Cronologia
dell’ascesa e della caduta degli “stati socialisti” (1917-1991). Gli “stati
socialisti” d’oggi ( 1991-2015)
Nelle
due cartine che a sinistra in alto illustrano questo post, possiamo nella parte
superiore osservare l’estensione mondiale degli stati autodefinitisi “stati
socialisti” prima della fatidica caduta del Muro di Berlino del 9 novembre 1989
e del successivo e conseguente dissolvimento dell’Unione Sovietica del 1991, mentre nella
parte inferiore vediamo l’estensione ad oggi dei cinque stati tuttora guidati da
un partito comunista, come
partito unico.
Ho titolato questo articolo "Cronologia ... degli “stati socialisti” perché in questo post non intendo dare alcun giudizio politico su quell'esperienza storica, cerco solo, il più obiettivamente possibile, di "fotografare" quelle varie esperienze - come del resto sto facendo qui anche nei miei post sui "fascismi" - per come si sono svolte.
Circa la definizione “stati socialisti”, occorre precisare che per “stato socialista” o “repubblica popolare” si intende uno Stato governato da un solo partito politico (anche se formalmente può in alcuni casi apparire in colazione? che generalmente si definisce “comunista” (ma la definizione formale può variare anche in “partito operaio", “partito del lavoro” “partito socialista unificato” ecc. ecc. anche se, ovviamente la sostanza rimane la stessa: sempre comunista è) che afferma la sua lealtà ai princìpi del marxismo-leninismo e del socialismo in generale.
Altri termini utilizzati per indicare una simile forma statuale sono “repubblica democratica” (meno usata per evitare confusioni con le repubbliche parlamentari), “democrazia popolare”, “repubblica democratica popolare”, “repubblica socialista”, “stato operaio”, “stato comunista”, "repubblica sovietica", mentre, nel loro insieme, queste nazioni, a livello europeo, sono state definite come "Paesi dell'Est" e questo sistema, è stato descritto anche come “socialismo reale” o “socialismo realizzato”.
Circa la definizione “stati socialisti”, occorre precisare che per “stato socialista” o “repubblica popolare” si intende uno Stato governato da un solo partito politico (anche se formalmente può in alcuni casi apparire in colazione? che generalmente si definisce “comunista” (ma la definizione formale può variare anche in “partito operaio", “partito del lavoro” “partito socialista unificato” ecc. ecc. anche se, ovviamente la sostanza rimane la stessa: sempre comunista è) che afferma la sua lealtà ai princìpi del marxismo-leninismo e del socialismo in generale.
Altri termini utilizzati per indicare una simile forma statuale sono “repubblica democratica” (meno usata per evitare confusioni con le repubbliche parlamentari), “democrazia popolare”, “repubblica democratica popolare”, “repubblica socialista”, “stato operaio”, “stato comunista”, "repubblica sovietica", mentre, nel loro insieme, queste nazioni, a livello europeo, sono state definite come "Paesi dell'Est" e questo sistema, è stato descritto anche come “socialismo reale” o “socialismo realizzato”.
C’è
da osservare che la definizione “stato socialista” può generare una certa confusione con
altre forme di socialismo "non-marxista" o perlomeno "non-marxista-leninista", dove il “socialismo di stato” è considerato
come il fine ultimo (come nei casi ad esempio del cosiddetto "socialismo arabo" o dei vari "socialismi nazionali" ecc. ecc., oppure oggi, ad es. – seppur in un contesto geopolitico e statuale particolare, caratteristico dell'America latina - del “socialismo del XXI secolo” altrimenti definito "bolivarismo") nelle cosiddette “repubbliche
popolari”, in ottemperanza al pensiero di Marx-Engels, il “socialismo” altro
non è, appunto, che un passaggio intermedio verso il raggiungimento del “comunismo”, visto come fase finale del processo rivoluzionario nella quale finisce la
divisione della società in classi sociali e lo Stato si estingue.
Nel
XX secolo, vari partiti comunisti fondati sull'analisi marxista-leninista hanno
istituito governi in diverse nazioni, ma la storia di questi “stati socialisti”
degli è spesso strettamente legata a quella dei governi della sinistra non-comunista
come alla storia del movimento comunista in generale.
Com’è
noto la Rivoluzione d'Ottobre russa del 1917, diede vita all'Unione Sovietica, un
modello di Stato totalitario guidato da un partito unico, cioè da un partito
comunista d’ispirazione ideologica poi definita “marxista-leninista” cioè del marxismo
secondo l’interpretazione teorico-pratica di Vladimir Il'ič Lenin capo del partito comunista bolscevico
russo e maggior artefice della rivoluzione, ma è da notare che, coeve e
critiche del leninismo, vi furono altre importanti interpretazioni - sia “da
sinistra che “da destra” (sinistra socialdemocratica) - del pensiero marxista come
da parte di Rosa Luxemburg, Anton Pannekoek, Amadeo Bordiga - quest’ultimi inseribili
nel filone della cosiddetta “sinistra comunista” - , ecc. come ad es. nel primo
caso, mentre nel secondo caso (sinistre socialiste e socialdemocratiche) citiamo,
per tutti, ma ne potremmo citare altre, l’esperienza austromarxista di Max
Adler, Viktor Adler, Otto Bauer e Karl Renner.
Storicamente
questo sistema politico, basato su un'economia centralizzata e pianificata, caratterizzato dal divieto della proprietà privata e dal controllo monopolistico da parte dello Stato del commercio internazionale (anche se i princìpi base dell'economia socialista sono stati nel tempo, in varie forme, modificati e recentemente abbandonati a favore di un graduale adeguamento ai princìpi del libero mercato) dal 1918 in poi, ma soprattutto dopo la Seconda Guerra
Mondiale, in seguito all’azione dei vari
partiti comunisti filosovietici (dal 1919 riuniti e guidati dai bolscevichi nella nell’Internazionale
Comunista, Comintern, detta anche Terza Internazionale, sciolta ufficialmente
da Stalin nel 1943, ma sostituita a livello europeo nel 1947 dal Cominform a
sua volta chiuso nel 1956) trovò
successivamente, modelli imitativi in Europa ed in varie parti del mondo, ciò nella maggior parte dei
casi e salvo poche eccezioni fino alla disintegrazione della struttura sociale
e del sistema politico-economico dell'Unione Sovietica avvenuto fra il 19
gennaio 1990 e il 31 dicembre 1991, che portò alla scomparsa, all'indipendenza
delle repubbliche sovietiche ed alla formazione dei cosiddetti “stati
post-sovietici”.
Infatti
dopo la Rivoluzione leninista del 1917 un'ondata rivoluzionaria caratterizzata
da rivoluzioni comuniste, sollevazioni o tentativi insurrezionali avvenne in
diverse nazioni europee, comunque i bolscevichi sovietici, non furono in grado
di fornire un aiuto significativo ai movimenti comunisti attivi al di fuori
della Russia perché impegnati dal 1918 al 1923 con la vittoriosa Armata Rossa di
Lev Trockij nella guerra civile contro le varie eterogenee Armate Bianche (composte da: monarchici, reazionari, conservatori, democratici, indipendentisti, ecc.) sostenute
da forze militari esterne (soprattutto Francia, Grecia, Italia, Giappone,
Romania, Serbia, Regno Unito, Stati Uniti ecc.) e spesso contro anche alcune forze
ostili della sinistra non-bolscevica come alcune frazioni socialdemocratiche, socialrivoluzionarie
ed anarchiche.
Alla
fine, solo poche rivoluzioni, al di fuori della russa furono in quel periodo in
grado di rovesciare il governo e prendere, ma solo per breve tempo, il potere
come in Europa nei casi della Repubblica Socialista Finlandese dei Lavoratori (o Repubblica democratica finlandese, Suomen kansanvaltainen tasavalta, gennaio 1918–aprile 1918) operante solo nella Finlandia meridionale, della
Repubblica Sovietica Bavarese o Repubblica bavarese dei Consigli (Bayerische Räterepublik, novembre 1918-3 maggio 1919), della Repubblica
Sovietica Slovacca (1918–1919), della Repubblica Sovietica Ungherese (o Repubblica dei Consigli, Magyarországi Tanácsköztársaság) del 1919, mentre
in Asia venne fondata l’effimera Repubblica Socialista Sovietica Persiana nota
anche come Repubblica Sovietica di Gilan (جمهوری شوروی سوسیالیستی گیلان giugno 1920–settembre 1921). Queste
repubbliche socialiste vennero rapidamente sopraffatte ed abolite dai loro avversari, e con la sconfitta
dell'Armata Rossa nella guerra russo-polacca del 1920, i comunisti russi furono
costretti ad abbandonare qualsiasi progetto di aiuto militare ai movimenti
comunisti ed operai in Europa. In questa
fase, a parte la Repubblica Popolare di Tuva (1921-1944) poi inglobata
nell’Urss, l’unico e non effimero stato satellite dell'Unione Sovietica si ebbe
sempre in Asia nel 1924 con la Mongolia (già protettorato dell'Impero Russo dal
1912 al 1919) che durante la guerra civile russa cadde sotto controllo cinese e
poi nel 1921, momentaneamente, sotto quello dell’Armata Bianca dei monarchici
russi, ma venne sconfitta nello stesso anno dall'Armata Rossa. La Mongolia non
venne assorbita nell'Unione Sovietica, ma venne ribattezzata Repubblica
Popolare Mongola (1924–1992) sotto la guida del Partito Rivoluzionario del
Popolo Mongolo.
Dal
1924 fino alla Seconda Guerra Mondiale, non avvennero rivoluzioni comuniste di
successo, e nessun altro “stato socialista” venne fondato. Dopo la morte di
Lenin e l’avvento di Stalin, battuta la tesi trotskista sulla "rivoluzione permanente", l'obiettivo principale del Pcus e dei partiti
comunisti obbedienti alla Terza Internazionale comunista fu innanzitutto la difesa
dell’Urss, impegnata nel processo di costruzione del “socialismo in un solo
Paese” e della sua politica estera: al congresso del Partito Comunista
Sovietico del 1937 il segretario Iosif Stalin, successore di Lenin alla guida
dell’Urss, poteva con soddisfazione affermare che 1/6 dell’umanità era e
restava solidamente sotto la guida del partito comunista.
Come
già accennato prima, nel mondo, la maggior parte degli “stati socialisti”
vennero fondati nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale in Europa orientale, o in paesi che vennero occupati dall'Armata Rossa, oppure
in paesi dove la resistenza partigiana comunista riuscì, a guerra finita, a
prendere autonomamente e direttamente il
potere, come avvenne ad es. in Jugoslavia (Repubblica Socialista Federale di
Jugoslavia 1945-1992 guidata dalla Lega dei Comunisti di Jugoslavia ed in
Albania (Repubblica Popolare Socialista d'Albania 1946-1991 guidata Partito del Lavoro d'Albania),
due stati socialisti che successivamente per motivi diversi (se non opposti) si distaccarono dall'obbedienza
all’Urss.
L'Armata
Rossa preparò la strada per l'istituzione di governi comunisti in Polonia
(Repubblica Popolare di Polonia 1944–1989 guidata dal Partito Operaio Unificato
Polacco), Bulgaria (Repubblica Popolare di Bulgaria 1946–1990 guidata dal
Partito Comunista Bulgaro), Romania (Repubblica Socialista di Romania 1947-1989
guidata dal Partito dei Lavoratori Rumeno, poi dal 1965 Partito Comunista
Rumeno), Cecoslovacchia (Repubblica Socialista Cecoslovacca 1948–1990 guidata
dal Partito Comunista di Cecoslovacchia), Germania Est (Repubblica Democratica
Tedesca 1949–1990 guidata dal Partito Socialista Unificato di Germania), e Ungheria
(Repubblica Popolare d'Ungheria 1949–1989 guidata dal Partito dei Lavoratori
Ungheresi, dal 1956 rinominato Partito Socialista Operaio Ungherese). Questi paesi
socialisti europei, spesso all'esterno definiti “paesi satelliti” dell'URSS, vennero da essa organizzati militarmente nel
“Patto di Varsavia” (1955-1991) ed a livello economico e commerciale nel “Consiglio
di mutua assistenza economica” COMECON (1949-1991). Riguardo al Comecon c’è da
notare che verso la fine degli anni Cinquanta, altri stati
governati da partiti comunisti (Repubblica Popolare cinese, la Corea del Nord,
la Mongolia, il Vietnam e la Jugoslavia) furono invitati a partecipare come osservatori nelle
riunioni del Comecon, fra questi la Mongolia e il Vietnam, e poi Cuba, divennero in seguito membri effettivi, mentre
la Cina smise di partecipare alle sessioni dopo il 1961; la Jugoslavia negoziò
una specie di status associato nell'organizzazione, specificato nell'accordo
del 1964, infine dal '68 in poi vari “paesi socialisti” del “terzo mondo” (che
nel contempo ricevevano anche assistenza militare da parte del “Patto di
Varsavia”) parteciparono al Comecon in veste di osservatori.
In
Asia orientale il Partito Comunista Cinese di Mao Zedong emerse vittorioso al termine di
una lunghissima guerra civile (non sempre pienamente appoggiato nelle sue scelte ed aiutato dall’Urss), durata tra alterne fasi dal 1927 al 1950, e
fondò la Repubblica Popolare Cinese nel 1949, mentre nel nord della Corea, l'Armata
Rossa, entrata nel 1945 in guerra contro il Giappone, fondò dal 1948 uno Stato
socialista, Repubblica Popolare Democratica di Corea guidata dal Partito del
Lavoro di Corea capeggiato da Kim Il Sung.
La
prima guerra d'Indocina portò, sotto la guida del leader comunista Ho Chi Minh,
alla sconfitta della Francia nel 1954 ed alla fondazione nel Vietnam
settentrionale della Repubblica Democratica del Vietnam e la successiva guerra
del Vietnam si concluse con la sconfitta americana e con la conquista del
Vietnam del Sud da parte dell'esercito nord-vietnamita e la fondazione di
un'unica Repubblica Socialista del Vietnam nel 1975.
Sempre
nel 1975 il conflitto in Indocina vide inoltre i comunisti prendere il potere
nel Laos dove sotto la guida Partito Rivoluzionario del Popolo Lao fu fondata Repubblica
Popolare Democratica del Laos e nella Cambogia, il nuovo governo dei Khmer
Rossi diede vita alla "Kampuchea Democratica" che cadde durante un'invasione dei vietnamiti (che
insieme ai loro seguaci cambogiani fondarono la nuova Repubblica Popolare di Kampuchea guidata
dal filo-vietnamita Partito Rivoluzionario del Popolo Kampucheano), da allora lo sconfitto governo dei Khmer Rossi operò in
zone periferiche del Paese e fu bandito dal Vietnam e dai suoi alleati comunisti ottenendo
soltanto il sostegno della Cina post-maoista.
Infine un caso particolare fu quello dell’isolazionista Birmania (oggi Myanmar) guidata dal 1962-1988 dal Partito del Programma Socialista della Birmania del gen. Ne Win, fautore di una “via birmana al socialismo” che ideologicamente fondeva teorie buddiste e marxiste.
Infine un caso particolare fu quello dell’isolazionista Birmania (oggi Myanmar) guidata dal 1962-1988 dal Partito del Programma Socialista della Birmania del gen. Ne Win, fautore di una “via birmana al socialismo” che ideologicamente fondeva teorie buddiste e marxiste.
Nel
Continente americano, la Rivoluzione castrista in seguito all’unione delle
forze rivoluzionarie, che combatterono la dittatura batistiana, (Movimento del
26 luglio, Partito Socialista Popolare, Direttorio Rivoluzionario 13 marzo) diede
origine in Cuba al primo Stato socialista dell'emisfero occidentale sotto la
guida del Partito
Unitario della Rivoluzione Socialista di Cuba e poi dal 1965 denominatosi Partito
Comunista di Cuba.
Riguardo a questo continente c’è comunque da notare che, a parte l’effimera Repubblica Socialista del Cile del 1932 (vd. ), si sono poi verificate importanti esperienze di tipo socialista che seppur non tutte direttamente assimilabili al modello marxista-leninista ne sono state in alcuni casi anche molto vicine: in Guyana con Cheddi Jagan leader del marxista-leninista People's Progressive Party e poi con il governo di Forest Burnham che a capo del The People's National Congress (PNC) istituì la Repubblica Cooperativa di Guyana; nel vicino Suriname quando il 25 febbraio del 1980 un colpo di Stato militare guidato da Dési Bouterse proclama la creazione di una repubblica socialista che terminerà con le elezioni del 1991; nel governo della Giamaica (1972-1980) guidato da Michael Manley, leader del People's National Party; nella Grenada del Governo Rivoluzionario Popolare (1979 - 1983) capeggiato da Maurice Bishop, leader del New Jewel Movement; nel governo rivoluzionario del Nicaragua sandinista (1979-1990) il cui leader Daniel Ortega, sempre a capo del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, è tornato al potere con le elezioni presidenziali del 2006; e come del resto nella passata esperienza del governo (1970-1973) di Salvador Allende, capo dell' Unidad Popular cilena.
Riguardo a questo continente c’è comunque da notare che, a parte l’effimera Repubblica Socialista del Cile del 1932 (vd. ), si sono poi verificate importanti esperienze di tipo socialista che seppur non tutte direttamente assimilabili al modello marxista-leninista ne sono state in alcuni casi anche molto vicine: in Guyana con Cheddi Jagan leader del marxista-leninista People's Progressive Party e poi con il governo di Forest Burnham che a capo del The People's National Congress (PNC) istituì la Repubblica Cooperativa di Guyana; nel vicino Suriname quando il 25 febbraio del 1980 un colpo di Stato militare guidato da Dési Bouterse proclama la creazione di una repubblica socialista che terminerà con le elezioni del 1991; nel governo della Giamaica (1972-1980) guidato da Michael Manley, leader del People's National Party; nella Grenada del Governo Rivoluzionario Popolare (1979 - 1983) capeggiato da Maurice Bishop, leader del New Jewel Movement; nel governo rivoluzionario del Nicaragua sandinista (1979-1990) il cui leader Daniel Ortega, sempre a capo del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, è tornato al potere con le elezioni presidenziali del 2006; e come del resto nella passata esperienza del governo (1970-1973) di Salvador Allende, capo dell' Unidad Popular cilena.
Riguardo
ai paesi arabi o meno di prevalente o totale cultura islamica notiamo che, al
di là delle varie storiche esperienze di sinistra (“socialismo arabo” o
“socialismo islamico” – nazionalismo panarabista+marxismo – quali ad es. il nasserismo,
ed il baathismo ed altre peculiari
esperienze di stampo socialista) che coinvolsero vari Paesi (Egitto, Siria,
Iraq, Algeria, Libia, Sudan ecc.) anche
lì si ebbero due esperienze di netto stampo marxista-leninista: una guerra
civile portò nel 1969 nello Yemen del Sud alla costituzione della Repubblica
Democratica Popolare dello Yemen, mentre Afghanistan nel 1978 un colpo di stato
militare ispirato dai comunisti del Partito Democratico Popolare
dell'Afghanistan (PDPA), rovesciò il governo di Mohammed Da'ud Khane e diede
vita alla Repubblica Democratica dell'Afghanistan 1978–1992 inizialmente governata
dal leader del partito, Nur Mohammad Taraki, ma solo inizialmente, poiché in
seguito si sviluppò una scissione nel partito, divisosi nelle correnti Parcham
e Khalq, in combattimento fra loro, cosa che provocò l’intervento diretto
sovietico in quel Paese.
In
Africa, al di là delle esperienze di
stati ispirati al “socialismo africano” anticapitalista ed antimperialista
seguite alla decolonizzazione (l'Ujamaa tanzaniano di Julius Nyerere,
l'umanesimo zambiano di Kenneth Kaunda, il coscienzismo del ghanese Kwame
Nkrumah, la Guinea di Ahmed Sékou Touré, la Guinea-Bissau di Amilcar Cabral, ecc.
ecc.) si affermarono, dalla fine degli anni ’60 in poi veri e propri regimi
comunisti filosovietici autodefinitisi e considerati marxisti-leninisti che per
molti anni, furono al potere come nella Somalia di Siad Barre (Repubblica Democratica Somala, 1969-1991
guidata dal 1969 al 1976 da un Consiglio Rivoluzionario Supremo trasformatosi
nel giugno 1976 in Partito Socialista Rivoluzionario Somalo), nel Congo
Brazzaville di Marien Ngouabi (Repubblica Popolare del Congo, 1969-1992 guidata
dal Partito Congolese del Lavoro), nel Mozambico di Samora Machel (Repubblica
Popolare del Mozambico 1975-1990 guidata dal Fronte di Liberazione del
Mozambico, FRELIMO), nell’Angola di Agostinho Neto (Repubblica Popolare
dell'Angola, 1975-1992 guidata Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola) ,
nel Benin di Mathieu Kérékou (Repubblica Popolare del Benin, 1975-1990 guidata
dal Partito della Rivoluzione Popolare del Benin, PRPB), nel Madagascar di Didier Ratsiraka (Repubblica
democratica del Madagascar 1975-1992 guidata dall’Avanguardia della
Rivoluzione, AREMA), nell’Etiopia di Mènghistu Hailè Mariàm (Repubblica
Popolare Democratica d'Etiopia, 1987-1991 guidata dal Partito dei Lavoratori
d'Etiopia), mentre fra “socialismo africano” e marxismo-leninismo è collocabile
l’originale esperienza rivoluzionaria (4 agosto 1984- 15 ottobre del 1987) di
respiro panafricano promossa da Thomas Sankara nel da lui creato Burkina Faso (ex-Alto
Volta) sotto la guida Faso sotto la guida del Consiglio Nazionale per la
Rivoluzione, CNR sostenuto Comitati popolari di Difesa della Rivoluzione, CDR.
Un caso a parte quello delle isole Seychelles dove France-Albert René nel 1977 con un colpo di
stato dichiarò la condizione di stato unipartitico socialista sostenuto
dall'Unione Sovietica, tale condizione terminò nel 1991 con lo scioglimento
dell'Unione Sovietica stessa.
Altri
governi marxisti-leninisti istituiti in paesi in via di sviluppo, ebbero vita
molto breve (Sudan, Gambia, Liberia, Ghana, ecc.) e non staremo qui a soffermarsi
su queste effimere esperienze.
Da
notare che nel corso del tempo ci furono, per questioni ideologiche e politiche, anche
moltissimi contrasti sia all’interno dei paesi socialisti e fra alcuni di essi
e l’Urss (eliminazione staliniana delle
dissidenze nel PCUS a partire da quella trotskista (l’espulso ed esiliato
Trotski, prima di essere assassinato in Messico, fondò con i suoi seguaci una
Quarta Internazionale), scomunica staliniana della Jugoslavia di Tito nel 1948,
ricompostasi solo nel 1956la Rivolta ungherese del 1956, lo scisma maoista cinese
– ufficializzato nel 1964 – appoggiato e
seguito poi da quello dell’Albania di Enver Hoxha, ed avvenuto a causa del processo
di destalinizzazione e di coesistenza pacifica e competizione con l’Occidente
avviato dal segretario del PCUS Kruscev e respinto sia dai cinesi che dagli
albanesi – l’Urss di Gorbaciov e la Repubblica Popolare Cinese poi si riconcilieranno
solo nel 1989 - la Primavera di Praga del 1968, ecc.) ed anche conflitti armati
interni tra fazioni comuniste (Yemen del Sud 1986, Afghanistan 1979) come fra "stati
socialisti": ad es. i brevi scontri di confine tra Cina e URSS nel 1969
sui fiumi Amur ed Ussuri, la guerra tra Somalia ed Etiopia per l'Ogaden nel
1978 (dopo un inutile tentativo di mediazione, l'URSS decise di prendere militarmente
le parti dell'Etiopia insieme a Cuba, Yemen del Sud, la Corea del Nord e Germania
Est mentre la Cina a causa della rivalità cino-sovietica, sostenne
diplomaticamente e con aiuti militari la Somalia di Siad Barre che mantenne buoni
rapporti diplomatici con la Romania di Nicolae Ceauşescu, avvicinandosi
successivamente agli Usa), la guerra sempre del 1978 tra la Cambogia dei Khmer
rossi e Vietnam, la breve Guerra Cino-Vietnamita,
svoltasi a seguito degli eventi di Cambogia fra il 17 febbraio al 16 marzo 1979,
ecc.
Anche
se nei primi anni Ottanta, quasi 1/3 della popolazione mondiale era governato
da regimi comunisti, tuttavia a causa di problemi economici interni,
impedimenti esterni, e pressioni per le riforme, la stessa Urss , dopo varie e
diverse esperienze “difformi” di alcuni suoi “paesi satelliti” (soprattutto
Polonia e Romania), stava diventando, sempre più instabile. Alla fine degli anni
1980, le popolazioni dell'Europa orientale iniziarono a sollevarsi contro i
propri governi, e nel 1991, l'Unione Sovietica, anche per cause di logoramento interno
(crisi economica, movimenti indipendentistici, ecc.) e per il riflesso di cause
esterne (non ultima l’insostenibile corsa al riarmo promossa dagli Usa),
collassò. Nessuno dei governi comunisti dell'Europa orientale sopravvisse agli
eventi, mentre alcuni governi di “paesi satelliti” filosovietici del terzo
mondo sopravvissero per qualche anno ancora come l’Afghanistan, Mongolia, Congo
Brazzaville, Angola.
Al momento del crollo dell’Urss rimanevano,
e rimangono tutt’oggi, sotto la guida di un partito comunista come partito
unico l’immensa e popolosa Repubblica
Popolare Cinese, il Vietnam, il Laos, la Corea del Nord e Cuba, ma il contesto economico
promosso al loro interno (apertura, seppur controllata dal partito, alla
proprietà privata ed all’economia di mercato) in cui operano oggi i primi tre (Cina,
ed anche “nel loro piccolo” Vietnam e Laos) è praticamente molto lontano dai
canoni classici del marxismo-leninismo, mentre nella “dinastica” Corea del Nord,
seppur inibita all’economia di mercato, con la sempre maggiore importanza ideologia
“Juche”, a suo tempo teorizzata da Kim Il Sung come interpretazione coreana del
marxismo-leninismo ed oggi in primo piano, gli aspetti nazionalisti ed
isolazionisti sembrano prevalere su quelli di tipo marxista-leninista.
Paradossalmente proprio oggi che il comunismo,
nella forma di “socialismo realizzato”,a livello Stato sembrava ormai scomparso
si assiste in giro per il mondo ad una eccezionale fioritura di partiti
comunisti di varia tendenza che hanno già da alcuni anni dato vita a conferenze
internazionali di tipo permanente come:
1. l’ International Meeting of Communist and Workers' Parties (IMCWP) che raduna dal 1998 i partiti comunisti “ufficiali” , soprattutto ex-filosovietici, ma non solo visto che ai Meetings partecipa anche il Partito Comunista Cinese, cosa impensabile un tempo;
2. l’International Conference of Marxist–Leninist Parties and Organizations (“International Newsletter”) or International Conference of Marxist-Leninist Parties and Organizations ICMLPO (che raduna i partiti comunisti che si richiamano al maoismo della Rivoluzione cultura cinese);
3. l’International Conference of Marxist–Leninist Parties and Organizations (“Unity & Struggle”) or International Conference of Marxist-Leninist Parties and Organizations (che raduna i partiti comunisti che si richiamano all’ hoxhaismo cioè alle posizioni di "stalinismo classico" del decaduto Partito del Lavoro d'Albania che, ricordiamolo, nel 1978 ruppe il sodalizio col Partito Comunista Cinese dandosi una rappresentazione internazionale propria);
4. il Revolutionary Internationalist Movement; e dal 2010 l’International Coordination of Revolutionary Parties and Organizations – Icor, tutto ciò senza menzionare le organizzazioni internazionali nate dalle varie scissioni della Quarta Internazionale trotskista.
Ma su queste nuove "internazionali comuniste" forse avremo occasione di soffermarsi in seguito, fatto sta che alcuni di questi partiti comunisti partecipano oggi alle coalizioni di governi di sinistra in Paesi non definibili "paesi socialisti" nel senso suddetto come: Argentina, Bangladesh, Brasile, Cile, Ecuador, Grecia, Nepal, Palestina, Perù, Sud Africa, Siria, Uruguay, Venezuela, ecc.
1. l’ International Meeting of Communist and Workers' Parties (IMCWP) che raduna dal 1998 i partiti comunisti “ufficiali” , soprattutto ex-filosovietici, ma non solo visto che ai Meetings partecipa anche il Partito Comunista Cinese, cosa impensabile un tempo;
2. l’International Conference of Marxist–Leninist Parties and Organizations (“International Newsletter”) or International Conference of Marxist-Leninist Parties and Organizations ICMLPO (che raduna i partiti comunisti che si richiamano al maoismo della Rivoluzione cultura cinese);
3. l’International Conference of Marxist–Leninist Parties and Organizations (“Unity & Struggle”) or International Conference of Marxist-Leninist Parties and Organizations (che raduna i partiti comunisti che si richiamano all’ hoxhaismo cioè alle posizioni di "stalinismo classico" del decaduto Partito del Lavoro d'Albania che, ricordiamolo, nel 1978 ruppe il sodalizio col Partito Comunista Cinese dandosi una rappresentazione internazionale propria);
4. il Revolutionary Internationalist Movement; e dal 2010 l’International Coordination of Revolutionary Parties and Organizations – Icor, tutto ciò senza menzionare le organizzazioni internazionali nate dalle varie scissioni della Quarta Internazionale trotskista.
Ma su queste nuove "internazionali comuniste" forse avremo occasione di soffermarsi in seguito, fatto sta che alcuni di questi partiti comunisti partecipano oggi alle coalizioni di governi di sinistra in Paesi non definibili "paesi socialisti" nel senso suddetto come: Argentina, Bangladesh, Brasile, Cile, Ecuador, Grecia, Nepal, Palestina, Perù, Sud Africa, Siria, Uruguay, Venezuela, ecc.
Carlo Onofrio Gori
Prof. Carlo Gori Professor Carlo O. Gori
Prof. Dr. Carlo Onofrio Gori
Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.
P.S.
Per completezza d'informazione mi sembra giusto, anche perché mi appare sostanzialmente corretta soprattutto nelle statistiche informative (invece sulle valutazioni storiche avrei qualcosa da correggere e(o integrare) aggiungere e citare qui, riproducendola integralmente (salvo lievi modifiche di form a grafica), la voce "Stato socialista" così come appare poco dopo questa data del post su wikipedia.it