giovedì 10 dicembre 2015

Seconda Guerra Mondiale. "Forse non tutti sanno che" (2)... dal 12 luglio 1943 qualche migliaio di soldati tedeschi ex-prigionieri si schierò a fianco dell'Armata Rossa

Il Comitato Nazionale per una Libera Germania (NationalKomitee Freies Deutschland - NKFD)

Fra gli appassionati storia è abbastanza noto che in seguito soprattutto alle prime fasi Operazione Barbarossa numerosi prigionieri sovietici caddero nelle mani della Wehrmacht e che, superato l’iniziale disprezzo hitleriano verso gli “inferiori” slavi, nel prosieguo della guerra ad Est, sempre più faticoso, dopo le trionfali fasi iniziali, l’esercito tedesco, ed in parte anche le Waffen SS e la Luftwaffe, inquadrarono molti di questi prigionieri sovietici di vari nazionalità – relativamente pochi fra loro i convinti anticomunisti, la maggior parte di essi “cedette” per necessità, date le durissime condizioni di prigionia -  negli Ost-Bataillon (vari battaglioni di Georgiani, Armeni, Azeri, Tatari, Turkmeni, Uzbeki, Kazaki e altri) oppure permisero che si costituisse Armata Russa di Liberazione (Русская освободительная армия/Russkaja osvoboditel'naja armija, ROA) del gen. Andrej Andreevič Vlasov  mentre già dal 1942 erano stati costituiti anche con la partecipazione attiva di esuli zaristi in Germania, come il gen. Krasnoff reparti di collaborazionisti cosacchi, fra essi gli anticomunisti più convinti,  come si ebbe a constatare anche con la presenza dei reparti cosacchi mandati nell’ottobre del 1944 dai nazisti in Italia per costituire il “Kosakenland in Nord Italien” in Carnia. Ovviamente nei territori dell’Urss occupati era fuori di discussione la fedeltà ideologica fra le forze di polizia o milizie combattenti volontarie collaborazioniste che, soprattutto fra i nazionalisti ucraini e baltici, pur sempre sotto la supervisione tedesca, si costituirono autonomamente agendo agli ordini diretti di autorità politiche o militari locali, emblematico in tal senso il caso di Stepan Bandera  (Степан Бандера) capo della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e fondatore dell'Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA).
Ma, come dicevo prima, questi sono fatti abbastanza noti fra gli appassionati di storia (ovviamente parlo appassionati di storia e non parlo di studiosi!!!) mentre invece un po’ meno noto è un fatto speculare ed opposto a quello descritto sopra e cioè la costituzione in Urss di un numero consistente di reparti composti da ex-prigionieri tedeschi anti-nazisti; infatti di solito a livello di appassionati di storia, circa la resistenza anti-nazista in Germania durante la guerra vengono soprattutto ricordati gli episodi che videro protagonisti i giovani e sfortunati cospiratori della Rosa Bianca (Die Weiße Rose)  oppure quello dell'attentato di Rastenburg ad Hitler del 20 luglio 1944 ad opera di un gruppo di ufficiali dissidenti raccolti animato dal  colonnello Claus Schenk von Stauffenber autore materiale dell’incompleto, e quindi fallito, tentativo, ma numericamente, oltre a  questi noti episodi, ampiamente rappresentati in romanzi e films, come parte attiva della resistenza anti-nazista ci furono anche questi - misconosciuti ai media - reparti tedeschi di ex-prigionieri che riuniti presso la città di Krasnogorsk dal 12 luglio 1943 si organizzarono nel Comitato Nazionale per la Germania Libera (Nationalkomitee Freies Deutschland).
La leadership del Comitato Nazionale per una Libera Germania (d’ora in poi NKFD), presieduto dallo scrittore comunista esiliato Erich Weinert affiancato dai vice-presidenti maggiore Karl Hetz e tenente Heinrich Graf von Einsiedel,  era costituita da 38 membri, di cui 28 prigionieri di guerra della Wehrmacht e da 10 esiliati tedeschi iscritti al Partito Comunista Tedesco (KDP) a testimonianza che il NKFD aveva, oltre la propaganda, compiti di elaborazione politica propria. Infatti già dal giugno i comunisti Alfred Kunella e Rudolf Herrnstadt avevano lavorato ad un “manifesto” dal quale si possono evincere le caratteristiche politiche dell’ NKFD: nel fare appello presso i prigionieri tedeschi all’adesione, storicamente ci si richiamava a figure di famosi generali politici e intellettuali prussiani come Karl von Clausewitz, Ludwig Yorck von Wartenburg,  Heinrich Friedrich Karl von Stein,  Ernst Moritz Arndt ecc. alleati con Russia imperiale contro Napoleone il che dimostra che in questo caso non si cercava, almeno inizialmente, da parte dei comunisti tedeschi un’adesione ideologica dei loro connazionali ex-prigionieri, ma partendo ovviamente dal ripudio dell’idea hitleriana, una disponibilità operativa che facesse sentire gli aderenti non dei traditori, ma dei continuatori di una tradizione tedesca patriottica conservatrice non ancora inquinata dal nazismo, ciò è confermato anche dalla scelta della bandiera del NKFD: vennero preferiti  i vecchi colori nero, bianco e rosso della “aristorcratica” e “prussiana” bandiera della Germania imperiale  piuttosto che quella nero, rosso e oro della “borghese” Germania di  Weimar. L’iniziale impostazione ideologica sì antinazista, ma di “destra” conservatrice, degli ufficiali aderenti al NKFD muterà nel corso della guerra soprattutto dopo il fallimento dell’azione di von Stauffenber: da allora la linea ideologica del NKFD, anche fra i militari, diventerà sempre più di sinistra fino a collimare in molti casi con quella del KPD.
Inizialmente non furono molte le adesioni dei tedeschi prigionieri al NKFD poiché la maggior parte di loro ancora credeva nella vittoria finale della Wehrmacht, ma con la sconfitta tedesca nella battaglia di Stalingrado, e conseguentemente con i sempre più forti dubbi su una Germania  vittoriosa aumentarono progressivamente le adesioni all'organizzazione militare anti-nazista, anche se non si hanno notizie sulla precisa entità numerica, notevoli fra esse quelle del gen. Walther von Seydlitz-Kurzbach, che venne posto a capo del NKFD e quella del feldmaresciallo Friedrich von Paulus, il comandante della Sesta Armata catturato alla battaglia di Stalingrado, che inizialmente costituirono la Lega degli Ufficiali Tedeschi (Bund Deutscher Offiziere-BDO) poi anch’essa confluita nel NKFD. Successivamente von Seydlitz venne posto a capo operativo dell’organizzazione, mentre, come detto sopra, il capo politico e Presidente del  NKFD era un militante comunista: lo scrittore Erich Weinert.
Il compito principale del Nationalkomitee Freies Deutschland  che gestiva un giornale una stazione radio ed anche un servizio aereo, fu quello di svolgere con i suoi soldati aderenti e sempre sotto uno stretto controllo sovietico,  una forte  propaganda, sia  sul campo di battaglia, con altoparlanti e volantini, sia presso i commilitoni nei campi di prigionia, con colloqui e pubblicazioni,  evolvendo successivamente questo tipo di azione verso aspetti anche di guerra psicologica volta a demotivare fino alla diserzione le forze armate tedesche in Russia e con l’obiettivo di costituire in Patria un fronte antinazista clandestino che provocasse la caduta di Hitler. In tal senso si sviluppò l’opera di intelligence sia con compagnie che insieme ai russi provvedevano ad interrogare i  prigionieri appena catturati , sia con ristretti, testati e politicamente fidati nuclei scelti, che venivano paracadutati dietro le linee: questi gruppi inizialmente provvidero a mescolarsi alla popolazione con compiti di spionaggio o di sabotaggio e destabilizzazione, mentre  verso la fine della guerra alcuni di essi  si misero in uniforme con l'ordine di fondersi con i difensori e diffondere confusione, in alcuni casi la loro azione ebbe successo, ma  in molti altri casi vennero smascherati, catturati e giustiziati. Quando l'Armata Rossa entrò in Germania, alcuni membri NKFD vennero nominati funzionari del governo locale della zona di occupazione sovietica.
Come dicevamo sopra non si hanno notizie precise sull’entità numerica di questi tedeschi aderenti al NKFD: si dice che von Seydlitz promettesse a Stalin quarantamila aderenti pronti al combattimento, ma in primis la cifra sembra esagerata e poi Stalin, non fidandosi, non ne volle sapere di armare ed inviare al fronte così tanta gente preferendo far scegliere fra essi alla sua intelligence militare, il GRU (Glawnoje Raswedywatelnoje Uprawlenije), di armare per “operazioni speciali” solo nuclei ristretti  politicamente ed operativamente fidati.
Dopo la sconfitta della Germania nazista, la maggior parte dei membri del NKFD si stabilì nella zona di occupazione sovietica in Germania ed ebbe successivamente un ruolo fondamentale nella costruzione della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e delle sue forze armate: prima la  Kasernierte Volkspolizei  e poi la Nationale Volksarmee (NVA).


                                                                                                                     
                  


                           Carlo Onofrio Gori





Carlo Gori
Carlo O. Gori
Carlo Onofrio Gori
























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