gli acquisti (nuove opere, ma talvolta anche vendite all'asta di documenti rari). Questi accrescimenti tramite acquisto sono stati più o meno significativi a seconda delle epoche, in funzione dei crediti accordati alla Biblioteca. La BNF ha beneficiato occasionalmente anche dei proventi di confische, in particolare durante la Rivoluzione francese. La biblioteca ha in tal modo ricevuto interi fondi provenienti soprattutto da abbazie, collegi e università soppresse, in gran parte parigini. Donazioni sono state fatte anche da paesi vicini. A partire dal 1988 la Biblioteca nazionale entra in una fase di importanti mutamenti. Il 14 luglio François Mitterrand, su consiglio di Jacques Attali, annuncia la costruzione di una fra le maggiori o della maggiore e moderna biblioteca del mondo ... (che) dovrà coprire tutti i campi del sapere, essere a disposizione di tutti, disporre delle tecnologie più moderne di trasmissione dei dati, poter essere consultabile a distanza e entrare in relazione con altre biblioteche europee. Il luogo prescelto si trova nel nuovo quartiere Tolbiac (XIII arrondissement di Parigi), nel cuore della ZAC Rive-Gauche, all'epoca la principale area di rinnovo urbano della città. Viene adottato il progetto architettonico di Dominique Perrault. La nuova Biblioteca nazionale di Francia apre le sue porte al pubblico il 20 dicembre 1996 e, dopo il trasferimento della maggior parte delle collezioni dalla rue Richelieu, accoglie i suoi primi ricercatori nell'ottobre 1998. La Bibliothèque nationale de France è un'istituzione pubblica sotto tutela amministrativa del ministero della cultura (decreto 94-3 del 3 gennaio 1994). In qualità di biblioteca nazionale, la sua missione è di costituire collezioni, in particolare nell'ambito del deposito legale, di tutelare la loro conservazione e promuovere il loro accesso al pubblico. Essa produce un catalogo di riferimento, coopera con istituzioni simili a livello nazionale e internazionale e partecipa a programmi di ricerca. La sezione Haut-de-jardin (sopra il livello del giardino) della sede Tolbiac è accessibile a tutti i maggiori di sedici anni dietro assolvimento di un diritto di entrata, che può essere per accesso singolo oppure in forma di abbonamento annuale. La sezione Rez-de-jardin (Livello del giardino) e le sale di lettura delle altre sedi sono utilizzabili solo previo accreditamento per motivi di ricerca e mediante pagamento (carta quindicinale o annuale). Alcune categorie, in particolare gli studenti, possono tuttavia essere esonerati o pagare una tariffa ridotta. La BNF assicura la raccolta del deposito legale con l'aiuto dei poli regionali di deposito, dell'Institut national de l'audiovisuel e del Centre national de la cinématographie. Essa è la maggiore depositaria dei documenti raccolti a questo titolo, che costituiscono la maggior parte del patrimonio. Occorre precisare che, mentre la BNF è depositaria di libri e di altri stampati, il deposito legale dei fumetti viene effettuato Centre national de la bande dessinée et de l'image (CNBDI) di Angoulême. La BNF ha una lunga tradizione di mostre incentrate sul suo patrimonio, ma spesso completate da apporti esterni. Dopo la costituzione dei nuovi locali pubblici, essa ha rafforzato l'attività di accoglimento di manifestazioni scientifiche, come convegni, conferenze o, più raramente, proiezioni e concerti. La BNF è anche una casa editrice che pubblica principalmente cataloghi delle sue collezioni, cataloghi di mostre e documenti inediti, anche in collaborazione con editori privati. La BNF assicura la pubblicazione di due periodici: Chroniques de la Bibliothèque nationale de France (disponibile all'indirizzo chroniques.bnf.fr) informa i lettori della vita della biblioteca; la Revue de la Bibliothèque nationale de France, succeduta alla Revue de la Bibliothèque nationale, comprende articoli sulla storia della biblioteca e delle sue collezioni, come anche sulla storia delle biblioteche e dei media in generale. La BNF prevede fra le sue missioni la cooperazione con le altre biblioteche francesi. Essa ha rapporti privilegiati con altre biblioteche chiamate "poli associati" della BNF. Essi possono essere di due tipi: i poli regionali di deposito legale, in ogni regione metropolitana e d'Oltremare, ricevono i libri depositati dagli stampatori. I poli di condivisione documentaria, 47 (25 in Île-de-France, 22 in provincia) strutture convenzionate con la BNF. Esse s'impegnano, con l'aiuto di quest'ultima, nell'acquisizione e nella conservazione di collezioni complementari a quelle della BNF, riguardanti un ambito definito. Spesso, più biblioteche di una stessa città formano insieme un polo di condivisione documentaria; a Brest, ad esempio, la biblioteca municipale, l'SCD (Service Commun de Documentation) dell'Università della Bretagna Occidentale e il centro di documentazione dell'IFREMER (Institut français de recherche pour l'exploitation de la mer) formano il polo associato per l'oceanografia. Oltre a collaborare a questa rete, la BNF assicura la fornitura di notizie bibliografiche a varie biblioteche. In cambio, la BNF gestisce il catalogo collettivo di Francia, che raggruppa BN-Opale Plus (vedi qui di seguito), il SUDOC (acronimo di Système universitaire de documentation: catalogo collettivo delle biblioteche universitarie francesi) e alcuni fondi antichi o particolari di biblioteche municipali. La BNF svolge inoltre un ruolo di formazione professionale, che si traduce nell'accoglimento di stagisti, nell'organizzazione di giornate per professionisti e nella diffusione di norme bibliografiche. La BNF intrattiene relazioni con altre biblioteche e istituzioni all'estero. La più nota è la partecipazione alla "Biblioteca europea", una biblioteca virtuale organizzata congiuntamente da varie biblioteche europee. Questo raggruppamento ha dato vita all'iniziativa per una "biblioteca elettronica europea", progetto che vede associata la maggior parte delle biblioteche nazionali del continente, benché il Regno Unito se ne sia dissociato. La BNF fornisce il suo sostegno a biblioteche di altri paesi, in particolare dell'Africa francofona e dell'America meridionale. Partecipa infine alla Federazione internazionale delle associazioni e istituzioni bibliotecarie (IFLA), all'interno della quale la BNF partecipa ai gruppi di lavoro sulle norme di catalogazione e nello specifico è stata incaricata di coordinare il programma PAC (preservation and conservation), consacrato alla conservazione e alla salvaguardia dei documenti antichi o fragili. La Bibliothèque nationale de France è amministrata da un consiglio d'amministrazione di cui fanno parte rappresentanti dei ministeri di tutela amministrativa, membri del mondo della ricerca scientifica, rappresentanti del personale e due rappresentanti dell'utenza (uno per l'Haut-de-jardin e uno per le biblioteche di ricerca). Il consiglio d'amministrazione è assistito da un consiglio scientifico avente un ruolo di consultazione. Il presidente della BNF, nominato per decreto ogni tre anni con mandato rinnovabile una sola volta, dirige la struttura con l'assistenza di un direttore generale e di alcuni direttori generali aggiunti. L'attuale presidente è Bruno Racine. I servizi della biblioteca sono ripartiti in tre direzioni e quattro delegazioni. La direzione delle collezioni (DCO) tratta le collezioni e assicura i servizi al pubblico: È divisa in dipartimenti documentari (vedi lista di seguito);La direzione dei servizi e delle reti (DSR) è incaricata di funzioni trasversali che interessano tutti i dipartimenti documentari e altre azioni che impegnano l'insieme delle biblioteca. Comprende vari dipartimenti: L'Agenzia bibliografica nazionale stabilisce la bibliografia nazionale francese, arricchisce il catalogo e mantiene il vocabolario controllato RAMEAU. Il dipartimento della biblioteca digitale si occupa di costituire una biblioteca digitale partendo dai documenti della BNF o di istituzioni partner. La sua attività principale consiste nell'alimentare Gallica. Il dipartimento della conservazione assicura la conservazione e il restauro dei documenti, gestendo anche i servizi tecnici le sedi distaccate di Bussy-Saint-Georges e Sablé-sur-Sarthe.Il dipartimento della cooperazione è incaricato dei rapporti con le altre biblioteche francesi e gestisce il Catalogue collectif de France. Il dipartimento del deposito legale riceve gli stampati dagli editori e dalle tipografie, mentre i supporti particolari sono direttamente ricevuti e trattati dai dipartimenti specializzati (ad esempio, il dipartimento di musica riceve il deposito legale delle partizioni). Il dipartimento della riproduzione è incaricato di riprodurre i documenti della biblioteca, sia per trasferirli su supporti meno fragili (microforma o, più spesso, supporto digitale) sia per soddisfare la richiesta di un lettore o di un cliente esterno (servizi a pagamento). Il dipartimento dei sistemi d'informazione si occupa dell'aspetto tecnico dei cataloghi, dell'intranet della BNF, delle postazioni pubbliche e dei servizi a distanza. La direzione dell'amministrazione e del personale (DAP) raggruppa i servizi indispensabili al funzionamento quotidiano dell'insieme della struttura (risorse umane, finanze, mezzi materiali). Le delegazioni dipendono direttamente dal direttore generale: delegazione alla strategia, delegazione alle relazioni internazionali, delegazione alla diffusione culturale, che si occupa tra l'altro di tutte le manifestazioni (mostre, convegni, letture.), delegazione alla comunicazione…

da Wikipedia.it

Carlo O. Gori. Miei libri in importanti biblioteche estere. 4. Württembergische Landesbibliothek, Stuttgart












                                                       






                                       COG








Qui sotto i miei libri acquisiti e conservati dalla Bibliothèque nationale de France:




Carlo O. Gori. Miei libri in importanti biblioteche estere. International Institute of Social History (IISH) - Internationaal Instituut voor Sociale GeschiedenisAmsterdam






L'Istituto Internazionale di Storia Sociale (IISH) di Amsterdam è il maggiore centro di documentazione e di ricerca al mondo nel campo della storia economica e sociale e  fa parte della Reale Accademia delle Arti e  delle Scienze dei Paesi Bassi.
Istituto scientifico indipendente fondato nel 1935 da Nicolaas Posthumus  fin dalla sua fondazione nel 1935, l'Istituto si è dedicato alla raccolta, alla conservazione  e a favorire la utilizzabilità del patrimonio dei movimenti sociali di tutto il mondo. Ha grandi archivi  (circa 50 km) che ospitano le carte di varie organizzazioni sociali internazionali, tra cui carte di Rosa Luxemburg, Friedrich Engels e Karl Marx (con il manoscritto di Das Kapital). Presso l’IISG sono conservati numerosi Archivi personali  come ad esempio (fra molti altri) le collezioni di giornali di Diego Abad de Santillan, Alexander Atabekian, Angelica Balabanoff, Bernt Carlsson, Ruth Fischer, Emma Goldman, Rudolf Hilferding, Karl Kautsky, Gustav Landauer, Arthur Lehning, Max Nettlau, Theodor Liebknecht, Toma Sik, Andre Gunder Frank e Leon Trotsky.
Conserva molti Archivi istituzionali, tra i quali gli archivi del russo Partito socialista rivoluzionario, la Rote Armee Fraktion e la Confederazione internazionale dei sindacati liberi (ben oltre 200 metri). Negli ultimi decenni l'istituto ha acquisito l'archivio di Greenpeace e Amnesty International. Un'istituzione correlato sono le Archivio svizzero sociali a Zurigo. ze dei Paesi Bassi.
Quando nel 1940 i tedeschi invasero l'Olanda, l’IISG trasferisce più preziosi archivi a Londra, ma la maggior parte vennero  trasportati  dagli occupanti in Germania. La maggior parte dei documenti sono stati riscoperti ad Hannover nel 1946, e alcune altre raccolte in archivi di Mosca nel 1991. Essi sono stati successivamente restituiti ad Amsterdam. 
Nel 1989 l'Istituto Internazionale di Storia Sociale si è trasferito nella nuova sede: un vecchio magazzino al Cruquiusweg nella parte orientale di Amsterdam.



                                                 COG



















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