In memoria di Hugo Chavez…"Con lo pobres de la tierra…"
E'
morto Hugo Chavez, socialista bolivariano, quattro volte democraticamente
eletto (…e malgrado gli immancabili complotti!!!) Presidente del Venezuela.
Non
un despota, come sovente falsamente descritto dai media occidentali, che nei casi più benevoli spesso hanno distorto la sua figura ponendola in uno sfondo "esotico" e folkloristico , ma "uno che ci credeva" e lottava davvero: uno nel
popolo e per il popolo.
Un militare che prima rischiando di persona, e poi mettendosi democraticamente in gioco, ha fatto sue e in parte soddisfatto le richieste delle classi povere e popolari del suo Paese che per questo sempre lo hanno ampiamente rieletto, ma non solo questo!!!
E' stato l'ideatore e l'interprete principale, "sul campo", del suo sogno di un "Socialismo del XXI Secolo", nuovo e migliore, vivo e partecipato, rispetto ai "socialismi storici" (sia democratici che rivoluzionari) del Novecento, spesso eroici nella fase delle lotte per la difesa dei diritti del proletariato e per la sua affermazione, ma sovente, sotto molti aspetti deludenti (a dir poco!!!) per il popolo, nella successiva fase di costruzione e gestione del potere; invece in Chavez l'idea e la prassi, a partire dalla "liberazione" del suo Paese, di un "mondo diverso" e nuovo, a misura umana in questa attuale disumanizzante globalizzazione gestita dai potentati economici e finanziari: insomma una rinnovata speranza per tutti gli odierni "dannati della terra"!
Come hanno ricordato in questo triste frangente anche Oliver Stone e Sean Penn, presenti a Caracas, Chavez, disposto alla discussione, non era un nemico pregiudiziale degli Stati Uniti (come del resto non lo era stato Castro subito dopo la vittoria della Rivoluzione Cubana), piuttosto sono state le interessate politiche imperialistiche degli Usa a mettersi in rotta di collisione con lui, magari poi demonizzandolo anche per certe sue amicizie internazionali soprattutto extra-latinoamericane come ad es. quelle con la Libia, la Siria e l'Iran e con i loro discussi e altrettanto mediaticamente "demonizzati" leaders (... facile dare patenti di "stato canaglia", ma in Occidente abbiamo dovuto aspettare Assange per saperla tutta anche sulle "canagliate" dei "fustigatori"...), ma erano stati "loro", gli Usa, che avevano negato il dialogo e che l'avevano inesorabilmente spinto dall' "altra parte" e del resto, a parte la socialista Cuba e poi gli altri paesi democratici e progressisti latinoamericani, quelli erano gli "amici" che c'erano "in giro" e che più di opponevano al "gendarme".
Inutile darsela ad intendere: puoi essere un Presidente democraticamente rieletto quattro volte, come lo è stato Chavez o puoi essere uno definito dai media occidentali "dittatore" come Gheddafi o come Assad, maaaa..., o ti sottometti e accetti, tutte, o quasi (ma i margini sono sempre molto ristretti ed umilianti per chi "sta sotto"), le regole della "sovranità limitata" imposte dalle oligarchie politico-economiche, così come di volta in volta ti vengono dettate, o ben presto, "quelle", cominceranno a promuovere una severa escalation che in vari modi farà "terra bruciata", in casa del "reprobo" e nei suoi dintorni.
Ecco, Hugo Chavez ha cercato, ricco anche dei proventi del petrolio venezuelano (sottratti alle "sette sorelle" multinazionali-americane e alle oligarchie locali loro vassalle e riportati al popolo venezuelano in servizi sociali), di unire a livello internazionale il fronte di tutti coloro (più o meno "buoni" secondo i punti di vista) "stanno sotto" e "non ci vogliono più stare" a svendere, come ad es. l'Iran, i proventi delle loro risorse, ed ecco perché Chavez era odiato e temuto in certi "ambienti".
Del resto la Presidenza Obama, sul piano delle "aperture", si è dimostrata alla prova dei fatti, molto deludente rispetto alle aspettative.
Un militare che prima rischiando di persona, e poi mettendosi democraticamente in gioco, ha fatto sue e in parte soddisfatto le richieste delle classi povere e popolari del suo Paese che per questo sempre lo hanno ampiamente rieletto, ma non solo questo!!!
E' stato l'ideatore e l'interprete principale, "sul campo", del suo sogno di un "Socialismo del XXI Secolo", nuovo e migliore, vivo e partecipato, rispetto ai "socialismi storici" (sia democratici che rivoluzionari) del Novecento, spesso eroici nella fase delle lotte per la difesa dei diritti del proletariato e per la sua affermazione, ma sovente, sotto molti aspetti deludenti (a dir poco!!!) per il popolo, nella successiva fase di costruzione e gestione del potere; invece in Chavez l'idea e la prassi, a partire dalla "liberazione" del suo Paese, di un "mondo diverso" e nuovo, a misura umana in questa attuale disumanizzante globalizzazione gestita dai potentati economici e finanziari: insomma una rinnovata speranza per tutti gli odierni "dannati della terra"!
Come hanno ricordato in questo triste frangente anche Oliver Stone e Sean Penn, presenti a Caracas, Chavez, disposto alla discussione, non era un nemico pregiudiziale degli Stati Uniti (come del resto non lo era stato Castro subito dopo la vittoria della Rivoluzione Cubana), piuttosto sono state le interessate politiche imperialistiche degli Usa a mettersi in rotta di collisione con lui, magari poi demonizzandolo anche per certe sue amicizie internazionali soprattutto extra-latinoamericane come ad es. quelle con la Libia, la Siria e l'Iran e con i loro discussi e altrettanto mediaticamente "demonizzati" leaders (... facile dare patenti di "stato canaglia", ma in Occidente abbiamo dovuto aspettare Assange per saperla tutta anche sulle "canagliate" dei "fustigatori"...), ma erano stati "loro", gli Usa, che avevano negato il dialogo e che l'avevano inesorabilmente spinto dall' "altra parte" e del resto, a parte la socialista Cuba e poi gli altri paesi democratici e progressisti latinoamericani, quelli erano gli "amici" che c'erano "in giro" e che più di opponevano al "gendarme".
Inutile darsela ad intendere: puoi essere un Presidente democraticamente rieletto quattro volte, come lo è stato Chavez o puoi essere uno definito dai media occidentali "dittatore" come Gheddafi o come Assad, maaaa..., o ti sottometti e accetti, tutte, o quasi (ma i margini sono sempre molto ristretti ed umilianti per chi "sta sotto"), le regole della "sovranità limitata" imposte dalle oligarchie politico-economiche, così come di volta in volta ti vengono dettate, o ben presto, "quelle", cominceranno a promuovere una severa escalation che in vari modi farà "terra bruciata", in casa del "reprobo" e nei suoi dintorni.
Ecco, Hugo Chavez ha cercato, ricco anche dei proventi del petrolio venezuelano (sottratti alle "sette sorelle" multinazionali-americane e alle oligarchie locali loro vassalle e riportati al popolo venezuelano in servizi sociali), di unire a livello internazionale il fronte di tutti coloro (più o meno "buoni" secondo i punti di vista) "stanno sotto" e "non ci vogliono più stare" a svendere, come ad es. l'Iran, i proventi delle loro risorse, ed ecco perché Chavez era odiato e temuto in certi "ambienti".
Del resto la Presidenza Obama, sul piano delle "aperture", si è dimostrata alla prova dei fatti, molto deludente rispetto alle aspettative.
Avevo
su FB, a suo tempo, scritto sulle "strane" malattie tumorali che,
sotto la Presidenza Bush, "stranamente" hanno contemporaneamente "a raffica" colpito alcuni Capi di
Stato progressisti dell'America Latina ed oggi il governo del Venezuela sembra
ufficialmente confermare per quanto riguarda Hugo Chavez questi sospetti.
A parte questo credo
e spero che Hugo Chavez abbia nel suo popolo ben seminato e questo ben presto lo vedremo: Onore Comandante!!!
Le
cose non vengono a caso e la storia
spiega sempre qualcosa: ecco in sintesi il perché del successo di Chavez in
Venezuela e del suo prestigio nell’America Latina. Hugo
Chávez nacque a Sabaneta, Estado de Barinas il 28 luglio 1954 in una povera e
numerosa famiglia. All'età di diciassette anni si arruolò nell'Accademia
Venezuelana di Arti Militari. Dopo la laurea in Scienza e Arti Militari Chávez
si dedicò allo studio delle Scienze politiche all'Università Simon Bolívar di
Caracas.Negli anni Settanta-Ottanta Chavez si mise spesso in contrasto con le
gerarchie politico-militari non
condividendo le azioni di repressione dell'Esercito, in quei tempi utilizzato
in appoggio alla Polizia ed al governo oligarchico. Cominciò a allora a
concepire la sua ideologia “Bolívariana” (una dottrina nazionalista di sinistra
ispirata dalla filosofia Panamericanista del rivoluzionario venezuelano
dell'800 Simón Bolívar, dall'influenza del presidente peruviano di sinistra
generale Juan Velasco Alvarado e dal pensiero di vari ideologi comunisti e
socialisti a cominciare da Marx e Lenin) che inizialmente fece proseliti
all'interno delle Forze Armate, dando vita già dal 1983 al “Movimiento
Bolívariano MBR-200”, costituito per la maggior parte dai cadetti usciti nel
1975 dal corso della scuola militare “Simón Bolívar” .
Tuttavia
non si può capire davvero la radicalizzazione politica di Chavez, ed il
consenso poi da lui ottenuto fra le masse venezuelane, se non ci si rifà ad una
data: il 27 febbraio del 1989, giorno di una grande protesta popolare nella
capitale Caracas contro le misure neoliberali del governo sedicente “socialdemocratico”
di Carlos Andres Perez. Quella immensa manifestazione terminò con uno dei
peggiori eccidi della recente storia mondiale: il “Caracazo”. Un bagno di
sangue con migliaia di morti, uomini, donne, bambini, vittime della brutale
repressione poliziesca. Tra i vari responsabili anche un italo-venezuelano,
Italo del Valle, all'epoca ministro della difesa del governo venezuelano.
Chavez
promosso al grado di colonnello nel 1991, l'anno seguente, il 4 febbraio 1992,
fu protagonista di un colpo di Stato militare che tentò di rovesciare il
governo di Carlos Andrés Pérez. Il golpe fallì causando, secondo le voci ufficiali
del Ministero della Difesa, 14 morti e 53 feriti e Chávez fu arrestato ed
imprigionato. Il suo arresto suscitò un ampio movimento popolare che ne
chiedeva la liberazione: riacquistò la libertà nel 1994 grazie a un'amnistia,
ma dovette abbandonare le Forze Armate.
La
sua ascesa politica cominciò a prendere corpo già durante gli anni nel carcere
di Yare in Valles del Tuy. Chávez fondò il Movimento Quinta Repubblica.
Chávez e fu poi eletto alla Presidenza
del Venezuela, nel 1998 grazie alle sue promesse di aiuto per la maggioranza
povera della popolazione del Venezuela. E’ stato poi rieletto nel 2000. Nell’aprile 2002 i
golpisti legati alle oligarchie ed ai latifondi, con l’aito di alcuni militari
ribelli lo deposero e il golpe venne subito riconosciuto dagli Usa e dalla
Spagna, ma una grande sollevazione popolare portò il 48 ore alla liberazione
del Comandante Chavez che è stato poi ampiamente
rieletto nel 2006 e nel 2012.
In
patria Chávez ha promosso le Missioni Bolívariane (« Simón Bolívar, padre della
nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle
sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America libera. Noi
non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a
quando non sarà salva l'umanità » . Hugo Chávez, Discorso alla sessione per il
60° anniversario dell'ONU, 15 settembre 2005), i cui obiettivi sono quelli di
combattere le malattie, l'analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e gli
altri mali sociali. In politica estera si è mosso contro gli Usa di Bush sostenendo modelli di
sviluppo economico alternativi, richiedendo la cooperazione dei paesi più
poveri del mondo, specialmente di quelli sudamericani.
Chávez
come leader della Rivoluzione Bolívariana ha promosso la sua visione di
socialismo democratico e insieme rivoluzionario, e l’integrazione dell'America Latina e dell’anti-imperialismo
ed è stato un critico implacabile della
globalizzazione neoliberista e della politica estera Usa.
Un personaggio che con tanti pregi e qualche
difetto (e chi non li ha???) entra a
buon diritto, come figura di prima grandezza, nella Storia dei leaders e dei
combattenti latino-americani, patrioti e rivoluzionari di varia estrazione
sociale ed ideologica, che hanno in vario modo generosamente lottato per l’indipendenza
del Continente dagli imperialismi (prima portoghese e spagnolo e poi nordamericano)
e per il riscatto dei poveri e che in gran parte sono caduti per mano dell’imperialismo
o delle oligarchie locali ad esso legate.
Per
questo Hugo Chavez va oggi storicamente ricordato insieme a loro: Joaquim
“Tiradentes” (Brasil, 1748 –1792), Simon Bolivar (Venezuela, 1783 –1830), José Martí
(Cuba, 1853 –1895), Emiliano Zapata (Mexico 1879 -1919), Pancho Villa , (Mexico,
1878 - 1923), Marmaduke Grove Vallejo (Chile, 1878 - 1954), Farabundo Martí (El Salvador, 1893 - 1932), José Carlos Mariátegui (Perù 1894-1930), Augusto César Sandino
(Nicaragua, 1895 –1934), Lázaro Cárdenas (Mexico, 1895 – 1970), Luís Carlos
Prestes (Brasil 1898-1990), José Font “Facón Grande” ( Argentina), Julio
Antonio Mella (Cuba, 1903 – 1929), Salvador Allende (Chile, 1908 –1973), Juan
Velasco Alvarado (Perù, 1910 – 1977), Jacobo Arbenz (Guatemala, 1913 –1971), Juan
José Torres (Bolivia, 1920-1976), Michael Manley (Jamaica– 1924-1997), Manuel
Merulanda (Colombia, 1930-2008), Ernesto “Che” Guevara (Argentina e Cuba,
1928-1967), Omar Torrijos (Panama, 1928-1981), Don Camilo Torres (Colombia,
1929 – 1966), Francisco Caamano (Rep. Dominicana, 1932 - 1973), Maurice Bishop
(Grenada1944 –1983), e tanti, tanti altri…su ciascuno di essi, visto che, a
parte i più noti, molti in Italia non li conoscono, ci si potrebbero qui scrivere
numerose pagine.
Oggi
l’eredità di Hugo Chavez e l’avvenire e le speranze del Venezuela bolivariano e
popolare e dei poveri del Continente, va innanzitutto al suo popolo e al suo
partito, al vicepresidente Maduro, ai suoi amici leaders latinoamericani
progressisti rimasti oggi in carica (...nel frattempo Manuel Zalaya dell'Honduras e Fernando Lugo del Paraguay sono stati deposti da golpe "bianchi"...) , da lui spesso aiutati e sostenuti o consigliati: dalla amica Cuba di Fidel e Raul Castro, a Evo
Morales di Bolivia, da Rafael Correa dell’Ecuador, a Daniel Ortega del
Nicaragua, da Dilma Rousseff, erede di
Lula, del Brasile, a Cristina Fernández de Kirchner dell’Argentina, da Mauricio
Funes di El Salvador a José Mujica dell’Uruguay,…e poi a tutti quelli che in
tutto il mondo “stanno sotto” e vogliono cambiare, per il bene comune in una
società più giusta: comunque andrà al tuo successore, il vice-presidente Nicolás Maduro, il tuo esempio sarà patrimonio del tuo popolo a cui hai ridato dignità e delle sue lotte...ben seminato… Compagno e Comandante Chavez!
Carlo Onofrio Gori
Per vedere le "ultime" degli altri miei due blog vd.
http://goriblogstoria.blogspot.it/2013/02/co-gori-resistenza-e-liberazione-il-cap.html
http://historiablogoriarchiviosplinder-cog.blogspot.it/
A Mimma Alia, Santa Caterina da Siena e Angela Bonadies piace questo elemento.
Per completezza d’informazione mi permetto, dichiarandolo apertamente, di citare interamente qui sotto la pagina di Wikipedia Italia dedicata a Hugo Chavez, che mi sembra obiettiva e ben fatta. Ugualmente
utilizzo altre pagine wikipedia per illustrare le figure del suo successore designato Nicolás Maduro Moros e di Henrique Capriles Radonski che è stato il suo avversario alle ultime elezioni e lo sarà anche del successore.
Hugo Rafael Chávez Frías (Sabaneta, 28 luglio 1954 – Caracas, 5 marzo 2013[2]) è stato un politico e militare venezuelano. È stato presidente del Venezuela dal 1999 alla morte.
Per vedere le "ultime" degli altri miei due blog vd.
http://goriblogstoria.blogspot.it/2013/02/co-gori-resistenza-e-liberazione-il-cap.html
http://historiablogoriarchiviosplinder-cog.blogspot.it/
A Mimma Alia, Santa Caterina da Siena e Angela Bonadies piace questo elemento.
Per completezza d’informazione mi permetto, dichiarandolo apertamente, di citare interamente qui sotto la pagina di Wikipedia Italia dedicata a Hugo Chavez, che mi sembra obiettiva e ben fatta. Ugualmente
utilizzo altre pagine wikipedia per illustrare le figure del suo successore designato Nicolás Maduro Moros e di Henrique Capriles Radonski che è stato il suo avversario alle ultime elezioni e lo sarà anche del successore.
Hugo Rafael Chávez Frías (Sabaneta, 28 luglio 1954 – Caracas, 5 marzo 2013[2]) è stato un politico e militare venezuelano. È stato presidente del Venezuela dal 1999 alla morte.
Chávez
promosse la sua visione di socialismo nazionale, integrazione dell'America
Latina e anti-imperialismo. Fu inoltre un acceso critico della globalizzazione
neoliberista e della politica estera statunitense. La sua particolare filosofia
politica è stata denominata chavismo, un'unione di bolivarismo e del cosiddetto
socialismo del XXI secolo. « Simón Bolívar, padre della nostra Patria e guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla nostra anima fino a quando non sarà salva l'umanità » (Hugo Chávez, Discorso alla sessione per il 60º anniversario dell'ONU, 15 settembre 2005)
Chávez
fondò il Movimento Quinta Repubblica dopo aver organizzato, nel 1992, un
fallito colpo di Stato contro l'allora presidente Carlos Andrés Pérez. Chávez
fu eletto presidente nel 1998 grazie alle sue promesse di aiuto per la maggioranza
povera della popolazione del Venezuela e fu rieletto nel 2000, nel 2006 e nel
2012. In patria Chávez ha lanciato le Missioni Bolivariane, i cui obiettivi
sono quelli di combattere le malattie, l'analfabetismo, la malnutrizione, la
povertà e gli altri mali sociali. In politica estera si è mosso contro il
Washington consensus sostenendo modelli di sviluppo economico alternativi,
richiedendo la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente di
quelli sudamericani. I suoi critici gli rimproverano di essere un populista
autoritario[3] e l'amicizia con alcuni stati non democratici come Cuba, e con
Stati le cui modalità di governo, pur formalmente democratiche, sono criticate
dall'Occidente, come la Libia nel periodo di Mu'ammar Gheddafi e l'Iran[4]
mentre i suoi sostenitori lo considerano un rivoluzionario socialista impegnato
per la giustizia sociale.
Chávez
nacque a Sabaneta, nello Stato di Barinas da una famiglia con origini native
americane e spagnole. Suo padre, Hugo de los Reyes Chávez, era un maestro
rurale che, a causa delle ristrettezze economiche, per mantenere la numerosa
famiglia fu obbligato ad affidare due dei figli, il piccolo Hugo e il fratello
maggiore, alla nonna paterna Rosa Inés, che viveva anche lei in Sabaneta, in
una tipica casetta da indio fatta di paglia e fango secco.
All'età
di diciassette anni si arruolò nell'Accademia Venezuelana di Arti Militari.
Dopo la laurea in Scienza e Arti Militari Chávez svolse per alcuni mesi il
servizio militare. In seguito si dedicò allo studio delle Scienze politiche
all'Università Simón Bolívar di Caracas, che tuttavia lasciò senza ottenere una
laurea[5].
Durante
gli anni degli studi Chávez e i suoi compagni svilupparono una dottrina
nazionalista di sinistra che chiamarono "bolivariana", ispirata dalla
filosofia Panamericanista del rivoluzionario venezuelano dell'Ottocento Simón
Bolívar, dall'influenza del presidente peruviano Juan Velasco Alvarado e dal
pensiero di vari ideologi comunisti e socialisti tra cui Marx e Lenin[6]. Ad
influenzare la visione politica di Chavez furono anche il pensiero di Antonio
Gramsci e l'azione storica di Giuseppe Garibaldi[7]. In questi anni, inoltre,
si dedicò ad attività culturali ed eventi sportivi, giocando a baseball e
softball, arrivando fino ai campionati nazionali, e scrivendo poesie, racconti
e opere teatrali[5].
Di
Simón Bolívar assorbì il pensiero, soprattutto sul concetto di integrazione e
costruzione della Grande Colombia: Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e
Bolivia. Ma già da cadetto aveva subito il fascino del Libertador Simón
Bolívar, a cui per altro era intitolato il suo corso. Di indole ribelle, si
mise spesso nei guai per non condividere le azioni di repressione
dell'Esercito, in quei tempi utilizzato come estensione della Polizia. Nacque
così la ideologia bolivariana, che inizialmente si sviluppò all'interno delle
Forze Armate, dando vita già dal 1983 al Movimiento Bolivariano MBR-200,
costituito per la maggior parte dai cadetti della "Promozione Simón
Bolívar" che uscì dalle scuole militari nel 1975.
Promosso
al grado di colonnello nel 1991, l'anno seguente, il 4 febbraio 1992, fu
protagonista di un colpo di Stato da parte delle forze militari che tentò di
rovesciare il legittimo presidente Carlos Andrés Pérez. Il golpe fallì
causando, secondo le voci ufficiali del Ministero della Difesa, 14 morti e 53
feriti e Chávez fu arrestato e imprigionato. Il suo arresto suscitò un ampio
movimento popolare che ne chiedeva la liberazione: riacquistò la libertà nel
1994 grazie a un'amnistia, ma dovette abbandonare le Forze Armate.
La sua
traiettoria politica cominciò a prendere corpo già durante gli anni nel carcere
di Yare in Valles del Tuy e proseguì fino all'elezione alla Presidenza del
Venezuela, nel 1998.
Vita
privata
Chávez
è stato sposato due volte, aveva quattro figli (Rosa Virginia, María Gabriela,
Hugo Rafael e Rosinés) ai quali ha sempre garantito la massima privacy e
riservatezza.
Fede
religiosa
Chavez
era da sempre un cattolico praticante, benché seguisse politiche laiche. Sulla
sua fede personale, vicina anche alla teologia della liberazione, ha detto tra
l'altro, esprimendo il desiderio di incontrare Papa Benedetto XVI, durante la
Mostra del cinema di Venezia nel 2009:
« I
rapporti con la Chiesa sono buoni: c'è qualche vescovo che mi critica, è vero,
ma mi piacerebbe andare a trovare il Papa. Vogliamo vivere nel messaggio di
Cristo, io sono cristiano e credo che dobbiamo tutti essere come grandi
fratelli. Noi veniamo da una grande civiltà: quando non c'era ancora New York,
c'erano i calendari maya e aztechi. E la colonizzazione spagnola e portoghese
ha ridotto le popolazioni del Sudamerica da 90 milioni a 4 milioni in 200 anni.
Una cosa che ha provocato la tratta degli schiavi, così noi siamo figli
dell'uno e dell'altro popolo »
Abitudini
personali
Seguendo
l'uso tradizionale boliviano, Chávez ha affermato di aver masticato foglie di
coca abitualmente[8], nonostante non facesse uso di alcol e non fumasse.[9][10]
Era un appassionato di sport.
Stato
di salute, malattia e morte
Chavez,
dal giugno 2011 fino alla morte, ha sofferto di un cancro nella regione
pelvica, con metastasi al fegato e al midollo spinale. È stato ripetutamente
operato in Venezuela e a Cuba, dove si è sottoposto a numerose cure, tra cui
chemioterapia e radioterapia. Questo non ha comunque impedito i suoi impegni
politici.[11] Dopo aver dichiarato in alcune occasioni di stare molto meglio,
in occasione della Pasqua 2012, Chavez ha pregato pubblicamente per la propria
salute, mentre si diffusero voci che fosse ormai malato terminale - tra chi
diceva gli restassero pochi mesi e chi al massimo due anni di vita[12][13] - di
rabdomiosarcoma metastatico alveolare. Molti, soprattutto avversari e
detrattori, hanno sostenuto che Chavez nascondesse le sue reali condizioni per
non danneggiare la fiducia dei cittadini nei suoi confronti[14], e facesse
ampio uso di antidolorifici per apparire normale.[15] Nel giugno 2012,
annunciando la nuova candidatura, avvenuta in una manifestazione a cui
partecipò assieme ai figli, affermò che le sue condizioni erano nettamente
migliorate, e di aver camminato quasi fino a Caracas, per 10 km, indice delle
buone condizioni fisiche.[16] Successivamente, a luglio, dichiarò di essere
completamente guarito e libero dal cancro, e di non aver bisogno di ulteriori
cure.[17] A seguito di una sua mancata presenza a un vertice del Mercosur
tuttavia, sono cominciate a circolare voci, fin da novembre, su una recidiva
della malattia, che hanno trovato conferma ufficiale in data 8 dicembre 2012
quando Chavez annunciò un nuovo ricovero in un ospedale di L'Avana, a Cuba,
allo scopo di sottoporsi a nuove cure oncologiche. Chavez aveva indicato come
possibile successore il vicepresidente Nicolás Maduro, qualora lui non fosse
stato più in grado di completare il mandato presidenziale.[18] Nel gennaio
2013, il ministro delle comunicazioni venezuelano, Ernesto Villegas, ha
ufficialmente comunicato che "il comandante ha mostrato complicazioni a
seguito di una grave infezione polmonare che gli ha causato problemi
respiratori", il che ha comportato un aggravamento dello stato di salute
del presidente venezuelano.[19] È morto il 5 marzo 2013, a seguito
dell'aggravarsi delle sue precarie condizioni di salute[20].
La
famiglia
Il
fratello maggiore Adan è stato ministro dell'educazione, mentre ora è l'attuale
governatore dello stato di Barinas, Narciso è plenipotenziario (ossia responsabile
degli accordi tra Cuba e Venezuela), Anibal è sindaco di Sabaneta (paese natale
della famiglia), Argeny è segretario di Stato a Barinas, Adelis è consigliere
d'amministrazione di una banca privata che gestisce alcuni fondi del governo
(la Sofitasa).[21]
La
famiglia
Il
fratello maggiore Adan è stato ministro dell'educazione, mentre ora è l'attuale
governatore dello stato di Barinas, Narciso è plenipotenziario (ossia
responsabile degli accordi tra Cuba e Venezuela), Anibal è sindaco di Sabaneta
(paese natale della famiglia), Argeny è segretario di Stato a Barinas, Adelis è
consigliere d'amministrazione di una banca privata che gestisce alcuni fondi
del governo (la Sofitasa).[21]
L'insediamento
dell'Assemblea Costituente, essendo "originaria", determinò
automaticamente il decadimento temporaneo di tutti i poteri in vigore. Durante
il periodo dell'Assemblea, il potere esecutivo, per far fronte alla disastrosa
situazione socioeconomica in cui versava il Venezuela (oltre l'87% della
popolazione viveva in condizioni di povertà e circa il 47% di povertà critica),
chiese e ottenne il potere legislativo, come previsto dalla "Ley
abilitante".
Nel
dicembre del 1999, nacque la nuova costituzione, confermata da un altro
referendum. Tra i punti più significativi:
l'attenzione
ai diritti umani,
il
passaggio della struttura dello Stato da una democrazia rappresentativa a una
nuova forma chiamata "Democrazia Participativa y Protagónica".
l'istituzione
del "referendum revocatorio" per tutte le cariche elettive,
presidente compreso, nella seconda metà del mandato;
la
modifica del nome dello Stato del Venezuela in "Repubblica Bolívariana del
Venezuela"
la
modifica della durata del mandato presidenziale da cinque a sei anni, con
possibilità di una sola rielezione.
Approvata
la nuova costituzione, tutte le cariche pubbliche elettive dovettero essere
sottoposte al voto popolare e anche Chávez, rimesso il suo mandato, si
ricandidò alle nuove elezioni presidenziali. Confermato a larga maggioranza
(59,5% dei voti) il 30 luglio del 2000, Chávez, a capo del nuovo parlamento
(rinominato "Assemblea Nazionale") diede avvio all'attuazione della
nuova costituzione. Chávez chiamò questa fase Rivoluzione Bolívariana Pacifica.
La
politica di Chávez. Socialismo democratico
Il 30
gennaio 2005, parlando al Convegno internazionale del Social Forum a Porto
Alegre, in Brasile, Chávez offrì il suo aiuto alla causa no-global,
dichiarandosi, inoltre, favorevole a un socialismo patriottico e democratico
che "deve essere umanista e deve mettere gli esseri umani e non le
macchine in condizioni di superiorità nei confronti di tutto e di tutti",
concetto ribadito anche nella successiva riunione del suo governo, svoltasi nel
febbraio del 2005.
L'azione
di Chávez in realtà non risponde a un'ideologia ben definita e coerente: in
generale il suo pensiero accoglie elementi del nazionalismo e del socialismo ed
ha come riferimento principale la figura di Simón Bolívar.
Se per
gli oppositori interni ed esterni e per gran parte dei media internazionali il
governo di Chávez s'incentra su di una lotta costante contro le fasce più alte
della popolazione, indistintamente da come abbiano costruito la loro ricchezza,
secondo altri osservatori e studiosi delle problematiche del Sud America, la politica
chavista mira al risanamento delle condizioni socioeconomiche disastrose della
stragrande maggioranza dei venezuelani.
Tra le
misure prese da Chávez, in gran parte reinvestendo i proventi petroliferi: lo
stanziamento di 1641 miliardi di bolivar (circa 314 milioni di euro) per la
ricerca scientifica, l'aumento del 40 % degli stipendi degli insegnanti, borse
di studio e istruzione gratuita, creazione di una banca popolare con bassi
crediti per scopi sociali e umani, come l'acquisto di un alloggio familiare,
creazione di cooperative, abolizione del latifondo, nazionalizzazione dei pozzi
petroliferi, uscita del Venezuela dal Fondo Monetario Internazionale e dalla
Banca Mondiale, blocco della fuga di capitali e della svalutazione del bolivar,
incremento alla sanità pubblica con seicento centri di diagnostica. Il PIL
venezuelano è cresciuto fino a 50 trilioni di bolivares nel 2006.[22]
La
politica estera
Chávez
iniziò a operare per il rafforzamento dell'OPEP (l'Organización de Países
Exportadores de Petróleo; l'acronimo inglese è OPEC), anche grazie al
miglioramento delle relazioni diplomatiche con tutti i paesi membri (dove si
recò personalmente).
A
livello continentale Chávez domanda un'integrazione dei paesi latino-americani
da effettuarsi anche mediante l'ALBA (Alternativa Bolivariana para América
Latina y el Caribe) costituita in contrapposizione all' ALCA (Area di Libero
Commercio delle Americhe) voluta dagli USA. Inoltre l'amicizia tra Venezuela e
Cuba (che vede ad esempio lo scambio tra la fornitura di petrolio venezuelano a
prezzi vantaggiosi e il supporto della competenza medica cubana nell'ambito dei
piani di miglioramento delle condizioni sanitarie del Venezuela e altri paesi
sudamericani), così come quella con l'Iran e la Bolivia di Evo Morales, viene
vista con sospetto dagli Stati Uniti e utilizzata dall'opposizione per
discreditare Chávez. Il Venezuela riconosce lo Stato di Palestina: per questo e
per protesta contro il governo israeliano di centro-destra, che il leader
venezualano accusa di volontà di genocidio contro i palestinesi, Chavez ha
espulso l'ambasciatore israeliano nel 2009, inasprendo e di fatto interrompendo
le relazioni diplomatiche tra i due paesi.[23] Oltre alla critica agli USA, con
l'elezione di Barack Obama, al posto del detestato Bush, Chavez ha detto di
"volerlo aiutare".[24] Nel 2012 ci sono stati screzi ma anche alcuni
segnali di cauta distensione tra i due paesi.[25]
La
politica interna
In 7
anni di governo Chávez il paese si è dichiarato libero dall'analfabetismo e tre
milioni di venezuelani sono stati inseriti nell'istruzione primaria, secondaria
e universitaria. Diciassette milioni di venezuelani (quasi il 70% della
popolazione) ricevono, per la prima volta, assistenza medica e medicinali
gratuiti e, in pochi anni, nelle intenzioni governative tutti i venezuelani
avranno accesso gratuito all'assistenza medica. Si somministrano più di 1
milione e 700 000 tonnellate di alimenti a prezzi modici a 12 milioni di
persone (quasi la metà dei venezuelani), un milione dei quali li ricevano
gratuitamente, in forma transitoria. La questione è centrale in un Paese come
il Venezuela dove le persone sottonutrite sono cresciute dal 1992 al 2003 del
7%, raggiungendo la cifra di 4,5 milioni[26][27]. La malnutrizione è scesa dal
14 % al 12 %. La mortalità infantile si è ridotta al 2 %.
Il
tasso di disoccupazione è sceso dall'8,9% (2006) al 6,20% (feb 2007) e la
popolazione sotto la soglia di povertà è diminuita dal 37,9% (2005) al 23%
(2009).[28][29]
Diritti
umani e civili
Dall'inizio
del governo di Chávez, The Economist riporta che il tasso di omicidi è quasi
triplicato, e che la capitale venezuelana, Caracas è diventata la terza più
violenta del Sud America, dopo Ciudad Juárez e Bogotá con la polizia implicata
in alcuni di questi crimini.[30][31] Amnesty International ha accertato episodi
di vessazioni contro i difensori dei diritti umani, la gravità delle condizioni
carcerarie (comune tra i paesi in via di sviluppo), attacchi verbali di
politici e aggressioni contro giornalisti.[32]
Sui
diritti degli omosessuali Chávez ha detto:
«
Nessuno deve essere perseguitato per le sue inclinazioni sessuali. [Il
matrimonio gay] in Venezuela non sarebbe visto molto bene, però è un'opinione,
il che non significa che io sia contrario »
Nel
2009 Chávez ha dato il suo appoggio ad una legge sulle unioni civili e contro
l'omofobia non ancora approvata (soltanto lo stato di Mérida le ammette
già).[33]
Le
prospettive della politica economica
I
numerosi provvedimenti di ispirazione socialista attuati da Chávez nel
tentativo di migliorare le condizioni di vita delle fasce più povere della
popolazione possono però generare, secondo alcuni osservatori, gravi
conseguenze economiche per il paese. Secondo il liberista Pietro Di Giorgio,
per esempio, la politica economica di Chávez è caratterizzata da spese sociali
alte, in cui piani populisti in genere prevalgono su considerazioni di
sostenibilità economica. Le politiche monetarie sarebbero poi di tipo
espansivo, con un'economia che mostra segni di iperinflazione. Il dato è però
tenuto basso dai controlli dei prezzi, che possono ridurre l'inflazione, ma al
prezzo di creare carenza di beni. In teoria, poi, il Venezuela è un paese ricco
di petrolio: in pratica però le sovvenzioni al consumo e la nazionalizzazione
dell'industria petrolifera (che tiene lontani gli investimenti esteri)
comprimono l'offerta ed espandono la domanda, riducendo i benefici netti.[34]
Secondo
invece il sociologo venezuelano Antonio Plessmann, attivista del movimento
chavista, il principale problema per il Venezuela è il basso prezzo del
petrolio conseguente alla crisi economica internazionale, che crea difficoltà
perché riduce di molto la liquidità e potrebbe rendere inevitabile una crisi.
Con questo si giustificano gli interessi dei venezuelani a produrre cibo e
altri beni di primo consumo, i quali erano esclusivamente d'importazione,
comprando enormi quantità di macchinari agricoli all'Argentina[35]. La
situazione, però, non è d'emergenza e la copertura finanziaria per gli
investimenti in spese sociali è ancora garantita. Sebbene poi l'inflazione sia
la più alta dell'America Latina, questa è contrastata da una elevata protezione
all'inflazione con gli aumenti del salario minimo che sono stati superiori
all'aumento dell'inflazione accumulata, col mantenimento dei sussidi al consumo
alimentare e con la politica dei prezzi ridotti.
Un dato
di fatto, però, è che la grande crisi mondiale del 2009, che ha colpito quasi
tutti i paesi del mondo, non ha svantaggiato il Sudamerica e in particolare il
Venezuela, che ha saputo creare scambi convenienti.[36]
Il
contesto politico
Tra
tutte le leggi promulgate fino ai primi mesi del 2002, alcune diedero luogo a
reazioni particolarmente forti da parte dell'opposizione. Una di queste
riguardò la regolamentazione della pesca a strascico, da sempre attuata sotto
costa, su larga scala e senza alcun controllo da parte delle istituzioni, con
l'inevitabile distruzione dell'habitat, e a svantaggio della maggioranza
costituita dai piccoli pescatori. Il governo, per placare le reazioni
dell'opposizione non riuscì a proibire definitivamente questo tipo di pesca, ma
la limitò a oltre le sei miglia nautiche dalle coste.
La
legge in assoluto più contrastata fu la cosiddetta riforma agraria; in
Venezuela esistono vasti latifondi (fino a casi limite di 240.000 ettari): il
10% della popolazione detiene l'80% del territorio e senza che molti
proprietari siano in grado di esibire i relativi titoli di proprietà.[37]
Queste
leggi, assieme alla nazionalizzazione delle risorse petrolifere (con il
conseguente aumento del gettito derivante dallo sfruttamento dell'"oro
nero" venezuelano da redistribuire alla popolazione tramite nuove forme di
Stato sociale come salute, istruzione, servizi); la nuova politica estera di
equidistanza e solidarietà con alcuni stati del Sud America e il conseguente
sottrarsi alla storica subordinazione economica e politica agli USA, furono i
presupposti per il golpe del 2002.
Il
primo tentativo di sciopero
La
Confederación de Trabajadores de Venezuela (CTV), Confederazione dei
lavoratori, retta da numerosi anni da Carlos Ortega Carvajal, in base alla
nuova costituzione entrò a far parte delle istituzioni la cui dirigenza era
sottoposta ad elezioni. Durante lo spoglio dei voti scomparvero grandi quantità
di schede e furono date alle fiamme alcune urne[senza fonte], rendendo
impossibile il completamento del conteggio dei voti: il comitato elettorale non
poté decretare la vittoria, che fu però reclamata da Ortega che si dichiarò
vincitore.
Nel
dicembre del 2001 gli industriali cercarono di pilotare uno sciopero generale
della CTV chiudendo le fabbriche e impedendo ai lavoratori di entrare, ma
assicurando loro i salari, promessa che non fu mantenuta. Lo sciopero non ebbe
successo.
Nel
febbraio del 2002 Chávez sostituì i dirigenti della PDVSA, la compagnia
petrolifera nazionale, con persone affini al suo progetto politico, il che
provocò la protesta interna di gruppi di impiegati e dirigenti che vedevano
nella decisione di Chávez la violazione dei principi di meritocrazia. Il
governo considerava inconciliabili le differenze ideologiche tra il proprio
progetto di gestione dell'azienda e quello della dirigenza della PDVSA: il
primo mirava a una riforma profonda del funzionamento dell'impresa che
incrementasse l'utilizzo delle plusvalenze petrolifere in piani sociali, mentre
il secondo voleva che PDVSA utilizzasse i profitti petroliferi per finanziare
l'espansione dell'attività aziendale.
Il
tentativo di golpe contro Chávez
Lo sciopero
alla PDVSA
La
televisione di Stato rese pubblica la registrazione di una telefonata tra
Ortega e l'ex presidente Carlos Andrés Pérez, profugo dalla giustizia
rifugiatosi negli USA, nella quale Perez diceva a Ortega di organizzare uno
sciopero generale e di portarlo alle estreme conseguenze, di prendere contatto
con Pedro Carmona Estanga, attuale presidente di Fedecamara e di concordare le
azioni con lui. Un altro fatto che ebbe notevole peso sugli avvenimenti dell'11
aprile 2002 fu una riunione presso la sede della Conferenza Episcopale
Venezuelana in cui erano presenti, oltre ai componenti dell'alta gerarchia
ecclesiastica, anche i vertici della CTV con Carlos Ortega in testa, Fedecamara
con Carmona Estanga e vari personaggi dell'opposizione. La seduta si chiuse con
un inno alla democrazia, che delineò la composizione delle forze promotrici del
colpo di Stato contro Chávez.
Il 7
aprile, il presidente Chávez annunciò il licenziamento degli alti dirigenti e
le proteste degli oppositori si intensificarono. Il 9 aprile la CTV e la
Confindustria, con l'appoggio della Chiesa cattolica, delle televisioni e dei
partiti politici di opposizione, annunciarono uno sciopero generale di
ventiquattro ore in sostegno dei dirigenti della PDVSA.
L'11
aprile fu organizzato un corteo di centomila persone che avrebbe dovuto
dirigersi verso la sede della PDVSA, ma che un'arringa di Ortega deviò verso il
palazzo di Miraflores, sede della Presidenza per cacciare «quel traditore di
Chávez», dando alla marcia, fino a quel momento pacifica, ben altro scopo. La
marcia, alle 12,30 dell'11 aprile 2002, riprese con in testa i sindaci scortati
dalle loro polizie armate e motorizzate, ma senza che da quel momento si avesse
più traccia di Ortega e dei suoi colleghi, scomparsi nel nulla.
Già
dalla notte attorno a Miraflores erano radunati migliaia di sostenitori di
Chávez, in sentore di ciò che poteva accadere. Il corteo non arrivò a contatto
con i simpatizzanti di Chávez perché dei cecchini appostati nei palazzi
circostanti cominciarono a sparare dapprima sui sostenitori di Chávez, poi
sulle prime file del corteo.
La
gente segnalò alcuni cecchini sul terrazzo di un palazzo nei pressi di
Miraflores, la Guardia Nazionale entrò nel palazzo e arrestò cinque persone
armate di fucili di precisione, con documenti falsi, qualcuno di origine
colombiana. Imprigionati, furono successivamente liberati dagli insorti e di
essi si persero le tracce. La polizia metropolitana cominciò a sparare sulla
gente che si trovava sul famoso ponte Laguno e che prese a scappare tentando di
mettersi al riparo nei palazzi circostanti.
Le
televisioni private solidali ai golpisti sostennero l'idea di scontro provocati
dai sostenitori di Chávez (e questa versione, in un primo tempo, fu ripresa
anche dai media internazionali), ma le innumerevoli riprese effettuate nella
zona dimostrarono che gli scontri a fuoco non erano tra i componenti delle due
marce, ma era la polizia metropolitana a sparare contro i sostenitori di
Chávez. I primi caduti si ebbero verso le 15,00. Dalla testimonianza di un
giornalista della CNN, Otto Neustald, si seppe che un gruppo di alti militari,
verso le ore 11,30 eseguirono una registrazione di prova del loro
pronunciamento in cui disconoscevano l'autorità del presidente parlando dei
primi morti e addossandone la responsabilità a Chávez. Questo pronunciamento,
registrato prima delle 12,00, fu mandato in onda dopo le prime reali uccisioni.
I
militari si erano riuniti in Fuerte Tiuna, presidio militare di Caracas,
assieme a Carmona Estanga, a una schiera di sostenitori e a una nutrita
rappresentanza di militari USA. I militari insorti minacciavano Chávez, ancora
a Miraflores, intimandogli di arrendersi, pena il bombardamento del palazzo
(come avvenne con Juan Domingo Perón e Salvador Allende, anch'essi minacciati
da forze filo-statunitensi). Il Generale Rosendo faceva parte del complotto, ma
fino all'ultimo ingannò Chávez, che lo credette un fedele alleato.
In un
ultimo tentativo di evitare il peggio, Chávez cercò di attuare il "Plan
Avila", un piano di emergenza (attuato anche per la visita di papa
Giovanni Paolo II) che, grazie alla presenza di mezzi blindati attorno al
palazzo, avrebbe permesso la difesa delle istituzioni. Invece, proprio Rosendo
fece arrivare con ritardo l'ordine di applicare il Plan Avila. I blindati, poi,
usciti da Fuerte Tiuna, furono fatti subito rientrare da un contrordine
lanciato dai cospiratori. Nel frattempo da Maracay, Raúl Isaías Baduel era
pronto ad inviare mezzi e uomini a Caracas e così mezzi blindati da Maracaibo.
Chávez
si consegna ai golpisti
A
questo punto Chávez, per evitare la guerra civile, decise di consegnarsi ai
golpisti chiamando proprio Rosendo affinché lo accompagnasse a Fuerte Tiuna,
dove verso le 23,00 dell'11 aprile, fu arrestato e posto in isolamento, in
attesa di decidere sulla sua sorte.
Chávez
riuscì a mettersi in contatto con la moglie e un amico con un cellulare
passatogli di nascosto da un ufficiale. Cominciò l'afflusso di gente dai
ranchos di Caracas che chiedeva la liberazione di Chávez verso Fuerte Tiuna che
fu circondato da oltre 600.000 persone. La stessa notte Chávez venne trasferito
da Fuerte Tiuna a Turiamo, una base navale nel Nord-Est della Costa dello Stato
di Aragua e da lì fu poi trasferito all'isola La Orcila, sede di una base
logistica della Marina Militare.
Il 12
aprile fu data la notizia del ritiro di Chávez e subito dopo Carmona Estanga si
autoproclamò presidente del Venezuela. Il Parlamento in carica fu sciolto,
furono destituiti tutti gli altri poteri, fu dichiarato l'abbandono dell'OPEP
da parte del Venezuela, fu ripristinata la vecchia costituzione e dal nome
ufficiale della nazione venne cancellata la parola "Bolívariana".
Immediatamente
gli USA si affrettarono a riconoscere il nuovo governo, seguiti a breve
intervallo dalla Spagna, dove il quotidiano El País, legato tramite il gruppo
"Prisa" ad alcuni media venezuelani, giustificò il colpo di Stato. I
media venezuelani ebbero un ruolo determinante sia nell'organizzazione che
nell'esecuzione del golpe e dato che tutti erano convinti della sua definitiva
riuscita, si sbilanciarono in interviste, trasmesse su tutte le reti, dove
parlavano del lavoro organizzativo dei militari e civili artefici dell'evento.
Il
ritorno di Chávez alla presidenza del Venezuela
Il 12
aprile a Caracas cominciarono seri disordini con saccheggi di negozi. Nei
giorni 12 e 13 la polizia uccise più di 200 persone, gli ospedali accolsero
centinaia di feriti.
La
gente, come già accaduto a Caracas, circondò anche la base dei paracadutisti
del generale Baduel a Maracay chiedendo a gran voce il ritorno di Chávez. Lo
stesso avvenne in molte altre località; si calcola che in tre giorni più di sei
milioni di persone siano scese per le strade a difendere Chávez e il suo
governo.
Nella
notte del 13 aprile l'allora vescovo di Caracas, Antonio Ignacio Velasco
García, fu inviato all'isola La Orchila con un jet privato probabilmente di
proprietà dei Cisneros, dove avrebbe dovuto convincere Chávez a firmare la
rinuncia e partire con lo stesso jet verso un'ignota destinazione, forse Cuba.
Durante l'incontro arrivarono tre elicotteri per riportare Chávez a Miraflores.
Con il
rientro di Chávez, e il suo ritorno al potere il 14 aprile, gli scontri e i
saccheggi cessarono. Il golpe fallì, dunque, grazie al vastissimo appoggio
popolare e all'esiguità del gruppo dei militari golpisti, formato soprattutto
da alti ufficiali, mentre il grosso delle forze armate venezuelane, guidate dal
generale dell'esercito Raúl Isaías Baduel era rimasto fedele a Chávez e alla
nuova costituzione.
La
salvaguardia dell'ambiente
Il
Venezuela, dal primo dicembre 2010 si impegna a rispettare il Protocollo di
Kyoto e gli accordi intrapresi dalle Nazioni Unite riguardo al clima e
all'ambiente. Con questa decisione il Venezuela diventa uno dei primi paesi in
via di sviluppo a impegnarsi nel rispetto dell'ambiente.[38]
Referendum
del 2004
Aḥmadinejād
ha dato un caldo benvenuto al presidente venezuelano Chávez nella sua visita a
Teheran nel 2004. Al momento della visita, Chávez è stato accolto con
l'inaugurazione di una nuova statua di Simón Bolivar, l'eroe nazionale
venezuelano, nel parco Goft-o-gou di Teheran.
Nel
2004 si avviò la raccolta firme per attivare un referendum revocatorio o
referendum ratificatorio per una destituzione popolare del Presidente in carica
(il tutto permesso dalla Costituzione Bolivariana del 1999 voluta dal
Presidente Chávez).
L'opposizione
presentò 3,4 milioni di firme per sollecitare il referendum, ma il processo di
accettazione fu lungo e complicato. L'opposizione accusò il Consiglio Nazionale
Elettorale di parzialità e di azioni irregolari del processo d'accettazione.
Il 3
giugno 2004, il Presidente del CNE Francisco Carrasquero comunicò che le firme
erano sufficienti per l'attuazione del referendum. Il giorno di voto fu fissato
per il 15 agosto 2004, quattro giorni prima che il Presidente compisse i primi
4 anni di mandato.
L'opposizione
necessitava di 3,7 milioni di voti, ossia il numero di voti che il Presidente
Chávez ottenne nella sua rielezione del 2000.[non chiaro] Il voto avvenne
tramite macchinette elettroniche, con prima il proprio riconoscimento tramite
lettura dell'impronta digitale del cittadino per evitare doppi voti. Questo sistema
venne criticato da parte dell'opposizione che riteneva l'uso di tale tecnologia
un sistema che non assicurava la segretezza del proprio voto.
Il
risultato elettorale[39], escludendo i voti nulli, fu di 59,06% dei voti per il
NO, mentre il 40,64% per il SI, confermando il Governo del Presidente Chávez:
Voto Votanti
%
No 5.619.954 58,91%
Sì 3.872.951 40,60%
Nulli 47.064 0,49%
A
Caracas, immediatamente dopo la pubblicazione dei risultati, ci furono varie
manifestazioni contro il Presidente Chávez. Durante le manifestazioni, dalla
parte dell'opposizione venne uccisa una donna a colpi di pistola. Secondo i
chavisti, la tattica della destra in occasione del referendum è stata quella di
delegittimare le istituzioni venezuelane e i risultati del voto, in modo da far
credere che vi fosse una situazione di "caos" e giustificare così un
intervento internazionale guidato dagli Stati Uniti, volto a rovesciare i
risultati del voto popolare.
Tra gli
osservatori internazionali, il più considerato fu il Centro Carter (organizzazione
senza fine di lucro fondata nel 1982 dall'ex presidente degli USA Jimmy
Carter). Nonostante le accuse dell'opposizione alla presenza di brogli
elettorali, Jimmy Carter definì il voto un "esempio di democrazia" e
"più serio delle elezioni in Florida del 2000" e invitò la
cittadinanza ad accettarne il risultato.
Ciò
considerato, e vista anche la netta prevalenza dei NO, l'opposizione dopo
qualche settimana fece cessare le contestazioni.
Lista
Tascon
Il 20
marzo del 2004, il Ministro della Salute e dello Sviluppo Sociale Roger
Capella, ai microfoni della televisione nazionale, fa la seguente
dichiarazione:
« Un
traditore non deve stare in un posto di fiducia. E questo stato ha una politica
di corrispondenza con il Governo che si ritrova, dove non c'è spazio per i
traditori. Quanti siano, chi ha firmato è fuori! »
In
seguito al deposito delle firme necessarie per attuare il referendum, l'intera
lista dei firmatari venne pubblicata da un deputato, tale Luis Tascon,
attraverso il suo sito internet. L'invito del deputato Tascon e dello stesso
Presidente Chávez (attraverso il suo programma "Alò Presidente") fu
diretto a tutti i cittadini, consigliando loro di scaricare la lista e
verificare direttamente da casa se il proprio numero di carta d'identità era
presente senza aver firmato. Una sorta di autocontrollo popolare di verifica
dei brogli.
Nell'aprile
del 2005, il Presidente Chávez si scagliò contro l'uso della lista:
«
Sotterrate la lista di Luis Tascon! Sicuramente ha compiuto una pagina
importante in un momento determinante, ma ormai fa parte del passato.[40] »
Si
nutre un forte sospetto nei confronti del neo Vicepresidente, Jorge Rodríguez
Gómez, Presidente del CNE (Centro Nazionale Elettorale) all'epoca del
Referendum. L'organo che aveva la possibilità di dare la lista dei firmatari
per il referendum al deputato Tascon poteva essere solo lo stesso organo di
controllo elettorale. Tale collaborazione avrebbe fatto diventare ministro del
"Despacho de la Presidencia" la sorella di Jorge Rodríguez, Delcy
(dal 2007 è diventata Coordinatrice Generale della Vicepresidenza, annuncio
pubblicato dalla risoluzione numero 121 della Gazzetta Ufficiale del 2 febbraio
2007, sotto designazione dello stesso fratello Jorge).
2006:
l'anno della rielezione
Dopo le
vittorie dei chavisti nelle elezioni per i governatori degli Stati (ottobre
2004), nelle amministrative del 2005 e nelle elezioni per l'Assemblea Nazionale
(sempre nel 2005), Chávez compie a maggio 2006 una serie di visite ufficiali in
Europa, Italia compresa, incontrando papa Benedetto XVI e il neoeletto
presidente della Camera Fausto Bertinotti, e parlando alla FAO a Roma.
Il 20
settembre del 2006, intervenendo all'Assemblea delle Nazioni Unite, definisce
il presidente statunitense Bush «il diavolo in persona» (tanto da farsi il
segno della croce all'arrivo del presidente degli Stati Uniti).[41][42]
Il 3
dicembre del 2006 si svolgono le elezioni presidenziali, considerate da Chávez
alla vigilia come un avvenimento cruciale per la storia del Venezuela, in
quanto in gioco c'è il futuro stesso della Rivoluzione Bolivariana da lui
portata avanti da quando è presidente. La campagna elettorale è stata
caratterizzata da una forte polarizzazione sociale e politica, culminata, a
pochi giorni dal voto, da due enormi manifestazioni, l'una di sostegno al
candidato unico delle opposizioni, Manuel Rosales, governatore del ricco Stato
petrolifero di Zulia, l'altra, più partecipata, organizzata dal movimento
Bolívariano, in appoggio di Chávez: in entrambi i casi centinaia di migliaia di
persone hanno invaso le vie di Caracas.
I
risultati elettorali vedono la rielezione di Chávez, che cresce al 62,87% (con
7.274.331 voti), come Presidente della Repubblica, mentre Rosales si ferma al
36,88% (4.266.974 voti). Chávez risulta essere il più votato presidente dal
1958, in una tornata elettorale che ha visto un netto calo dell'astensionismo
(meno del 25%) rispetto ai voti precedenti. È la prima campagna elettorale
nella quale Hugo Chávez si presenta con un programma apertamente socialista,
che denomina Socialismo del XXI secolo.
È la
seconda volta nella storia che un candidato e un partito apertamente socialista
(in senso anticapitalista) trionfano in elezioni libere e certificate da
molteplici centri di osservazione internazionali, tra i quali l'Unione europea
e il Giappone che ha fornito la tecnologia. La prima volta era toccato a
Salvador Allende in Cile, il 4 settembre 1970. L'opposizione ha ammesso la
sconfitta, auspicando dialogo con il rieletto Presidente. Nei discorsi
successivi alla vittoria, Chávez ha affermato che con le elezioni si è aperta
una nuova fase della Rivoluzione Bolívariana, che consiste nella costruzione di
"un socialismo costruito dal basso, dall'interno". Lo scontro con i
riformisti del movimento Bolívariano, che vogliono un passaggio lento e
graduale verso il socialismo, appare aperto: secondo Chávez la forza e
l'organizzazione delle masse impongono un'accelerazione del processo
rivoluzionario.
Chávez
ha poi dichiarato guerra alla burocrazia statale e dei partiti, che a suo dire
hanno portato avanti negli anni una vera "contro-rivoluzione", col
sabotaggio delle decisioni governative. Ferma appare poi la sua volontà di
sconfiggere la corruzione dilagante nell'apparato statale. L'8 gennaio 2007, in
occasione del giuramento come Presidente del Venezuela, ha annunciato di voler
nazionalizzare, attraverso una legge, tutte le industrie privatizzate negli
anni novanta dai precedenti governi: tra queste, le aziende nazionali delle
telecomunicazioni e dell'energia elettrica. L'obiettivo è stabilire "la
proprietà sociale sui settori strategici". A questi annunci, hanno fatto
seguito le proteste del presidente USA George W. Bush e il crollo della Borsa
statunitense (-18%).
La
proposta di rieleggibilità fino al 2031
Destò
scalpore quando nel maggio 2006 Chávez propose di decretare un referendum per
poter essere rieletto fino al 2031 se l'opposizione avesse urlato ai brogli
alle elezioni di dicembre:
« Se
escono con qualunque "marramucia" (trappola), dandoci degli
imbroglioni, disconoscendo il trionfo o ritirandosi prima delle elezioni,
allora convocherò un referendum attraverso decreto per chiedere ai venezuelani
se accettano che possa rimanere rieletto fino al 2031. »
(Hugo
Chávez)
Dure le
critiche dell'opposizione, che durante la campagna elettorale del 2006
pubblicarono in diversi manifesti le parole del Libertador Simón Bolívar:
« La
continuazione dell'autorità in uno stesso individuo in maniera frequente è
stata la fine dei governi democratici. Le ripetute elezioni sono essenziali nei
sistemi popolari, perché non c'è niente di più pericoloso come lasciar
permanere per lungo tempo il potere nello stesso cittadino. Il popolo si abitua
ad obbedirgli e lui si abitua a comandarlo; da dove si origina l'usurpazione e
la tirannia. »
(Simón
Bolívar)
Nei
paesi del "primo mondo", la situazione è varia. Negli Stati Uniti, ad
esempio, il presidente non può restare in carica per più di due mandati
consecutivi, mentre in alcuni paesi europei (tra cui l'Italia e la Germania,
dove però quest'ultimo ha poteri ridotti) non c'è limite alla rielezione di un
presidente.
Bisogna
ricordare, infine, che basta un referendum per destituire il presidente eletto.
Questa modifica costituzionale fu voluta dallo stesso Chávez durante il suo
primo mandato ed è già stata utilizzata dall'opposizione.Vedi "Referendum
del 2004"
Verso
il Partito Socialista Unito
In una
dichiarazione successiva alle elezioni, Hugo Chávez ha proposto di unificare i
partiti del movimento Bolívariano nel Partito Socialista Unito del Venezuela
(PSUV), che a suo parere dovrà nascere dalla base dei partiti pre-esistenti, a
partire dalle squadre e dai battaglioni elettorali, che erano stati
determinanti per la vittoria della sinistra nel referendum revocatorio del 2004
e nelle elezioni presidenziali del 2006.
Nelle
intenzioni di Chávez, il nuovo soggetto politico non dovrà risultare dalla semplice
aggregazione dei partiti già esistenti, né riproporre lo schema di una
burocrazia che lo stesso Chávez considera auto-referenziale e
"contro-rivoluzionaria". Significativo è che l'appello di Chávez per
il nuovo partito si è rivolto direttamente alla base militante del movimento,
"scavalcando" così quelle leadership burocratiche contro cui ormai
Chávez si scontra apertamente. Il nuovo partito dovrà essere, secondo il
presidente, "autenticamente democratico", con un'elezione dei leader
direttamente da parte della base militante.
Il
processo di iscrizione al nuovo partito ha assunto rapidamente un carattere di
massa, con il reclutamento di milioni di venezuelani.[43]
Nello
stesso anno si costituisce la coalizione organica e stabile Alleanza
Patriottica, che crea una unità di azione per il medesimo obiettivo con il PCV,
nel quadro di una collaborazione duratura che ha più volte portato quest'ultimo
al quasi scioglimento.
La
crisi diplomatica tra Venezuela e Colombia
Il
primo marzo del 2008 le forze armate colombiane hanno compiuto un'azione in
violazione della sovranità dell'Ecuador volta all'eliminazione di esponenti
delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia FARC mentre il presidente
Chávez era impegnato a trattare con quest'ultime la liberazione dell'ostaggio
Íngrid Betancourt. Il risultato dell'operazione è stato l'assassinio di Raul
Reyes, il numero due delle FARC. All'azione militare colombiana ha seguito
un'immediata risposta da parte di Ecuador e Venezuela.
Il
Venezuela ha schierato il suo esercito al confine con la Colombia e ha
interrotto le relazioni diplomatiche, stessa cosa ha fatto il presidente
dell'Ecuador Rafael Correa. Condanne dell'azione voluta dall'ex presidente
della Colombia, Álvaro Uribe Vélez, sono state pronunciate da un po' tutti i
paesi del Sud America e addirittura da alcuni paesi europei. I soli a difendere
l'operato illegale dell'esercito colombiano sono stati gli Stati Uniti. La
crisi si è conclusa con il Vertice di Rio di Santo Domingo, dove i tre
presidenti hanno dichiarato chiusa la crisi.
Con
l'arrivo del nuovo presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, i rapporti
tra i due paesi sono molto migliorati, considerando che si è trattato solo di
un conflitto inter-politico, assai lontano dalle relazioni culturali e sociali
tra i cittadini colombiani e venezuelani.
Elezioni
del 2012
Hugo
Chávez si è ricandidato nuovamente alle elezioni presidenziali di ottobre 2012,
il 12 giugno. Insieme alla famiglia e a numerosi sostenitori, ha iniziato il
tour elettorale da Caracas, con lo slogan Chávez corazón de mi patria
("Chávez cuore della mia patria"), che riprende il simbolo adottato
dai manifesti, un cuore con i colori della bandiera venezuelana[16][44]
Opposto
ad Henrique Capriles Radonski del partito Prima la Giustizia, il 7 ottobre
Chávez si è confermato presidente con il 55,25% dei voti contro il 44,13% del
suo contendente[45].
Critiche
e aspetti controversi
Il
rapporto con i media
Chávez
conduce un programma televisivo politico in cui spiega i suoi provvedimenti e
commenta l'attualità, Aló presidente ("Ciao presidente"). Da quando
Chávez venne eletto per la seconda volta Presidente del Venezuela, il numero di
canali legati al governo sono stati aumentati da due (VTV e Asamblea Nacional
TV) a cinque (più i canali Vive, TeleSUR e la recente Televisora Venezolana
Social). I più importanti canali privati nazionali, non soggetti al controllo
governativo, che trasmettono via antenna sono Venevisión, Televen (vengono
esclusi dalle critiche governative i vari canali di sola musica come Puma TV -
in via d'acquisto da parte del governo - e di solo sport come Meridiano
Televisión), mentre quelli che trasmettono via cavo sono Globovision, Canal de
Noticias (entrambe televisioni di solo notizie e di approfondimento, ma in
opposizione al governo) e in ultimo RCTV.
Forti
sono le critiche per la legge per la tutela dei minori e di responsabilità dei
media, emanata in seguito al tentativo di golpe del 2002, che vieta la
trasmissione di immagini violente prima delle dieci di sera. Ciò riduce la
possibilità d'informazione ai cittadini venezuelani in caso di scontri violenti
tra polizia e cittadinanza stessa. In seguito a queste nuove leggi di tutela, i
canali come Televen e Venevisión, per il loro rigoroso rispetto, ora vengono
ben considerati dal governo.
La
relazione degli osservatori europei sulle elezioni del 2006
Nelle
ultime elezioni presidenziali del 3 dicembre 2006, la commissione di
Osservazione Internazionale dell'Unione Europea verificò l'andamento della
propaganda mediatica televisiva pre-elettorale:[46]
Le
norme pubblicate per il CNE nel luglio 2006 dichiarano che "i media di
comunicazione pubblici e privati daranno copertura informativa completa e
bilanciata dei fatti in relazione alla campagna elettorale. Con effetto,
osserveranno un rigoroso equilibrio per quanto riguarda spazi e gerarchia delle
informazioni relative alle attività di sviluppo per tutti i candidati e
candidate, organizzazioni con fini politici, gruppi di elettrici ed elettori a
livello nazionale".
La
maggioranza dei media, privati e pubblici, non hanno rispettato le norme del
CNE, offrendo un'informazione di parte e appoggiando apertamente uno dei
principali candidati. In tal proposito il CNE non ha effettuato alcuna sanzione
ne rimprovero, nonostante fosse legittimato per legge. Nella relazione leggiamo
che nella copertura informativa nel canale di Stato, VTV, c'è stato un ampio
squilibrio a favore del candidato Hugo Chávez. Tuttavia le autorità elettorali
aprirono un'indagine amministrativa per chiarire la possibile violazione delle
norme elettorali da parte del canale Telesur (creato e finanziato dal Mercosur)
per aver divulgato dei risultati di un sondaggio durante la giornata del voto.
I due
canali privati più seguiti nel paese hanno palesemente appoggiato il candidato
dell'opposizione, Rosales, e criticato pesantemente il presidente uscente.
Televisione Chávez Rosales
VTV 86% 14%
RCTV 29% 69%
Globovision 35% 65%
Per
quanto riguarda i canali Televén e Venevisión, la relazione dichiara che esse
hanno dedicato minor tempo che altri canali alla campagna elettorale, dando un
servizio d'informazione politica e tono critico molto basso. Nonostante tutto,
entrambe hanno favorito apertamente il presidente uscente.
Gli
osservatori hanno notato la drastica riduzione delle catene presidenziali e la
discontinuità del programma televisivo Aló Presidente a partire dalla data di
inizio della missione europea del 15 novembre.
Per quanto
riguarda i quotidiani nazionali analizzati, Últimas Noticias e,
particolarmente, Vea hanno favorito apertamente la campagna di Hugo Chávez,
mentre El Nacional, El Universal ed El Nuevo País si sono caratterizzati per le
critiche al governo uscente. El Mundo invece è stato il quotidiano più
equilibrato.
La fine
della concessione a RCTV
Il
governo venezuelano nel 2007 non ha rinnovato la concessione delle frequenze e
l'autorizzazione a trasmettere a RCTV, il canale televisivo più antico del
Venezuela (con oltre 50 anni di trasmissione). L'emittente è stata accusata di
continua violazione della legge di responsabilità civile dei media (che limita
pornografia e violenza), di aver appoggiato il golpe del 2002, di campagna
persistente mirata al rovesciamento violento del governo e di essere finanziati
da un paese straniero (e precisamente dalla CIA). Nonostante la gravità di tali
affermazioni, raccolte anche in libri come Il codice Chávez di Eva Golinger,
non è stata effettuata alcuna denuncia nei confronti del canale o dei suoi
dipendenti. Di conseguenza, l'emittente non ha potuto effettuare una difesa
processuale del suo operato e l'autorità giudiziaria non ha potuto verificare
la fondatezza delle accuse.
La data
prevista per la revoca delle frequenze era stata fissata per il 27 maggio 2007,
subito contestata e portata di fronte al Tribunale Supremo di Giustizia.
Nonostante la Corte Suprema di Giustizia non avesse ancora formulato sentenza
al ricorso di RCTV, il Presidente Hugo Chávez ufficializzò mediante decreto (11
maggio 2007) il passaggio della concessione delle frequenze alla Televisora
Venezolana Social (TEVES), la nuova rete di servizio pubblico del Venezuela che
iniziò le sue trasmissioni il 28 maggio 2007.
Il
canale, in mancanza di frequenze e della propria strumentazione (ripetitori
televisivi) per trasmettere via antenna (materiale confiscato dal governo), non
riuscì a trasmettere né via cavo né via satellite fino al 20 luglio 2007
(traguardo raggiunto dopo numerose difficoltà burocratiche). Durante questo
periodo l'emittente trasmise attraverso la rete informatica con un suo
programma, il notiziario "L'observador" tramite Youtube.
Il
Presidente Chávez, nei confronti del canale RCTV, non risparmiò di commentare
il provvedimento:
«
L'unica forma in cui la concessione non finisca è che domenica 27 a mezzanotte
Hugo Chávez non sia presidente del Venezuela! È l'unica forma »
« Se
con questo stiamo limitando la libertà d'espressione, al contrario! Finisce la
tirannia che ha tenuto questo gruppo economico in quel canale, perché lì hanno
esercitato una vera tirannia »
Forti
sono state le contestazioni contro l'oscuramento dello storico canale
venezuelano, con cortei e manifestazioni (specialmente da parte di studenti
universitari). Il clima della protesta degenerò in seguito agli scontri
verificatisi tra dimostranti e Guardia Nacional e della Polizia Metropolitana.
I tafferugli sono stati documentati da una troupe peruviana, guidata dalla
giornalista Anuska Buenaluque. La troupe peruviana riprese le immagini finché
non ci fu il tentativo di sequestro della telecamera da parte di alcuni agenti
della Guardia Nacional e il successivo uso delle armi in dotazione per le
operazioni di ordine pubblico contro la giornalista e il cameraman (entrambi
lievemente feriti con proiettili di gomma).
Il
reportage è stato successivamente trasmesso dal canale peruviano América
Televisión nel programma "Cu4rto poder" ("Quarto potere") e
su YouTube[47]. L'unico canale a trasmettere i disordini e le manifestazioni a
Caracas è stato un canale privato, Globovision (violando peraltro la legge per
la tutela dei minori e della responsabilità civile dei media che limita la
trasmissione di immagini violente), mentre i canali governativi e i rimanenti
di opposizione (Televen, Venevision, ecc.) hanno ignorato gli scontri e
continuato a trasmettere la normale programmazione.
Onorificenze
Onorificenze
venezuelane
Gran Maestro e Gran Collare
dell'Ordine del Liberatore
Gran Maestro e Gran Croce
dell'Ordine di Francisco de Miranda
Onorificenze
straniere
Gran Collare dell'Ordine
dell'Infante Dom Henrique (Portogallo)
— 2001
Ordine dell'Amicizia tra i Popoli
(Bielorussia)
— 2008
Ordine di José Martí (Cuba)
Filmografia
¿¡Revolución!?,
diretto da Charles Gervais - documentario (2006)
The War
on Democracy (La guerra alla democrazia), di e con John Pilger - documentario
(2007)
A sud
del confine (South of the Border), diretto da Oliver Stone - documentario
(2009)
Note
^ Sud
America. Venezuela, Chavez sconfitto dal cancro. Maduro presidente ad interim
^
Venezuela’s Hugo Chavez Dies, Vice President Maduro Says. URL consultato in
data 5 marzo 2013.
^
Venezuela: Hugo Chavez tra idealismo e critiche
^
rapporti peraltro non ideologici, ma tattici, in quanto la repubblica islamica
è uno dei maggiori critici dell'ingerenza statunitense ma non è un paese
socialista; inoltre Libia, Iran e Venezuela sono tre grandi esportatori di
petrolio, membri dell'OPEC; vedi anche Relazioni bilaterali tra Iran e
Venezuela
^ a b
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Chávez Frías", Gobierno En Línea. Consultato il 15 giugno 2006.
^ Hugo
Chávez Venezuela's Redeemer Burt, Jo-Marie & Rosen, Fred: Maggio 2000
^
Garibaldi, l'eroe di Chavez
^ ha
dichiarato anche che Evo Morales, il presidente boliviano, gli mandava la pasta
di coca, ma probabilmente non si riferiva alla cocaina preraffinata cfr.
Gennaro Carotenuto, Chavez e la pasta di coca, menzogna mediatica, su
Giornalismo partecipativo
^ Video
sul sito di LA7 e articolo su quotidiano.net.
^
Chávez defiende las hojas de coca y destaca sus propiedades al masticarlas
^
Brasile, medici: "Il cancro di Chavez è in metastasi"
^ Video
^
Chavez: strategia strappalacrime?
^ Il
giornalista Dan Rather: "A Chavez restano due mesi di vita"
^
Quotidiano spagnolo ABC, sabato 2 giugno 2012: "Chavez sopravvive con un
oppiaceo cento volte più forte della morfina"
^ a b
Chavez si ricandida
^
Chavez si dichiara 'libero' dal cancro
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Chavez combatte il cancro: 'un successo operazione' - Mondo - ANSA.it
^ Si aggravano
le condizioni di Chavez | Cronaca
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http://www.cnbc.com/id/100373867
^ Omero
Ciai. Chávez, il potere è questione di famiglia. Repubblica.it, 10 6 2007, p.
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^ Hugo
Chavez, la democrazia socialista in Venezuela
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Chavez espelle l'ambasciatore israeliano
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Chavez vuole aiutare Obama
^ Obama
ridimensiona il pericolo Chavez: "Il vero destabilizzatore e l’Iran"
^
Periodico "Latinoamerica" a cura di Gianni Minà
^ INE
^ Cfr.
Autori vari, Anuario El Pais 2007, Madrid, Ediciones El Pais, 2007 ISBN
978-84-95595-17-1
^ Poverty in Venezuela fell
from 70% in 1996 to 23% in 2009 | Bolivarian Republic of Venezuela
|Axisoflogic.com
^ The Economist, (20 aprile
2006), "Venezuela: Crimes and misdemeanours.
^
Amnesty International (2006), "AI Report 2006: Venezuela".
^
Rapporto Amnesty 2009 sul Venezuela
^ Il
governo venezuelano per maggiori diritti ai gay
^ Hugo
Chavez, Presidente (purtroppo)
^
Venezuela y Argentina inauguran I Etapa de la Fabrica de Tractores Pauny
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Gobierno superó con éxito crisis de 2010 y las convirtió en oportunidades para
el pueblo | AVN
^
Periodico "Latinoamerica e gli altri sud del mondo", direttore Gianni
Minà
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Venezuela dará aportes para luchar en contra del cambio climático
^ (ES)
BOLETIN ELECTORAL REFERENDUM 15 DE AGOSTO DE 2.004. CNE. URL consultato in data
8-10-2012.
^ Sul
Referendum Revocatorio del 2004, parlando della tanto contestata Lista Tascon
pubblicata in internet e pubblicizzata dal Presidente assieme al Deputato
Tascon con i dati dei firmatari per il Referendum: video.
^
Chávez all'ONU: Bush è il diavolo, c'è ancora puzza di zolfo. Agenzia Apcom dal
sito web «la7.it» del 20 settembre 2006. Riportato l'11 ottobre 2006.
^ Per il
testo completo del discorso pronunciato: Intervento del presidente della
Repubblica Bolívariana, Hugo Chávez. Da sito web «pane-rose.it». Riportato l'11
ottobre 2006.
^
Dossier sul PSUV a cura dell'Agenzia Bolívariana di Notizie
^ Il
simbolo sul sito di un candidato del partito di Chávez
^ (ES)
DIVULGACIÓN PRESIDENCIAL 2012. 11-10-2012. URL consultato in data 11-10-2012.
^
Misión de Observación Electoral de la Unión Europea "Relazione in
spagnolo", pubblicato nel sito del Capo Gruppo dei Verdi al Parlamento
Europeo, l'europarlamentare Monica Frassoni.
^ Video
del servizio della giornalista Anuska Buenaluque durante le proteste contro il
mancato rinnovo della concessione governativa all'emittente RCTV
Bibliografia
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Marcano, Alberto Barrera Tyszka, Hugo Chávez, il nuovo Bolívar?, Baldini
Castoldi Dalai, 2004, ISBN 978-88-6073-029-9
Roberto
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88-457-0210-3
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Cristina Marcano, Alberto Barrera, Hugo Chávez sin uniforme (Hugo Chávez senza
uniforme), Debate, 2005, ISBN 987-1117-18-3
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2005
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Editorial Alfa, Colección Hogueras, 2007
Fausto
Masó, El día que se vaya Chávez, Editorial Libros Marcados, 2007
Manuel
Anselmi, I bambini di Chávez. Ideologia, educazione e società in America
Latina, Franco Angeli, Milano, 2008.
Altri
progetti
Wikinotizie contiene notizie di attualità su
Hugo Chávez
Commons contiene immagini o altri file su Hugo
Chávez
Wikiquote contiene citazioni di o su Hugo
Chávez
Collegamenti
esterni
La
Guerra Alla Democrazia, documentario di John Pilger sulle pressioni
statunitensi contro il progresso del Venezuela video
A sud
del confine, film di Oliver Stone del 2009 con interviste a Chávez ed altri
leader sudamericani
The
Revolution Will Not Be Televised, documentario di Kim Bartley e Donnacha O
Briain sul golpe del 2002
Intervista
a Hugo Chávez di Gennaro Carotenuto
Le
verità di Hugo Chávez all'assemblea dell'Onu del 16/09/05
Articolo
su Chávez da TheProgressive
Articolo
su Chávez da Le Monde-Diplomatique
Articolo
sul discorso di Chávez su ALBA a Cuba
Articolo
sui progetti sociali di Chávez in Venezuela
Dossier
cartografico sul Venezuela di Chávez
Predecessore Presidente del Venezuela Successore
Rafael
Caldera Rodríguez 1999 - 2002 Pedro Carmona Estanga (golpe) I
Diosdado
Cabello Rondón (ad interim) 2002 -
2013 Nicolás Maduro (ad interim) II
Portale Biografie- Portale Politica- Portale
Socialismo “
Tratta da it.wikipedia
Tratta da it.wikipedia
Nicolás
Maduro Moros (Caracas, 23 novembre 1962) è un politico e sindacalista
venezuelano. E' Ministro degli Esteri del Venezuela dal 2006 e Vicepresidente
Esecutivo dal 2012. Sempre dal 2012, a causa della malattia del presidente Hugo
Chávez svolge anche le funzioni di Capo di stato supplente; dalla morte di
Chavez è Presidente ad interim della Repubblica Bolivariana del Venezuela[1].
Nicolas
Maduro è nato il 23 novembre 1962 a Caracas. Ex militante della Lega
Socialista, lavora come autista per la Metropolitana di Caracas, qui ha fatto
carriera sindacale e come sindacalista è stato membro del consiglio di
amministrazione dell’azienda pubblica di trasporti di Caracas. Trai fondatori
del Sitrameca (Sindacato Metro de Caracas), si avvicina negli anni 90 alla
figura carismatica di Hugo Chávez, in predicato di candidarsi alla guida del
Venezuela.
Passa
dunque a far parte del MVR, partito con il quale partecipa alla campagna
elettorale del 1998 in cui Hugo Chavez risultò eletto Presidente del Venezuela.
Fu eletto deputato alla Assemblea Nazionale Costituente del Venezuela del 1999
che scrisse la nuova Costituzione del paese, dopodiché fu eletto all’Assemblea
Nazionale del Venezuela nel 2000, carica che riottenne nelle elezioni del 2005,
per poi essere nominato presidente del parlamento. Nel 2006, dopo un anno,
abbandonata la carica di presidente del parlamento, Hugo Chavez lo chiama a far
parte della compagine governativa per diventare capo del Ministero del Potere
Popolare per gli Affari Esteri.
Il
10 ottobre 2012, dopo le elezioni presidenziali, fu nominato nuovo
vicepresidente dell'Esecutivo, al posto di di Elías Jaua Milano, in carica dal
2010.
L’8
dicembre 2012 in un discorso alla nazione, il Presidente Hugo Chavez annunciò
un nuovo ricovero in un ospedale dell’Avana, a Cuba, allo scopo di sottoporsi a
nuove cure oncologiche. Chavez indicò come possibile successore Nicolas Maduro,
qualora non fosse stato più in grado di completare il mandato presidenziale.
Dopo l’annuncio, i maggiori e influenti vertici del PSUV proclamarono la
propria fedeltà a Maduro. Dopo la morte di Chavez avvenuta a Caracas il 5 marzo
2013, Maduro assunse la Presidenza ad interim del Venezuela, fino alle nuove
elezioni presidenziali, che si svolgeranno in aprile.
La
Costituzione del Venezuela (art. 231) prevede che il Presidente eletto deve
prestare giuramento davanti all'Assemblea Nazionale entro il 10 Gennaio (del
primo anno di mandato), ovvero davanti al Tribunale Supremo di Giustizia.
Una
sentenza ha chiarito che per il secondo mandato di Chavez non ero necessario
prestare il giuramento in virtù del fatto che non esisteva interruzione
nell’esercizio della carica.
Se
la carica di Presidente diviene vacante, viene assunta dal vicepresidente (art.
233). Secondo un altro comma dello stesso articolo, sostenuto dagli oppositori,
se il Presidente non ha mai prestato giuramento (come nei casi di morte, rinuncia
o destituzione) la carica spetta al Presidente dell'Assemblea Nazionale,
Diosdado Cabello.
Tratta da it.wikipedia
Henrique
Capriles Radonski (Caracas, 11 luglio 1972) è un avvocato e politico
venezuelano, governatore dello stato di Miranda dal 2008. Capriles
è uscito vincitore dalle primarie del 12 febbraio 2012 come candidato di
opposizione per le elezioni presidenziali venezuelane del 7 ottobre 2012, ed è
stato lo sfidante unico alla candidatura del presidente Hugo Chávez, finendo
battuto con il 45 per cento dei consensi, contro il 54 del presidente
uscente[1].Di
religione cattolica, Capriles è figlio di Henrique Capriles García, uomo
d'affari di ascendenze ebraiche sefardite, e di Mónica Cristina Radonski
Bochenek, ebrea aschenazita, discendente di una famiglia giudaica russo-polacca
sopravvissuta all'olocausto.Entrò
nella Camera dei Deputati venezuelana con il partito centrista COPEI nel 1998,
risultando il più giovane deputato mai eletto prima[2]. È stato l'ultimo e il
più giovane vicepresidente dell'estinto Congresso della Repubblica nonché
presidente della Camera dei Deputati tra gli anni 1999 e 2000. È inoltre stato
eletto sindaco per due mandati consecutivi del comune di Baruta, tra il 2000 e
il 2008.È
membro fondatore e leader del partito "Centro Humanista", Prima la
Giustizia (Primero Justicia), ed è stato coordinatore nazionale aggiunto dello
stesso fino al 2008. Nel
2008 sfidò e sconfisse Diosdado Cabello nelle elezioni per il governatorato
dello stato di Miranda. Il suo governo si è distinto per gli investimenti
nell'istruzione. Nel
febbraio 2012 ha vinto le primarie dell'opposizione come candidato per le
presidenziali, ottenendo 1.900.528 voti, pari al 64.2% dei votanti (esclusi
quelli all'estero).[3] Il 6 giugno 2012 Capriles ha ceduto i suoi poteri al
Segretario Generale dello Stato Adriana D'Elia, nel rispetto della legge
venezuelana sul cumulo dei mandati, che impedisce a un governatore di
presentarsi alla corsa per le elezioni presidenziali. Capriles
ha detto di ispirarsi all'ex presidente brasiliano Lula da Silva[2], che,
peraltro, ha appoggiato Hugo Chávez in passato e anche per le presidenziali del
2012.
^
Omero Ciai, Venezuela, Chavez eletto per il quarto mandato. "Grazie al mio
amato popolo, viva Bolivar", la Repubblica, 8 ottobre 2012
^
a b (EN) Venezuela poll: Opposition candidate Henrique Capriles. URL consultato
in data 28-9-2012.
^ (EN) A total
of 3,040,449 votes were cast in opposition primary election. 14-2-2012. URL
consultato in data 28-9-2012.
Tratta da it.wikipedia
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