Storia
e Memoria. 27 gennaio 1945-27 gennaio 2013
Il
Giorno della Memoria ricorda il 27 gennaio 1945, giorno in cui le truppe
sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino,
arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz) scoprendo il suo
tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti.
Per la prima volta veniva compiutamente rivelato al mondo l'orrore del
genocidio nazista.
Il
Giorno della Memoria è oggi in Italia una ricorrenza istituita dal Parlamento
italiano con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 aderendo così alla proposta
internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione
delle vittime del nazifascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a
rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati
Il
testo dell'articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della
Memoria:
«
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento
dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di
ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la
persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la
deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e
schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio
della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»
Detto
questo, immodestamente rinvio le amiche e amici che qui mi seguono alla
(ri)lettura di miei post tratti da un mio precedente articolo: Carlo
Onofrio Gori. “I Giusti” di Toscana: schiaffo all’“indifferenza”. La storia dei
toscani che operarono in favore degli ebrei durante le persecuzioni
nazifasciste, il ruolo della chiesa e della gente comune, in “Microstoria”, n.
51 (gen-mar. 2007);
http://historiablogoriarchiviosplinder-cog.blogspot.it/2012/01/i-giusti-di-toscana-la-storia-dei.html
http://goriblogstoria.blogspot.it/2012/01/carlo-onofrio-gori-resistenza-e.html
http://historiablogoriarchiviosplinder-cog.blogspot.it/2012/01/i-giusti-di-toscana-la-storia-dei.html
http://goriblogstoria.blogspot.it/2012/01/carlo-onofrio-gori-resistenza-e.html
e
faccio, qui di seguito, “a braccio”, alcune considerazioni.
Storicamente
va ricordato che il popolo ebraico diede il maggior tributo di sangue
all’Olocausto, ma che all’interno del popolo ebraico pagarono il tributo alle
folli, elitarie e totalitarie, ideologie nazifasciste (in questo senso davvero
“male assoluto”) soprattutto la massa dei più deboli ed indifesi e non quel
“potere democratico-plutocratico-giudaico” che Hitler voleva abbattere, che nei
campi di sterminio insieme agli ebrei finirono altre “minoranze”: i dissidenti
politici, gli storpi e i malati di mente tedeschi, gli zingari, i testimoni di
Geova, i resistenti politici e militari, ecc.
Questo
ricordo di una delle più grandi tragedie sopportate dal popolo ebraico, ma
anche dal genere umano, è ormai come abbiamo visto, giustamente divenuta una
scadenza del calendario nazionale e, come accade per ogni forma di
ritualizzazione, incontra innanzitutto e fatalmente il rischio di una perdita
di significato.
Partendo
da quel dato storico, ma superandolo ed ampliandone invece il significato, il
Giorno della Memoria, deve restare per tutti gli “uomini di buona volontà” un
quotidiano ammonimento ed impegno a far sì certi orrori non possano ripetersi
mai più. Un invito per tutti ad un impegno “politico” e civile per una
tolleranza “militante”.
Purtroppo,
da allora ad oggi, fatti e segnali, sebbene di livello inferiore rispetto a
quella tragedia, a volte anche apparentemente piccoli ed insignificanti, ma
invece non per questo meno sintomatici ed ammonitori, sono accaduti e stanno
accadendo e sono sotto gli occhi di tutti: dai fanatismi di stampo
politico-ideologico-religioso, ai razzismi, dalle guerre alle “pulizie
etniche”, dalle sopraffazioni e discriminazioni politico-economiche, a tutte le
“piccole” violenze pubbliche e private ed intolleranze a danno dei “diversi” ed in genere di tutti
coloro che, nel contesto di determinate situazioni, vengono identificati come
“deboli” e vigliaccamente colpiti: poveri, dissenzienti di qualsiasi tipo,
extracomunitari, zingari, lavoratori precari, prigionieri, malati, anziani,
gay, donne, bambini, animali, ecc.. Fra i tanti orrori dei campi di sterminio nazisti
e delle stragi gratuite e programmate di ebrei, minoranze, dissidenti ecc. voglio
qui, citando un noto poema, ricordane uno; l’eccidio di Babi Yar.
Babij
Jar (russo Бабий Яр, ucraino Бабин Яр, Babyn Jar) è il nome di un burrone a
nord-ovest della capitale ucraina di Kiev (Київ) dove avvenne una tremenda
strage naziste, ed è un famoso poema del grande poeta russo Evgenij A. Evtušenko (traslitterato anche Yevgeny Aleksandrovich Yevtushenko da Евгений Александрович Евтушенко), pubblicato nel 1961, in piena Unione Sovietica, e messo in musica l'anno seguente da Dmitrij
Šostakovič nella sua Sinfonia N. 13. Il poema è dedicato a quella orrenda strage
nazista presa a paradigma di tutte le stragi organizzate dalla follia umana. I
fatti in quel caso, sommariamente si svolsero così: durante la Seconda guerra
mondiale i tedeschi occuparono Kiev il 19 settembre 1941. I partigiani e i
servizi sovietici avevano minato una serie di edifici nel corso principale della
città in cui si erano accasermate le truppe occupanti e il 24 settembre li
fecero esplodere provocando vittime fra i militari nemici. Fra il 29 e il 30
settembre del 1941, i nazisti aiutati dalla polizia collaborazionista ucraina
massacrarono 33.771 ebrei. Nei due anni seguenti altre persone, 90.000 circa, fra
ucraini, ebrei, zingari, caraiti,
prigionieri sovietici, comunisti, nazionalisti, clero ortodosso, ecc. furono
massacrati nel grande fossato. Diversi ricercatori stimano che i morti in
quella località siano stati più di 150 mila.
Non
c'è un momumento(*)/A Babi Yar/Il burrone ripido/E' come una lapide/Ho paura/Oggi
mi sento vecchio come/Il popolo ebreo/Ora mi sento ebreo/Qui vago nell'antico
Egitto/Eccomi, sono in croce e muoio/E porto ancora il segno dei chiodi./Ora
sono Dreyfus/La canaglia borghese mi denuncia/e mi giudica/Sono dietro le
sbarre/Mi circondano, mi perseguitano,/mi calunniano, mi schiaffeggiano/E le
donne eleganti/Strillano e mi colpiscono/con i loro ombrellini./Sono un ragazzo
a Bielostok./Il sangue è ovunque sul pavimento/I capobanda nella caverna/Diventano
sempre più brutali./Puzzano di vodka e di cipolle/Con un calcio mi buttano a
terra/Non posso far nulla/E invano imploro i persecutori/Sghignazzano
"Morte ai Giudei"/"Viva la Russia"/Un mercante di grano/picchia
mia madre./O mio popolo russo/So che in fondo al cuore/Tu sei internazionalista/Ma
ci sono stati uomini che con le loro/mani sporche/Hanno abusato del tuo buon
nome./So che il mio paese è buono/Che infamia coloro che qui antisemiti/senza
la minima vergogna/Si proclamano./
Sono
Anna Frank/Delicata come un germoglio ad Aprile/Sono innamorato e/Non ho
bisogno di parole/Ma soltanto che ci guardiamo negli occhi/Abbiamo così poco da
sentire/e da vedere/Ci hanno tolto le foglie e il cielo/Ma possiamo fare ancora
molto/Possiamo abbracciarci teneramente/
Nella
stanza buia./"Arriva qualcuno"/"Non avere paura/Questi sono i
suoni della primavera/La primavera sta arrivando/Vieni/Dammi le tue labbra,
presto"/"Buttano giù la porta"/"No è il ghiaccio che si
rompe"/A Babi Yar il fruscio dell'erba selvaggia/Gli alberi sembrano
minacciosi/Come a voler giudicare/Qui tutto in silenzio urla/e scoprendomi la
testa/Sento che i miei capelli ingrigiti/
sono
lentamente/E divento un lungo grido silenzioso qui/Sopra migliaia e migliaia di
sepolti/Io sono ogni vecchio/Ucciso qui/Io sono ogni bambino/Ucciso qui/Nulla
di me potrà mai dimenticarlo/Che l' "Internazionale" tuoni/Quando
l'ultimo antisemita sulla terra/Sarà alla fine sepolto./Non c'è sangue ebreo/Nel
mio sangue/Ma sento l'odio disgustoso/Di tutti gli antisemiti/come se fossi
stato un ebreo/Ed ecco perché sono un vero russo. ( Evgenij Aleksandrovič Jevtušenko)