domenica 11 novembre 2012

Carlo O. Gori. Aldo Capitini "rivoluzionario pacifista"

Ricordo di Aldo Capitini (1899-1968)


Fu nel pieno di quel “mitico”, ed oggi spesso vituperato, Sessantotto, dell’ormai “secolo scorso”, eccezionale giovanile stagione di fermenti sociali e di entusiasmanti speranze di “immaginazione al potere”, che il 19 ottobre Aldo Capitini moriva a Perugia: la sua personale ed integrale “contestazione al sistema” , diuturna ed implacabile, datava fin dagli anni Trenta, non conoscendo, come poi accadde per quella "sessantottina", "flussi e riflussi", ed oggi, a conti fatti, è proprio lui, fisicamente piccolo e goffo, che invece emerge come uno dei più grandi e seri “rivoluzionari” che il nostro Paese abbia mai avuto.
Capitini era nato nel capoluogo umbro il 23 dicembre 1899. Filosofo, educatore, politico, antifascista, liberalsocialista, animalista, laico ed insieme “religioso-scomodo”, l’eccezionale figura di questo intellettuale schivo e dimesso, mite ma intransigente, che in pieno fascismo, andando due volte in galera, fondò il movimento nonviolento del nostro Paese, viene spesso riassunta, dagli “addetti ai lavori” nella definizione di “Gandhi italiano”.
A tutt’oggi sconosciuto ai più, il suo pensiero ed il suo esempio di vita restano il paradigma ammonitorio di come dovremmo tutti diventare per essere migliori e vivere meglio, se ciascuno di noi sapesse mettere da parte arroganza, egoismi sopraffattori e guerrafondai e di come invece non ci riesce (o non vogliamo) essere e non siamo. Insomma un “guardarsi dentro” per cambiare “nel profondo” individualmente e collettivamente, volgendo lo sguardo all’orizzonte.  
“Gandhi italiano”, era una definizione sulla quale Capitini aveva molte perplessità: forse perché in questa Italia “civile”  e carica di storia non riuscì ad avere il seguito che ebbe il Mahatma nell’allora ”arretrata” India ed anche per questo oggi, nel nostro Paese il ricordo di Capitini resta soprattutto legato all’appuntamento biennale della “Marcia (Perugia-Assisi) per la Pace e la Fratellanza dei Popoli” che lui per la prima volta organizzò la Domenica del 24 settembre 1961 (nella foto qui sopra qui sopra lo vediamo al centro con sulla destra Italo Calvino).
Del resto affermò:   “Io non dico: fra poco o molto tempo avremo una società che sarà perfettamente nonviolenta... a me importa fondamentalmente l'impiego di questa mia modestissima vita, di queste ore o di questi pochi giorni; e mettere sulla bilancia intima della storia il peso della mia persuasione” (Elementi di un'esperienza religiosa - 1937).
Ed in effetti, se non altro, qualcosa del suo insegnamento improntato al rispetto assoluto della vita per tutti gli esseri viventi,  uomini ed  animali, sembra farsi sempre più strada nelle coscienze di molti anche in questo periodo che il “potere”  ha voluto venisse segnato dalla “novità” di un liberismo consumista egoista e stupidamente violento e sfrenato, salvo poi preoccuparsi per i recenti disastri finanziari e per i loro devastanti effetti.  Ad esempio il balenare in qualcuno di una certa consapevolezza del rispetto per gli animali, che in Italia, obiettivamente, non è più quella, praticamente inesistente, di trenta o quarant’anni fa.
Capitini  fu uno dei primi animalisti italiani: “Col vegetarianesimo si decide di rinunciare al cibo che comporti uccisione di animali; e con ciò stesso muta il nostro modo di avvicinarci ad essi, il nostro modo di considerarli [...]. Questa "sospensione" introdotta nella leggerezza sterminatrice e nella freddezza utilitaria si riflette in accrescimento di valore interiore. Io [...] mi decisi al vegetarianesimo nel 1932, quando, nell'opposizione al fascismo, mi convinsi che l'esitazione ad uccidere animali avrebbe fatto risaltare ancora meglio l'importanza del rispetto dell'esistenza umana.” (Il problema religioso attuale - 1948). Avere sensibilità verso gli animali se non addirittura essere vegetariani, anche se tuttavia rimane un pregio, oggi non è più una virtù di pochi, altro discorso era condividere questa scelta nel 1952, allorché Aldo Capitini fondava con un gruppetto di “alieni” l' Associazione Vegetariana Italiana: una scelta che poteva sembra allora ai superficiali e disinformati come una nostrana imitazione del modello gandhiano, ma che invece aveva radici profonde e sentite. Ma veniamo a ripercorrere brevemente la sua vita.
Figlio di una sarta e di un impiegato comunale, Capitini affronta per necessità economica gli studi tecnici e dopo esser uscito dall'istituto per ragionieri, da autodidatta si dedica dai 19 ai 21 anni alla lettura dei classici latini e greci: a volte studia anche dodici ore avviando così un percorso ininterrotto di riflessione filosofica ed interiore. Le sue letture spaziano da Kant a Kierkegaard a Ibsen,  Leopardi, Manzoni, Boine, D'Annunzo, Slataper, Jahier, Michestaedter,  Marinetti, Gobetti, si avvicina poi alla Bibbia e rimane profondamente influenzato dal Vangelo, e da grandi figure, sia religiose che laiche, come Francesco d'Assisi, Mazzini, Tolstoj e Gandhi.
Così, dopo aver vinto una borsa di studio per il curriculum di lettere e filosofia, arriva nel 1924 alla prestigiosa  Scuola Normale Superiore di Pisa, diretta dal filosofo fascista Giovanni Gentile, e l’anno dopo ne diventa segretario.
E’ un periodo in cui il duro scontro fra il regime e la Chiesa sulle funzioni dell' Azione cattolica ha molti strascichi all' interno delle università italiane e in questo ambito Capitini dimostra ben presto la sua indole “scomoda”: i Patti Lateranensi del 1929 lo vedono emergere come critico audace e coraggioso di un Concordato visto come compromesso fra Chiesa e Fascismo ("se c'è una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista è di aver chiarito per sempre che la religione è una cosa diversa dall'istituzione").
Matura intanto la scelta del vegetarianesimo come conseguenza estrema della scelta di non uccidere, ed insieme al suo compagno di studi Claudio Baglietto organizza clandestinamente tra gli studenti riunioni serali dove diffonde e discute scritti sulla nonviolenza e la necessità di combattere la menzogna di regime con spirito di apertura verso tutti, senza distinzione di sesso, di razza, di censo.
Riesce per un po’ di tempo a farla franca, ma il caso scoppia quando Gentile propone una decorazione per i suoi collaboratori, fra i quali il segretario Capitini,  e quest’ultimo con un lunga lettera espone le ragioni per cui non avrebbe potuto accogliere una onorificenza fascista:  “Ho preso in esame…dal punto di vista religioso il problema della violenza e l' insegnamento ad avere fiducia in essa, e mi è sembrato che quell' insegnamento sia un errore e riveli mancanza di profonda fede nello spirito perché l' amore è veramente spirituale solo quando è infinita possibilità di amare - e perciò la religione è educazione all' amore - mentre l' amore deliberatamente limitato è idolatria o superstite egoismo”. Ciò si aggiunge alla clamorosa presa di posizione di Baglietto, amico di  Capitini, che inviato da Gentile con una borsa di studio in una Germania non ancora nazista per seguire i corsi di Martin Heidegger, rifiuta di tornare in Italiain quanto pacifista ed obiettore di coscienza al servizio militare.
Si impongono misure drastiche: Gentile convoca Capitini e dopo un breve colloquio lo licenzia, «Ma non appena il giovane pacifista uscì dalla sala -come scrive Sergio Romano (Corriere della Sera, luglio 2006) -  il filosofo si voltò verso Francesco Arnaldi, vice direttore della Scuola, … e disse “Abbiamo fatto bene a mandarlo via perché, oltre tutto, è un galantuomo”».
Capitini  è da allora costretto a tornare nella casa paterna di Perugia, vivendo di lezioni private e tra il  1933-34 intesse una fitta rete di contatti con numerosi amici antifascisti compiendo vari viaggi a Firenze, Roma, Torino e Milano mentre nel 1936, a Firenze, conosce in casa di Luigi Russo, Benedetto Croce, cui affida suoi scritti che il filosofo apprezza e fa pubblicare nel gennaio dell'anno seguente presso l'editore Laterza di Bari con il titolo Elementi di un'esperienza religiosa
Il  libro, nel quale si riflettono le sue idee di libertà individuale e di uguaglianza sociale, riesce ad avere larga diffusione e ben presto diviene uno fra i maggiori riferimenti letterari dei giovani antifascisti, in quest’ambito Capitini promuove assieme a Guido Calogero un progetto politico liberalsocialista che nel 1937  (anno segnato da una forte ondata di violenza repressiva contro l'opposizione antifascista, dall'assassinio dei Fratelli Rosselli e dalla morte di Antonio Gramsci) sfocierà nel "il manifesto del liberalsocialismo".
Nel febbraio 1942 Capitini cade insieme al gruppo dirigente liberalsocialista  in una retata della polizia fascista e viene trasferito nel carcere fiorentino delle Murate dal quale verrà rilasciato quattro mesi dopo in virtù della sua fama di “religioso” il che, tempo dopo, lo porterà a commentare: “Quale tremenda accusa contro la religione, se il potere ha più paura dei rivoluzionari che dei religiosi”.
Verrà nuovamente arrestato nel maggio dell’anno successivo e tradotto nel carcere di Perugia, e questa volta per la liberazione dovrà attendere la caduta del fascismo del 25 luglio.
Intanto nell’agosto 1943 dal Movimento Liberalsocialista e da “Giustizia e Libertà” nasce il Partito d’Azione: Capitini, coerente col suo rifiuto di collocarsi all'interno delle logiche dei partiti, non vi aderisce e per questo, malgrado il suo notevole contributo all’antifascismo repubblicano rimarrà escluso sia dal CLN che dalla Costituente.
Nel 1944 Capitini fonda a Perugia il primo Centro di Orientamento Sociale (COS), un primo esperimento di democrazia diretta e di decentralizzazione del potere, un ambiente progettuale e uno spazio politico "non violento, ragionante, non menzognero",  aperto alla libera partecipazione degli amministratori locali e dei cittadini.
I COS, che riescono  a dar vita con discreto successo ad esperimenti di autogoverno e di decentralizzazione del potere, riusciranno a diffondersi su scala nazionale, ma il successivo, fatale,  scontro con l'indifferenza della sinistra e con l'aperta ostilità della Democrazia Cristiana praticamente ne decreterà la fine.
Capitini nel frattempo diviene rettore dell’Università per  Stranieri di Perugia,  incarico che sarà costretto a lasciare  a causa delle fortissime pressioni contrarie esercitate della Chiesa cattolica locale, trasferendosi poi all'Università degli Studi di Pisa, come docente incaricato di filosofia morale.
Parallelamente all'attività didattica, pedagogica e politica Capitini prosegue la sua attività di ricerca spirituale e religiosa, promovendo insieme Ferdinando Tartaglia, una interessante e dimenticata figura di intelletuale ed ex-prete cattolico di Firenze, il “Movimento di Religione” che  dopo una serie di convegni tenutisi negli anni 1946-1948 il organizzerà a Roma (13/15 ottobre 1948) il "Primo congresso per la riforma religiosa".
Nel 1950 Capitini, dopo l’arresto nel 1948 di Pietro Pinna, primo obiettore di coscienza italiano e suo seguace, convocherà a Roma il primo convegno italiano sull’Obiezione di Coscienza.
In occasione del quarto anniversario dell'uccisione di Gandhi, Capitini promuove nel 1952 un convegno internazionale e fonda il primo Centro per la Nonviolenza e sempre in quell’anno  affianca ai Centri di Orientamento Sociale  il Centro di Orientamento Religioso (COR) con lo scopo di favorire la conoscenza anche di religioni diverse dalla cattolica, e di stimolare i cattolici stessi ad un approccio più critico e impegnato alle questioni religiose.
Ovviamente le alte gerarchie ecclesiali vietano ai fedeli la frequentazione dei COR e quando nel 1955 Capitini pubblica il libro Religione aperta lo inseriscono nell’ Indice dei libri proibiti, nonostante ciò Capitini riesce a stabilire fattivi rapporti di collaborazione con figure prestigiose di cattolici “scomodi” come Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani, tuttavia anche dopo il Concilio Vaticano II con la pubblicazione del libro Severità religiosa per il Concilio continuerà la polemica tra Capitini e la Chiesa Cattolica.
Nel settembre del 1952 Capitini organizza un convegno su "La nonviolenza riguardo al mondo animale e vegetale" e fonda, come abbiamo già ricordato,  la Società Vegetariana Italiana, poi Associazione Vegetariana Italiana.
Dal 1956 Capitini insegna all’Università di Cagliari come docente ordinario di Pedagogia e nel 1956 ottiene il trasferimento definitivo a Perugia. Nel 1959 è tra i fondatori dell’Associazione di Difesa e Sviluppo della Scuola Pubblica in Italia.
E’ poi del 1961, come abbiamo già detto, organizza la Marcia per la pace Perugia-Assisi: “Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti - affermerà -  ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non-collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della Marcia”(Opposizione e liberazione).
L'impegno di Capitini per la pace internazionale e contro gli armamenti atomici lo coinvolgerà sempre più in una collaborazione col filosofo Norberto Bobbio, che raccoglierà in frutto di tali riflessioni nel libro  Il problema della guerra e le vie della pace.
Negli ultimi anni della sua vita Capitini fonda e dirige un periodico intitolato “Il potere di tutti”, sviluppando i principi della gestione diffusa e decentrata del potere che lui chiamava "omnicrazia" e che contrapponeva al centralismo dei partiti e dà vita al Movimento Nonviolento per la Pace ed al mensile "Azione nonviolenta”.
Il 19 ottobre 1968, in seguito ad un intervento chirurgico, muore circondato da amici e allievi.
Sulla sua tomba venne scritta l’epigrafe “Libero religioso e rivoluzionario nonviolento”.
Il sociologo Danilo Dolci, suo compagno di tante battaglie,  così efficacemente ed umanamente riuscì in poesia (Poema umano, 1974) a sintetizzarne la figura: “Era impacciato a camminare / ma enormemente libero e attivo, / concentrato ma aperto alla vita di tutti, / non ammazzava una mosca / ma era veramente un rivoluzionario, / miope ma profeta.”
Ed a più di quarant’anni dalla morte, guardando ai fatti d’oggi e riflettendo sulla sua opera e sul suo esempio, pur non considerandoci nonviolenti "integrali" ed "assertivi" come era lui, anche noi possiamo fare a meno di sentire ancora viva e valida la necessità della sua “compresenza”.

      



                                  


                        Carlo Onofrio Gori   



Carlo Gori
Carlo O. Gori
Carlo Onofrio Gori


Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.


I remember Aldo Capitini (1899-1968)
It was in the midst of the "mythical", and now often reviled, sixty-eight, of the now "the last century", an exceptional season of youth unrest and exciting hopes of "imagination in power", which on October 19 Capitini Aldo died in Perugia : his personal and integral "to challenge the system," diuturna and implacable, dated back since the thirties, not knowing, as it turned out for the "sessantottino", "ebbs and flows", and today, all things considered, it's him physically small and awkward that we usually see as one of the largest and most serious "revolutionary" that our country has ever had.
Capitini was born in Perugia December 23, 1899. Philosopher, educator, politician, anti-Fascist, Liberal, animal, together secular and "religious-awkward", the outstanding figure of the intellectual self-effacing and humble, gentle but intransigent in full fascism, going twice in jail, founded the movement nonviolent in our country, is often summarized, the "experts" in the definition of "Gandhi's Italian."A still unknown to most people, his thoughts and his example of life are the paradigm of how we should all be admonitory to be better and live better, if each of us knew to put aside arrogance, selfishness conquerors and warmongers and how instead he can not (or will not) be and are not. In short, a "look inside" to change "deep" individually and collectively, looking at the horizon."Gandhi Italian" was a term on which Capitini had many doubts, perhaps because in Italy this "civil" and full of history could not have had more than the Mahatma in the then "backward" India and also why today, in our country the memory of Capitini is mainly related to the appointment of the biennial "Running (Perugia-Assisi) for Peace and Brotherhood of Peoples" that he organized the first Sunday of September 24, 1961 (pictured above here above we see it in the middle with the right Italo Calvino).
Besides, he said: "I do not say much or how little time we have between a company that will perfectly nonviolent ... I care fundamentally the use of my modest life, these last few hours or a few days, and put on the intimate scale of the story the weight of my persuasion "(Elements of a religious experience - 1937).And in fact, if anything, something of his teaching marked by absolute respect of life for all living beings, humans and animals, seems to be gaining ground in the minds of many in this period that the "power" wanted being scored the "newness" of a selfish consumerist liberalism and stupidly violent and unruly, but then worry about the recent financial disasters and their devastating effects. For example, the gleam in someone of a certain awareness of respect for animals, and in Italy, objectively, is no longer that, practically non-existent, thirty or forty years ago.Capitini was one of the first Italian animal rights: "With vegetarianism you decide to give up the food that involves killing animals, and thereby changes the way we approach them, the way we consider [...]. This "suspension" introduced in the light of extermination and cold utility is reflected in the growth of inner worth. I [...] I decided to vegetarianism in 1932, when, in opposition to fascism, I was convinced that the hesitation to kill animals would stand out even more the importance of respect of human existence. "(The religious problem current - 1948). Have sensitivity towards animals or even be a vegetarian, but nevertheless remains a virtue, is no longer a virtue of a few, another story was to share this choice in 1952, when Aldo Capitini founded with a group of "aliens" 's Association Italian Vegetarian: a choice that would seem then to the superficial and uninformed as an imitation of our local Gandhian model, but that had deep roots and feel. But let briefly reviewing his life.The son of a seamstress and a municipal employee, Capitini faces economic necessity technical studies after being released by the Institute for accountants, is a self-taught from 19 to 21 years devoted to the reading of Greek and Latin classics: sometimes even twelve studies hours starting as a continuous path of philosophical reflection and interior. His readings ranging from Kant to Kierkegaard, Ibsen, Leopardi, Manzoni, Boine, D'Annunzo, Slataper, Jahier, Michestaedter, Marinetti, Gobetti, then comes to the Bible and was deeply influenced by the Gospel, by and large figures, both religious and secular, like Francis of Assisi, Mazzini, Tolstoy and Gandhi.So, after winning a scholarship to the curriculum of literature and philosophy, came in 1924 at the prestigious Scuola Normale Superiore in Pisa, directed by fascist philosopher Giovanni Gentile, and a year later he became the secretary. It 'a time when the great battle between the regime and the Church on the functions of the' Catholic Action has many trains to 'internal Italian universities and in this context Capitini soon proves his character "uncomfortable": the Lateran Pacts of 1929 see it emerge as a bold and courageous critic of a Concordat seen as a compromise between the Church and Fascism ("If there's one thing we have to the fascist period is to have clarified for all that religion is a different institution") .Mature meanwhile the choice of vegetarianism as an ultimate consequence of the decision not to kill, and with his fellow student Claudio Baglietto organized clandestinely among students evening gatherings where spreads and discusses writings on non-violence and the need to combat the lies of the regime in a spirit of open to all, regardless of sex, race, or wealth.Fails for a little 'time to get away, but the case broke when Gentile proposes a decoration for his staff, including the Secretary Capitini and the latter with a long letter setting out the reasons why he could not accept a Fascist honor: "I have considered ... from the religious point of view the problem of violence and 'teaching to have confidence in it, and it seemed to me that' teaching is a mistake and reveal profound lack of faith in the spirit because 'love is truly spiritual when it is infinite possibilities of love - and therefore religion is education to 'love - while the' love is deliberately limited idolatry or the survivor selfishness. " This adds to the dramatic stance Baglietto, a friend of Capitini, which sent by Gentile with a scholarship in Nazi Germany not yet to follow the courses of Martin Heidegger, refuses to return to Italiain as pacifist and conscientious objector to military service. They impose drastic measures: Dear convene Capitini and after a brief conversation fires him, "But as soon as the young pacifist left the room-writes Sergio Romano (BBC, July 2006) - the philosopher turned to Francesco Amaldi, deputy director School, ... and said, "We were right to send him away because, after all, is a gentleman. '"Capitini is then forced to return to her father's house in Perugia, living on private lessons and between 1933-34 he weaves a dense network of contacts with numerous anti-Fascist friends making several trips to Florence, Rome, Turin and Milan, while in 1936, in Florence , he met in the house of Luigi Russo, Benedetto Croce, which entrusts his writings that the philosopher appreciates and is published in the January of the following year at the publisher Laterza of Bari under the title Elements of a religious experience. The book, which reflects his ideas of individual freedom and social equality, manages to be widely disseminated and soon became one of the greatest literary references of young anti-fascists, in this promotes Capitini with Guido Calogero a political project Liberal in 1937 (a year marked by a wave of repressive violence against anti-fascist opposition, the assassination of the Rosselli brothers and the death of Antonio Gramsci) will result by the "manifesto of the Liberal." In February 1942 Capitini falls together with the Liberal leadership in a police raid fascist and was transferred to the prison Murate Florentine from which will be released four months later because of his reputation as a "religious" which, later, led him to comment "What terrible accusation against religion if the government is more afraid of the revolutionary religious."Will be re-arrested in May of the following year and translated in prison in Perugia, and this time the release will have to wait for the fall of Fascism on 25 July.Meanwhile, in August 1943 by the Liberal Movement and "Justice and Freedom" was born the Action Party: Capitini, consistent with his refusal to be placed within the logic of the parties, there adheres and thus, despite its major contribution to anti-Republican will be excluded from both the CLN that the Constituent Assembly.In 1944, based in Perugia Capitini the first Centre of Social Orientation (COS), a first experiment in direct democracy and decentralization of power, a design environment and a political "non-violent, reasoning, not a liar," open to the free participation of local government and citizens.The COS, which can create reasonably successful experiments in self-government and decentralization of power, will be able to spread on a national scale, but the next one, fatal confrontation with the indifference of the left and the open hostility of the Christian Democrats practically it will decide the end. Capitini meanwhile became rector of the University for Foreigners of Perugia, a position he will be forced to leave because of the strong pressure exercised contrary to the local Catholic Church, and then moved to the University of Pisa, as a lecturer in moral philosophy. In parallel to the educational, pedagogical and political Capitini continues his research spiritual and religious, with Ferdinand promoting Tartaglia, an interesting and forgotten figure of intellectual and former Catholic priest in Florence, the "Movement of Religion" that after a series of meetings held in the year 1946-1948 organized in Rome (13/15 October 1948), the "First Congress for religious reform." Capitini in 1950, after his arrest in 1948 by Pietro Pinna, the first conscientious objector Italian and his follower, will convene in Rome the first Italian conference on conscientious objection. On the occasion of the fourth anniversary of the killing of Gandhi, Capitini promotes an international conference in 1952 and founded the first Center for Nonviolence and in the same year joined the Centers for Social Orientation Center Religious (COR) with the aim of promote knowledge even religions other than Catholic, and Catholics themselves to stimulate a more critical approach and committed to religious matters. Obviously the high ecclesiastical hierarchies prohibit the faithful attendance of COR and when in 1955 he published the book Religion Capitini open it fit in 'Index of prohibited books, although this Capitini unable to establish effective relations of cooperation with prestigious figures of Catholics "uncomfortable" as First Mazzolari Don and Don Lorenzo Milani, but also after the Second Vatican Council with the publication of the book Severity religious controversy between the Council will continue Capitini and the Catholic Church. In September 1952 Capitini organizes a conference on "Non-violence with respect to the animal and plant world" and is, as we have already mentioned, the Company Italian Vegetarian, then Italian Vegetarian Association. Since 1956 Capitini teaches at the University of Cagliari as professor of Education and in 1956 obtained permanent transfer to Perugia. In 1959 he was among the founders of the Association for the Defense and Development of the Public School in Italy. E 'then 1961, as we have already said, is organizing the march for peace Perugia-Assisi: "Having shown that pacifism, nonviolence that are not inert and passive acceptance of the existing evils - affirm - but they are active and fight with its own method which leaves no time to stop in solidarity raises and non-cooperation in the protests, complaints in open, is a great achievement of the March "(Opposition and liberation). Commitment Capitini for international peace and against nuclear weapons it will involve more and more in a collaboration with the philosopher Norberto Bobbio, who gather in the fruit of these reflections in the book The problem of war and the ways of peace. In the last years of his life Capitini founded and directed a periodical entitled "The power of all", developing the principles of management diffuse and decentralized power that he called "omnicracy" and opposed to the centralization of political parties and gives life to the Nonviolent Movement for Peace and the monthly "Nonviolent Action."On October 19, 1968, following surgery, he died surrounded by friends and students. On his grave was written the inscription "Free religious and revolutionary nonviolence."The sociologist Danilo Dolci, his companion of many battles, so effectively and humanely managed in poetry (human Poem, 1974) to synthesize the figure: "It was awkward to walk / but enormously free and active / focused but open to everyone's lives, / not killing a fly / but it was really a revolutionary / prophet but short-sighted. " And more than forty years after his death, watching the events of today and reflecting on his work and his example, while not considerandoci nonviolent "integral" and "assertive" as he was, we also can not help but feel even alive and validates the need for his "presence."

                                                                                                                                                         "carlo gori"

                                                                                          

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