domenica 20 gennaio 2013

C.O. Gori. Storia. Sessantotto e dintorni. Politica o "brigatismo"? Da una vecchia poesia epica di Luca Canali, la ricerca di una possibile motivazione per una scelta tragica ed inutile

Un funerale, una riflessione storica ed una poesia...

I funerali odierni, ampiamente "coperti", nella maniera che abbiamo visto anche in tv, di un fondatore "storico" delle Brigate rosse, Prospero Gallinari (che ammise l' "errore", ma non condannò mai "in toto" la sua esperienza), mi portano a riflettere brevemente, sul fenomeno del "brigatismo" di sinistra che per vari anni, purtroppo, insanguinò il nostro Paese e che vide implicata, in vari modi e frangenti, una parte dei giovani d'allora (e non certo la parte  maggioritaria che invece continuò a prediligere il confronto politico) che dallo spirito e dagli ideali del '68 aveva tratto lo spunto per il cambiamento della realtà sociale esistente. 
Non voglio quindi assolutamente accreditare la semplicistica equazione che in tempi più recenti ha preso comodamente piede, a partire dalla vulgata proveniente dalla destra per andare..."oltre" e cioé : Sessantotto = Terrorismo. 
Ma come sorse, da una "costola" del '68 e passando per gli eventi del "movimento del '77", e soprattutto, "perché", quel cruento, ma tutto sommato settario e minoritario, fenomeno della "galassia brigatista" degli anni Settanta-Ottanta?  
Non ho certo la pretesa  spiegarlo qui, io ed ora, ed in poche righe, visto che in proposito esiste anche una vasta pubblicistica sulla cui scorta, chi lo vorrà, potrà costruire il suo parere. 
Dirò solo che, pur collocandomi "a sinistra", da un punto di vista umano e politico non approvo quella scelta che coinvolse la vita di alcuni "militanti" e delle loro vittime, e dico questo non perché mi voglia accodare ad una moralistica e spesso ipocrita ed  interessata condanna della violenza politica da parte di coloro, pochi ed "in alto", che a livello planetario hanno da difendere, con tutti, e dico tutti, i mezzi (leciti e illeciti) il loro potere ed i loro privilegi, spesso ottenuti con la violenza in tutte le sue forme, oppure mistificando con i media la realtà e violando le leggi, emanate da loro stessi e da i loro dipendenti e/o sodali.  
Sono per carattere e formazione culturale ed umana fondamentalmente predisposto alla discussione, allo scambio d'idee, al convincimento "dell'altro" ed anche, quando necessaria, alla protesta - politica, sindacale, sociale - "decisa", ma non-violenta, tuttavia in determinate situazioni storiche e geografiche, per la tremenda violenza del potere, la scelta democratica e non-violenta spesso non è stata sufficiente per difendere o conquistare una dignitosa sopravvivenza da parte delle "classi subalterne", oppure per creare una società più giusta e vivibile. 
Detto questo non mi pare però che nell'Italia d'allora, come molti oltre a me capirono, non ci fossero più i margini democratici per un cambiamento, "di massa" ed anche "deciso", della realtà esistente, che l'unica soluzione esistente  non potesse essere altra che la lotta armata. 
Certo che per annichilire "il movimento" progressista dei giovani protestatari o delle classi lavoratrici, c'era anche la poliziesca cosiddetta "repressione di stato", come allora veniva chiamata, e soprattutto, ad essa successivamente si aggiunse lo "stragismo" terrorista che da Piazza Fontana a Milano in poi (P.za della Loggia a Brescia, Treni, Bologna ecc. ecc.) colpì  indiscriminatamente tutta la società. 
Manovre orrende, tese ad uccidere "a caso" non pochi "normali" e indifesi cittadini...per impaurirne molti, e volte al conseguimento di "oscure-ma-chiare" (ma mai definitivamente chiarite) "risolutive" mene politiche "normalizzatrici", verosimilmente promosse da settori operativi (vd. Gladio, P2, ecc. ecc.) di "poteri forti" economico-politici, nostrani ed esteri (nell'ambito del confronto Est-Ovest eravamo anche noi in Italia "a sovranità limitata" e  lo siamo sostanzialmente per altri versi ed in altre forme, anche "a Muro caduto", tutt'oggi...) che, con appoggi in segmenti dello Stato e spesso con manovalanze reclutate nella destra squadrista, provocarono enormi lutti e sofferenze. 
Fu allora il "brigatismo rosso" (con tutta la galassia delle altre mille sigle "collaterari" e "diffuse" della lotta armata metropolitana sorte poi dal "movimento del '77") una risposta alla violenza dei "poteri forti" e della destra?  
A mio avviso in parte, ma solo in parte, inizialmente, si, (visto che sia le BR come i Gap di Feltrinelli,  i Nap, ecc. ecc., tutti nascono, nel timore per un colpo di Stato "stile greco" ritenuto imminente, dall'anno 1970 in poi, e quindi "dopo" Piazza Fontana, che è del dicembre 1969),  ma poi, in gran parte... decisamente no!!! 
Diciamo piuttosto si volle poi , da parte dei, a volte troppo benevolmente a sinistra, cosiddetti "compagni che sbagliano", intraprendere una tragica (seppur "mirata" negli obiettivi individuali rispetto all'indiscriminato  "stragismo") "scorciatoia rivoluzionaria"; "scorciatoia" settario-elitaria clamorosa ed insensata (caso Moro ed altri), poiché nel tessuto sociale mancavano, a livello popolare e nella sinistra, i presupposti che potessero giustificare, motivare e sostenere tale azzardato "salto".  
Infatti da parte delle forze autenticamente democratiche venne immediatamente, a livello di massa, una forte e poi risolutiva risposta politica, sia al "brigatismo nero" neofascista (vd. Nar, Ordine nero, Terza posizione ecc.) e allo stragismo golpista "di destra" (a tutt'oggi, nei mandanti, ampiamente impunito) che al "brigatismo rosso di sinistra".
Per concludere e per cercare di comprendere, ovviamente solo in parte, ma beninteso non approvare, le ragioni di chi, partendo dal '68 fece allora a sinistra la sciagurata scelta della lotta armata, voglio qui sotto proporre e riprodurre  "(scannerizzata") una significativa poesia epica, coeva (è stata pubblicata per la Bur nel '79 nella raccolta "La deriva"), di Luca Canali, noto latinista e letterato. Poesia in parte "storica" e "datata", ma leggendola bene, in molte parti, purtroppo, ancora attuale.
A volte autori di poesie, romanzi, narrativa, memorialistica, pièces teatrali, films, documentari, come anche i giornalisti nei loro articoli, libri, o servizi televisivi, cercano onestamente di spiegare al lettore, spesso riuscendoci, la storia... comunque sovente con risultati  nella forma (la sostanza va sempre e comunque verificata e da ciascuno valutata) migliori di quanto normalmente riescono a fare la maggior parte degli storici italiani "politicamente tesserati" (eccezioni, poche e valide, ci sono, ma ahimè confermano la regola...) in tanti loro supponenti, barbosi,  ed illeggibili saggi accademici.


                                                

                                    COG     














SULLA   LOEB LIBRARY

Sulla Loeb Library, la Teubneriana, Les Belles Lettres (1),
alle nostre spalle cattedratiche un manifesto asseriva:
il rosso fa paura soltanto agli animali con le corna.
L'Istituto di Latino a Pisa brulicava di ragazzi
dai volti accesi e torvi e gli occhi lucenti.
Non ricordo discussioni più serie, amicizie più solidali, discipline
più ferree di quelle di mesi vissuti con l'immaginazione
al potere su isole rinate a una vita che si andava spegnendo
malgrado gli sprechi e gli sfarzi luminescenti dei nuovi ricchi.

Era di nuovo la provincia addormentata, destata
solo dall'incentivo del profitto, era il potere dei notabili
nei comuni, nelle regioni, nei rami del parlamento, nei circoli,
nelle famiglie, nell'aria con l'antico fetore di orina
e naftalina fuori dagli armadi sul paese che si gonfiava
di popcorn e dollari elargiti per aspirare fuori gli ideali
e acquistare acciaio riciclato per impiantare fabbriche
e dare lavoro agli italiani delusi ma sazi
- e la sazietà è sacra - anche se gli animi cominciavano
a offuscarsi e a languire al pari di gufi bagnati.
Era il modello del pezzente soprasviluppato, invaghito
della nazione solo nelle finali europee di foot-ball,
era la rivoluzione tradita, collega De Felice (2),
che alle rivoluzioni tradite non credi, era la rivoluzione
che aveva dato scarpe, saponette, preservativi, utilitarie
a molti, ma non aveva toccato il cuore a nessuno,
e non dirai che le rivoluzioni non devono cambiare l'uomo
nell'animo e non solo nei succhi dell'epigastro. Non dire
                                                                   [idealista,
non bluffare con la questione della priorità della struttura
                                        [economica sulle sovrastrutture;

dico che comprare un popolo e rivenderlo agli stessi padroni,
ingrassarlo (quando riesce) per poi lasciarlo stordito,
sottomesso, deluso attaccato al quattrino e al santo
patrono come alle due divinità della sua fede annacquate,
significa tradirlo.

I partiti sulla loro scacchiera di piani alternati,
con i loro esperti e uomini di studio impenetrabili,
erano tutti finiti nella stretta della politica di potenza;
allora qualcuno cominciò a gridare, voci inesperte
si levarono nel vento sfiorando tutte le strade d'Europa
con un soffio di vita, non giusta o ingiusta, ma autentica,
e rovesciarono cattedre d'imbonitori e delfini stearici
insediati dalla tresca delle clientele. Si ricominciò a sorridere,
a dire che il re era effettivamente nudo;
nessuno poteva credere seriamente a una rivoluzione di studenti,
                                                                 [ma pensare si poteva
di mettere un punto e ricominciare insieme da capo
una strada per uomini liberi nati dalla fioritura della resistenza,

I ragazzi in effetti malmenarono qualche innocente,
fomicarono talvolta nelle Facoltà occupate invece di stilare
documenti di lavoro, imbrattarono i muri con sgorbi alla
                                                                 [Siqueiros (3),
 ma poi dovevate venire e pensarci voi, metalmeccanici,
braccianti calabresi, pastori sardi, venire
voi, funzionari dei partiti rossi, metter ci in frigorifero
o a scrivere inviti per le assemblee, ma la bandiera della
                                                                 [insurrezione ideale
dovevate prenderla in mano voi; noi avevamo
soltanto zufolato spontanei, dovevate venire
voi con i vostri pugni chiusi e i cori di battaglia,
poi avremmo fatto anche noi la nostra parte.
I metalmeccanici marciarono, ma non per fecondare venti anni,
bensi per gettare sul piatto della bilancia la spada di Brenno
delle forze organizzate, per riprendere in posizione migliore
il cammino delle riforme di struttura, neanche poi realizzate.

Ma certo era difficile in tutti i corpi dello stato
ingaggiare una lotta di classe per uomini duri,
con uomini che nel frattempo divenivano molli, o restavano
vecchi o nascevano teppisti senza un Cristo o un Marx
o un simbolo di onestà in cui si potesse credere.
Proliferarono le congreghe di furbi e l'Italia divenne dai vertici
alla base una nazione di furbi; ma ci demmo la zappa sui piedi,
con la furberia che avevamo quando non serviva, e la
                                                                             [disperazione
quando non si trovava un posto in ospedale o in cimitero.

I giovani escono a frotte dalle scuole e dalle università,
sciamano in cerca di lavoro che si dirada anche per i veterani.
Non avevamo sbagliato dunque a mettere nei programmi di
                                                                                     [latino
il Diario di Guevara, l'Enciclica « Pacem in terris»
di Giovanni XXIII ed Eros e civiltà di Marcuse
insieme a Catullo e a Lucrezio; e non vengano ora
i pappagalli sapienti a blaterare che la causa dell'involuzione
furono le fughe in avanti e gli avventurismi di sinistra,
e non chi volle continuare una strategia di democrazia pitocca
sul fradicio d'una società con le fondamenta rose dagli affaristi
baciapile, ministri corrotti, galantuomini voltagabbana
aggiornàti in managers con depositi oltreconfine e tardivi dubbi
sullo sviluppo della siderurgia in Calabria prima del 1990.

Non vollero ascoltare l'allarme e le canzoni d'amore e d'odio
dei generosi pagliacci del '68, non accettarono la sfida
a giudicare la vita sulla misura dell'intelligenza e dell'estro,
continuando la partita doppia degli scrivani delle società per
                                                                                       [azioni,
ignorando le risorse dell'animo, le vie profetiche dell'arte
l'amore, il dubbio, il tormento dei veri costruttori di civiltà.
Uomini paludati hanno operato con il puntiglio e la miopia
degli scaccini, dei cambiatori di valuta, degli ufficiali di dogana,
dei protettori di Veneri erranti, ed ecco cosa accade,
signori, attenti al deplorevole fatto: avete respinto
l'ordine aleatorio della fantasia, e vi trovate sommersi
nel disordine della pratica ottusa; avete lentamente
ricondotto al conformismo i giovani del '68 che null'altro
potevano offrire che un sintomo di necrosi rifiutata,
e ora trovate il processo aggravato, il morbo
esteso a tutto il corpo dello stato, giunto
alla condizione preagonica. I vostri nemici che ieri
gridavano, oggi sparano, ieri ragazzi grintosi,
oggi nuclei armati proletari e brigate rosse.

                                 Luca Canali

_____________
1 Tre famose collezioni, di diverso merito, di classici latini e greci.
2 Renzo De Felice, chiamato ironicamente collega, per essere profes-
sore universitario: uno degli storici più autorevoli, ma anche più discus-
si, del periodo fascista.
3 David Alfaro Siqueiros, pittore messicano (1898), celebre per i suoi
quadri di ispirazione socialista: « Processo al fascismo », « La nuova de-
mocrazia », « Per una completa sicurezza sociale ».


                                           
                                                           
  
_____________



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.