venerdì 8 aprile 2016

Letture e riletture: libri letti, ieri e oggi:. Lodovico Festa, La provvidenza rossa, Sellerio 2016

In un "giallo", un ritratto della Milano e del PCI negli anni del "compromesso storico"
Una giovane fioraia milanese della zona di Corso Sempione, attiva militante  del PCI viene inspiegabilmente uccisa mentre è al lavoro nel suo chiosco: omicidio politico, cioè attentato, o....altro? Il PCI tramite e sotto la guida di un suo funzionario dei defilati, ma onniscienti probiviri, a ciò dal vertice deputato, svolge, con estrema discrezione e con finale successo, un'inchiesta parallela a quella della polizia che invece vien fatta volutamente approdare a conclusioni "utili" per il partito, ma sbagliate. 
Oggi come oggi, se qualcuno in Italia scrive un romanzo, ma, al limite anche un "saggio-amarcord" come in fondo è questo ambientato fra i comunisti della "Milano-seconda-metà-anni-settanta", quella, dopo le elezioni del 1975 e 1976, del compromesso politico consociativista DC-PSI-PRI-PSDI e PCI, locale e nazionale, ufficioso e discreto - gli Usa sulla base di Yalta non avrebbero consentito entrate "ufficiali" - ma sostanzialmente in atto (tra l'altro una delle "tante" e anche diverse Milano che nel corso dei miei sessantasei anni ho direttamente conosciuto, visto anche che ho dei parenti lassù e che di quando in quando li vado a trovare) e vuol aver qualche speranza di esser "convenientemente" pubblicato e quindi letto adeguatamente, cioè ben al di là della ristretta e locale cerchia di parenti e conoscenti, amici e benefattori, deve, mettendosi al computer e scrivendo, acconciarsi a passare attraverso le "forche caudine", della forma "giallo" (del resto mi ricordo, anche il compianto giallista Vázquez Montalbán lo aveva già autorevolmente fatto, in un romanzo che ho letto e del quale ora non mi rammento il titolo, riguardo alla Barcellona dei comunisti catalani del PSUC e di un omicidio avvenuto al loro interno) con in più, in questi ultimissimi tempi, qualche, indispensabile, incursione anche...in cucina. E così ha fatto anche Festa. Se la memoria non mi inganna ebbi occasione di conoscere l'autore di questo romanzo giallo pubblicato da Sellerio, Lodovico Festa, appunto, al XIX Congresso nazionale del FGCI tenutosi nel marzo 1971 a Firenze, lui era delegato di Milano ed io di Prato, ma forse l'avevo conosciuto anche prima in occasione di qualche attivo dei dirigenti, via dei Frentani a Roma, quando l'organizzazione giovanile comunista era guidata a livello nazionale (uno era segretario naz.le, l'altro direttore di "Nuova generazione") dai fratelli Borghini, gemelli guarda caso... milanesi  e poi anch'essi approdati in tempi seguenti e per "via craxiana"  a Forza Italia. La conoscenza a Firenze fu breve: quattro parole scambiate insieme ad altri ed io non ho più, fino ad oggi, sentito più parlare di Festa così come lui, a maggior ragione e ne sono quasi certo, credo abbia  più sentito parlare di me: lo scopro oggi, nella sua "opera prima", in veste di giallista. 
Malgrado che, letto come "giallo-giallo", il suo libro mi sia apparso da questo "punto di stile" tutto sommato di debole impianto (per 3/4 del romanzo non compare la figura dell'assassino che invece emerge in fondo quasi all'improvviso), tuttavia per "ragioni d'ambiente" è sicuramente un bel libro di storia e di costume, che veramente val la pena leggere. Festa, dirigente comunista del PCI milanese per lungo tempo (sebbene poi approdato ad altri lidi politici meneghini, Forza Italia compresa) ambienta la sua storia nella Milano degli anni del "compromesso storico"  e magistralmente, con sapiente e storica puntualità del narratore locale onnisciente, volta e rivolta Milano e il suo hinterland regionale come un calzino e ci descrive - spesso raffrontandola con l'odierna - sia la città d'allora, osservata da vari punti di vista (costume, abitudini, urbanistica, politica. cultura - salotti compresi - economia, sindacati - compreso il nascente sindacato di polizia - criminalità ecc. ecc.) l'ambiente dei militanti comunisti meneghini dove si dipana la storia del suo "giallo": il "vecchio PCI" milanese del tempo - comprese tutte le sue "organizzazioni-allora-fiancheggiatrici", dalla CGIL, alla Confesercenti, agli artigiani della CNA, ale organizzazioni contadine, alle varie diramazioni dell'ARCI, Arci-caccia e Arci-gay incluse, ecc. ecc.),  anche nei suoi rapporti col "centro" romano, e nei rapporti interpersonali dei suoi militanti: più che un partito che faceva, come altri politica, una vera e propria  "comunità solidale", con le sue certezze ed i suoi dubbi, le sue passioni e le sue contraddizioni, i suoi rituali e le sue regole. scritte e non scritte, le seconde conosciute solo da una ristretta cerchia di dirigenti abilitati da una lunga e severa "gavetta politica" anche a saper "tutto di tutti" e quindi tutto, volenti o nolenti, per il superiore "bene di tutti", orientare e dirigere. Insomma, la cosiddetta "diversità" comunista: era sostanzialmente così, e non solo a Milano, un modo di far politica ed un mondo che oggi non esistono più  (sebbene mi risultino oggi ufficialmente esistenti in Italia - con organo di stampa, sitoweb, e tesseramento in corso - ben 16 partiti che si dichiarano comunisti, non esiste più "quel PCI", che alla fine degli anni'70, forse ed in gran parte "comunista" - inteso senso "classico" di marxista-leninista - più non era!!!) ma e che invece è utile, anche  e soprattutto oggi, nel bene e nel male, rammentare e descrivere come, a regola d'arte, con distaccata ma sapientemente sensibile oggettività ha fatto con questo suo libro... "condito di giallo", Lodovico Festa.

                                                           
              

                    Carlo Onofrio Gori









Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze














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