Fra gli appassionati storia è abbastanza noto
che in seguito soprattutto alle prime fasi Operazione Barbarossa numerosi
prigionieri sovietici caddero nelle mani della Wehrmacht e che, superato
l’iniziale disprezzo hitleriano verso gli “inferiori” slavi, nel prosieguo
della guerra ad Est, sempre più faticoso, dopo le trionfali fasi iniziali,
l’esercito tedesco, ed in parte anche le Waffen SS e la Luftwaffe, inquadrarono
molti di questi prigionieri sovietici di vari nazionalità – relativamente pochi
fra loro i convinti anticomunisti, la maggior parte di essi “cedette” per
necessità, date le durissime condizioni di prigionia - negli Ost-Bataillon (vari battaglioni di
Georgiani, Armeni, Azeri, Tatari, Turkmeni, Uzbeki, Kazaki e altri) oppure
permisero che si costituisse Armata Russa di Liberazione (Русская освободительная
армия/Russkaja osvoboditel'naja armija, ROA) del gen. Andrej Andreevič Vlasov mentre già dal 1942 erano stati costituiti anche con la partecipazione
attiva di esuli zaristi in Germania, come il gen. Krasnoff reparti di
collaborazionisti cosacchi, fra essi gli anticomunisti più convinti, come si ebbe a constatare anche con la
presenza dei reparti cosacchi mandati nell’ottobre del 1944 dai nazisti in
Italia per costituire il “Kosakenland in Nord Italien” in Carnia.
Ovviamente nei territori dell’Urss occupati era fuori di discussione la fedeltà
ideologica fra le forze di polizia o milizie combattenti volontarie
collaborazioniste che, soprattutto fra i nazionalisti ucraini e baltici, pur
sempre sotto la supervisione tedesca, si costituirono autonomamente agendo agli
ordini diretti di autorità politiche o militari locali, emblematico in tal
senso il caso di Stepan Bandera (Степан
Бандера) capo della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e fondatore
dell'Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA).
Ma, come dicevo prima, questi sono fatti
abbastanza noti fra gli appassionati di storia (ovviamente parlo appassionati
di storia e non parlo di studiosi!!!) mentre invece un po’ meno noto è un fatto
speculare ed opposto a quello descritto sopra e cioè la costituzione in Urss di
un numero consistente di reparti composti da ex-prigionieri tedeschi
anti-nazisti; infatti di solito a livello di appassionati di storia, circa la
resistenza anti-nazista in Germania durante la guerra vengono soprattutto
ricordati gli episodi che videro protagonisti i giovani e sfortunati
cospiratori della Rosa Bianca (Die Weiße Rose)
oppure quello dell'attentato di Rastenburg ad Hitler del 20 luglio 1944
ad opera di un gruppo di ufficiali dissidenti raccolti animato dal colonnello Claus Schenk von Stauffenber
autore materiale dell’incompleto, e quindi fallito, tentativo, ma
numericamente, oltre a questi noti episodi, ampiamente rappresentati in romanzi e films, come parte attiva della resistenza anti-nazista ci furono anche
questi - misconosciuti ai media - reparti tedeschi di ex-prigionieri che riuniti presso la città di
Krasnogorsk dal 12 luglio 1943 si organizzarono nel Comitato Nazionale per la
Germania Libera (Nationalkomitee Freies Deutschland).
La leadership del Comitato Nazionale per una Libera Germania (d’ora in poi NKFD),
presieduto dallo scrittore comunista esiliato Erich Weinert affiancato dai
vice-presidenti maggiore Karl Hetz e tenente Heinrich Graf von Einsiedel, era costituita da 38 membri, di cui 28
prigionieri di guerra della Wehrmacht e da 10 esiliati tedeschi iscritti al Partito Comunista Tedesco (KDP) a testimonianza che il NKFD aveva, oltre la propaganda,
compiti di elaborazione politica propria. Infatti già dal giugno i comunisti
Alfred Kunella e Rudolf Herrnstadt avevano lavorato ad un “manifesto” dal quale
si possono evincere le caratteristiche politiche dell’ NKFD: nel fare appello
presso i prigionieri tedeschi all’adesione, storicamente ci si richiamava a
figure di famosi generali politici e intellettuali prussiani come Karl von
Clausewitz, Ludwig Yorck von Wartenburg,
Heinrich Friedrich Karl von Stein,
Ernst Moritz Arndt ecc. alleati con Russia imperiale contro Napoleone il
che dimostra che in questo caso non si cercava, almeno inizialmente, da parte
dei comunisti tedeschi un’adesione ideologica dei loro connazionali
ex-prigionieri, ma partendo ovviamente dal ripudio dell’idea hitleriana, una
disponibilità operativa che facesse sentire gli aderenti non dei traditori, ma
dei continuatori di una tradizione tedesca patriottica conservatrice non ancora
inquinata dal nazismo, ciò è confermato anche dalla scelta della bandiera del
NKFD: vennero preferiti i vecchi colori
nero, bianco e rosso della “aristorcratica” e “prussiana” bandiera della
Germania imperiale piuttosto che quella
nero, rosso e oro della “borghese” Germania di
Weimar. L’iniziale impostazione ideologica sì antinazista, ma di “destra”
conservatrice, degli ufficiali aderenti al NKFD muterà nel corso della guerra
soprattutto dopo il fallimento dell’azione di von Stauffenber: da allora la
linea ideologica del NKFD, anche fra i militari, diventerà sempre più di
sinistra fino a collimare in molti casi con quella del KPD.
Inizialmente non furono molte le adesioni dei
tedeschi prigionieri al NKFD poiché la maggior parte di loro ancora credeva
nella vittoria finale della Wehrmacht, ma con la sconfitta tedesca nella
battaglia di Stalingrado, e conseguentemente con i sempre più forti dubbi su
una Germania vittoriosa aumentarono
progressivamente le adesioni all'organizzazione militare anti-nazista, anche se
non si hanno notizie sulla precisa entità numerica, notevoli fra esse quelle
del gen. Walther von Seydlitz-Kurzbach, che venne posto a capo del NKFD e
quella del feldmaresciallo Friedrich von Paulus, il comandante della Sesta
Armata catturato alla battaglia di Stalingrado, che inizialmente costituirono
la Lega degli Ufficiali Tedeschi (Bund Deutscher Offiziere-BDO) poi anch’essa
confluita nel NKFD. Successivamente von Seydlitz venne posto a capo operativo
dell’organizzazione, mentre, come detto sopra, il capo politico e Presidente del NKFD era
un militante comunista: lo scrittore Erich Weinert.
Il compito principale del Nationalkomitee
Freies Deutschland che gestiva un
giornale una stazione radio ed anche un servizio aereo, fu quello di svolgere
con i suoi soldati aderenti e sempre sotto uno stretto controllo
sovietico, una forte propaganda, sia sul campo di battaglia, con altoparlanti e
volantini, sia presso i commilitoni nei campi di prigionia, con colloqui e
pubblicazioni, evolvendo successivamente
questo tipo di azione verso aspetti anche di guerra psicologica volta a
demotivare fino alla diserzione le forze armate tedesche in Russia e con
l’obiettivo di costituire in Patria un fronte antinazista clandestino che
provocasse la caduta di Hitler. In tal senso si sviluppò l’opera di
intelligence sia con compagnie che insieme ai russi provvedevano ad interrogare
i prigionieri appena catturati , sia con
ristretti, testati e politicamente fidati nuclei scelti, che venivano paracadutati
dietro le linee: questi gruppi inizialmente provvidero a mescolarsi alla
popolazione con compiti di spionaggio o di sabotaggio e destabilizzazione,
mentre verso la fine della guerra alcuni
di essi si misero in uniforme con
l'ordine di fondersi con i difensori e diffondere confusione, in alcuni casi la
loro azione ebbe successo, ma in molti
altri casi vennero smascherati, catturati e giustiziati. Quando l'Armata Rossa
entrò in Germania, alcuni membri NKFD vennero nominati funzionari del governo
locale della zona di occupazione sovietica.
Come dicevamo sopra non si hanno notizie
precise sull’entità numerica di questi tedeschi aderenti al NKFD: si dice che
von Seydlitz promettesse a Stalin quarantamila aderenti pronti al
combattimento, ma in primis la cifra sembra esagerata e poi Stalin, non
fidandosi, non ne volle sapere di armare ed inviare al fronte così tanta gente
preferendo far scegliere fra essi alla sua intelligence militare, il GRU
(Glawnoje Raswedywatelnoje Uprawlenije), di armare per “operazioni speciali”
solo nuclei ristretti politicamente ed
operativamente fidati.
Dopo la sconfitta della Germania nazista, la
maggior parte dei membri del NKFD si stabilì nella zona di occupazione
sovietica in Germania ed ebbe successivamente un ruolo fondamentale nella
costruzione della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e delle sue forze
armate: prima la Kasernierte
Volkspolizei e poi la Nationale
Volksarmee (NVA).
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