lunedì 27 maggio 2013

C.O. Gori. Una storia vecchia: le guerre “democratiche” provocate dall’ “esterno". Adesso in Siria

 Una storia vecchia: le guerre “democratiche” provocate dall’ “esterno”…

Cose scomode per i benpensanti "occidental-mediatizzati", ma che per onestà vanno dette: sono queste ciniche e cicliche "operazioni", con effetti sanguinosi, che vengono "da lontano"....come ad es. successe quando, dopo la caduta del Muro, vollero "dall'esterno"  dare un non indifferente "contributo" (nel caso soprattutto  da parte di un  "forte" Paese europeo  e anche da ... “OltreTevere”) per far dividere la Jugoslavia (dove è vero, N.B.,  preesistenti problemi di parità fra repubbliche della Federazione c'erano) provocando così una terribile guerra etnico-religiosa, un mattatoio  (e lo stesso, su altro piano, è successo anche nell'ex-Unione Sovietica), ...ora qui in Siria (dove, N.B., sotto Assad preesistenti problemi  di  democrazia c'erano...) e con la scusa delle "primavere arabe",  hanno (Usa-Nato (in particolare Francia e Gran Bretagna), Stati Golfo&C.) sfruttato questi  pacificamente risolvibili problemi per dar vita ad un altro mattatoio, un conflitto etnico-religioso (sunniti contro tutti gli altri: sciiti, alawiti, cristiani, drusi, ecc. ) e così hanno finito per favorire non tanto la democrazia, ma il terrorismo internazionale jihadista col quale loro stessi, apprendisti stregoni,  dovranno poi fare i conti...ma…mal voluto….non è mai troppo. Infatti non capisco perché l'occidente debba combattere il jihadismo in Afghanistan e da altre parti mentre ora cerchi con tutti i mezzi di alimentare in jihadismo in Siria favorendo e armando i nemici di Assad che in gran parte sono i jihadisti...
Ho già pubblicato qui su Goriblogstoria360 qualcosa in merito e cito ora questo articolo ripreso da FB.

   
                                                                                                                    

                                   COG     







“Siria. Fallito il piano di distruggere lo Stato?
Il piano di destabilizzare la Siria e farla collassare come Stato, varato ormai più di due anni fa, può dirsi fallito. Dopo due anni è quindi tempo di bilanci: la guerra siriana è davvero una guerra civile?
La cosiddetta “guerra civile” siriana è stata scatenata ormai più di due anni fa e ha già lasciato sul terreno più di 80.000 morti. Come mai allora, dopo due anni di guerra civile e di proteste contro il governo che i media occidentali ci dicono essere di massa, il governo di Assad è ancora saldamente padrone del terreno? Le ultime indicazioni, come sottolineato da Gordon Duff su PressTv, sembrano suggerire che la destabilizzazione della Siria sia sostanzialmente fallita, e questo perchè non si tratterebbe di una guerra civile, come al contrario sostengono i media. Turchia, Israele, Arabia Saudita e altri paesi hanno finanziato a piene mani l’opposizione armata, cercando di dividere il paese lungo le linee di faglia delle divisioni settarie e politiche. Attualmente in Siria i ribelli utilizzano munizioni e veicoli israeliani, armi americane, tutte prove che siamo di fronte non tanto a una “Primavera Araba”, quanto a una vera e propria aggressione a un Paese sovrano. Secondo Duff ci sarebbero anche prove inconfutabili, come video e file audio, che mostrerebbero i ribelli compiere atti indicibili contro civili siriani. Uno dei motivi di questo attacco alla Siria è sicuramente collegato al ruolo strategico nel Mediterraneo orientale di Damasco. Molti analisti hanno sottolineato come le attenzioni degli Stati Uniti, negli ultimi tempi, si siano focalizzate sull’Iran e sul Golfo Persico, sostanzialmente allentando la presa sul Mediterraneo, una volta considerato alla stregua di un “lago americano”. Questo ha implicato che gli americani siano stati allontanati dal Mediterraneo per abbracciare i sogni di allungare le mani sull’Oceano Indiano. I media continuano da anni ormai a preparare l’opinione pubblica alla guerra con l’Iran, guardacaso alleato di vecchia data di Damasco. Anche l’Iraq è stato sconvolto dalla violenza settaria, e, guarda un pò, anche a Baghdad sono i sunniti ad aver cominciato a destabilizzare il governo sciita, sciita come Teheran. Secondo molti analisti quindi si tratterebbe di una guerra globale lanciata contro la presenza economica e culturale della Repubblica Islamica in Medio Oriente, una guerra da cominciare sul campo solo dopo aver spazzato via la Siria, alleato di Teheran troppo vicino a Israele per essere tollerato. Ma le cose non sono andate come previsto dagli analisti americani dal momento che dopo oltre due anni Damasco continua a resistere, mantenendo pressochè integra la propria capacità bellica sul terreno e il controllo di larghe parti strategiche del territorio. Con la vittoria di Qusayr, strategica roccaforte dei ribelli sulla strada per il Libano, l’esercito siriano ha inoltre assestato un colpo durissimo alle opposizioni siriane, facendo sostanzialmente buttare milioni di dollari ai paesi che li hanno fin qui supportati. Negli ultimi mesi inoltre a Damasco sarebbero arrivate nuove armi russe che, combinate con l’ingresso di migliaia di miliziani di Hezbollah in Siria, hanno cambiato il rapporto di forze, facendo arretrare i ribelli in tutto il Paese. Pochi sanno che Israele nei mesi scorsi ha speso parecchi soldi per fortificare le alture del Golan, al confine con la Siria, e ora secondo alcune indiscrezioni proprio il Golan sarebbe diventata una nuova base delle operazioni ribelli assieme al regno di Giordania. Come se non bastasse Assad dispone ora dei temibili missili russi Iskander, batterie di missili protetti da sistemi di difesa missilistici che renderebbero troppo dispendiosa una guerra aperta di Israele nei confronti di Damasco in quanto comporterebbe costi inaccettabili in vite umane per Tel Aviv. Da qui la decisione di provare a destabilizzare Damasco dall’interno, ma fino a ora tutti i piani sono miseramente falliti. Per questo motivo sono molti a pensare che dietro alla guerra alla Siria ci sia un piano preordinato da tempo, un piano che prevede il collasso della Siria e la destabilizzazione di altri paesi come Iraq, Afghanistan e Pakistan, per completare l’accerchiamento intorno al grande nemico, l’Iran. Finora il piano è proceduto a gonfie vele, solo Damasco starebbe mettendo i bastoni tra le ruote, resistendo più del dovuto.”
Tratto da sito FB: "Faranno il Deserto e lo chiameranno Pace"


vd. anche: http://goriblogstoria360.blogspot.it/2013/05/politica-internazionale-sulla-siria.html



Claudio GeratiPatrizia Biagini e Ary Lovee piace questo elemento.










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