lunedì 2 novembre 2015

Turchia: un trionfo elettorale dei…Fratelli Musulmani…

Turchia: un trionfo elettorale dei…Fratelli Musulmani…

Ai fratelli musulmani dello stragista Erdoğan la maggioranza assoluta in Turchia! Elezioni novembre 2015, Akp trionfa e promette: “Ora cambieremo la Costituzione. Più poteri al presidente”.
Anche se sembra che  Erdoğan pur riportando la maggioranza assoluta non abbia ottenuto la cifra prevista dalla maggioranza qualificata utile per poter cambiare a suo piacimento la costituzione, a questo punto non si può che constatare che la Nato non solo tollera, ma sostiene, al suo interno un Paese a permanente e sostanziale guida politica di carattere islamista.
Il partito di Erdoğan si scrive "AKP" [(traduzione: Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, (sic!)] ma si legge invece realisticamente "Fratelli musulmani". Ricordo che in questi ultimi anni i Fratelli musulmani hanno fornito l’ideologia ad Al-Qa’ida, attraverso l’intermediazione di uno di loro,: Ayman al-Zawahiri, il vice di Bin Laden. Infatti lo scopo finale dei ihadisti e dei Fratelli musulmani è identico: l'istituzione della Stato islamico e la conseguente applicazione della Sharia; differiscono solo i mezzi: mentre i jihadisti fanno esclusivamente ricorso alla lotta armata i Fratelli musulmani, sostenuti soprattutto dal Qatar,  ammettono che si possa pervenire al potere anche tramite la lotta politica e la partecipazione alle elezioni come era da esempio avvenuto ed accaduto in Egitto con il Partito al-Nūr di Morsi o in Tunisia con il partito Ennahda.  Erdoğan aveva a suo tempo affermato di aver rotto con i Fratelli e di aver lasciato il loro partito per presentarsi agli occidentali come «democratico musulmano» (sul modello dei «democratici cristiani»), .poi si è fatto eleggere e ha lentamente imposto una dittatura, (sostenuta dal voto soprattutto delle masse diseredate dell'Anatolia a cui Erdogan con l'elemosina della sua fratellanza Akp fornisce mezzi di sussistenza al minimo vitale) mostrando più volte la sua vera natura innanzitutto facendo a suo tempo arrestare e incarcerare due terzi dei generali decapitando i vertici dell'esercito, tradizionale custode della laicità kemalista, e sostituendoli con propri uomini, poi, clamorosamente, nell'attacco ai curdi, che combattono gli islamisti, e nell'aiuto all'Isis ed ai qadisti siriani di Al Nusra ed infine realizzando il più alto tasso di incarcerazione di giornalisti (che hanno denunciato la sua vera natura e le sue malefatte) di tutto il mondo.

Ovunque in Nord Africa; Libia compresa, i Fratelli Musulmani hanno consulenti di comunicazione turchi, gentilmente messi a disposizione dal governo Erdoğan. la «democrazia» è stata solo un’apparenza che ha consentito ai Fratelli di islamizzare lentamente ma progressivamente le loro società in cambio del loro apparente sostegno al capitalismo pseudo-liberale degli Stati Uniti e degli Occidentali. Questa evoluzione è stata finora praticamente occultata dai media occidentali che altrimenti non saprebbero giustificare la presenza dell'attuale Turchia nella Nato.



       
              


                                 Carlo O. Gori





Prof. Carlo O. Gori,  Prof. Carlo Onofro Gori,  Prof. Carlo Gori Università di Firenze

Post pubblicato sul mio profilo Fb. Un commento a questo articolo dell'amico Sergio Pacini su Fb:

Sergio Pacini Il partito di Erdogan ha vinto applicando la "strategia della tensione" (che in Italia noi non più giovani abbiamo ben conosciuto, in versione casalinga), senza cadere nell'errore di chiedere la riforma costituzionale per la quale Erdogan continua a non avere la maggioranza necessaria. La tattica di "o me o il caos", innescata attaccando e bombardando i curdi del PKK, ha rastrellato voti nazionalisti che E. aveva perso nel giugno scorso. Ma, dalle prime analisi del voto nelle aree curde, avrebbe 'neutralizzato' anche i curdi moderati, intimoriti dal dover affrontare persecuzioni e guerra in casa. E il Sultano non ha bisogno di cambiare la costituzione formalmente, violandola ogni giorno nei fatti (come si è visto con giornali e TV). Sulla guerra siriana, nessuna conseguenza è scontata: può voler dire un indurimento delle posizioni contro Assad, come pure un più tranquillo scendere a patti con il resto delle forze presenti a Vienna.

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