164 anni fa, all’una di notte del 9 febbraio 1849, un’Assemblea
Costituente eletta a suffragio universale approvava in Roma un decreto di
quattro articoli:
Art. 1. Il Papato è decaduto di fatto e di diritto dal Governo temporale
dello Stato Romano.
Art. 2. Il Pontefice romano avrà tutte le guarentige necessarie per la
indipendenza nello esercizio della sua potestà spirituale.
Art. 3. La forma del governo dello Stato romano sarà la democrazia pura e
prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana.
Art. 4. La Repubblica Romana avrà col resto d’Italia le relazioni che
esige la nazionalità comune.
Cominciava così la vicenda gloriosa della Repubblica Romana del 1849.
Nata in seguito ad una rivolta liberale e democratica nei territori dello
Stato Pontificio, nel contesto dei grandi moti che nel 1848 sconvolsero tutta
l’Europa, attaccata dai borbonici ed eroicamente difesa dai suoi cittadini e da
tanti giovani volontari giunti da ogni parte d’Italia e anche d'Europa, cadde il 4 luglio 1849, dopo una disperata a valorosa difesa, solo
in seguito al potente intervento delle armate francesi inviate dal governo di
Luigi Napoleone sostenuto dai monarchico-clericali.
La Costituzione della Repubblica, approvata dai suoi parlamentari nei sui ultimi
giorni di vita, quando impervarsavano sulla città i tremendi bombardamenti francesi e fervevano i combattimenti di strada, disegna, fin dai suoi Principi Fondamentali,
un progetto di Stato straordinario e attualissimo e resta il suo grande
testamento ideale:
PRINCIPII FONDAMENTALI
I.La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato
Romano è costituito in repubblica
democratica.
II.Il regime democratico ha per regola l'eguaglianza, la libertà, la
fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta.
III.La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il
miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini.
IV.La Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni
nazionalità: propugna l'italiana.
V.I Municipii hanno tutti eguali diritti: la loro indipendenza non è
limitata che dalle leggi di utilità generale dello Stato.
VI.La piú equa distribuzione possibile degli interessi locali, in armonia
coll'interesse politico dello Stato è la norma del riparto territoriale della
Repubblica.
VII.Dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti civili e
politici.
VIII.Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le
guarentigie necessarie per l'esercizio indipendente del potere spirituale.
9 febbraio1849-4 luglio 1849: cinque mesi di straordinaria passione
civile e democratica, di tensione morale, di rigore politico durante i quali
Roma passò dalla condizione di Stato tra i più arretrati d'Europa a banco di
prova di nuove idee democratiche, fondando la sua vita politica e civile su
valori, come il suffragio universale, l'abolizione della pena di morte, la
libertà di culto e di pensiero, la laicità dello Stato, l'equità sociale, la solidarietà, che in Europa
sarebbero diventati, e non tutti, patrimonio popolare comune solo circa un secolo dopo.
Breve vita di una
piccola, grande, Repubblica progressista ed autenticamente italiana, attaccata a Roma dalla Francia di Luigi Napoleone e nei suoi confini che andavano dalla Romagna, alle Marche, al Lazio, dagli stati reazionari d'Europa (Austria, Spagna, Regno di Napoli); Repubblica che ebbe alla sua guida politica e militare
personalità come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi e fra i suoi difensori ed eroi Mameli, Manara, Dandolo, Masina, Morosini, Daverio, Dandolo, Cernuschi, il francese Lavirot e tanti, tanti, altri... la "meglio gioventù" dell'Italia e dell'Europa dall'allora: onore a loro, per
sempre!
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